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La logica dell’apparire

Con la rivoluzione industriale di fine 1700 e inizio 1800 si è avuto il fenomeno dell'inurbamento dalle campagne alle città industriali di migliaia di contadini che persero il contatto diretto con la natura, contatto e armonia che era anche contatto con dio. I contadini si trasformarono in operai e il loro ritmo di vita quotidiano, prima segnato dal trascorrere del giorno e della notte, segnato dai tempi della semina e del raccolto, segnato dal trascorrere delle stagioni, dalla rivoluzione industriale in poi, fu segnato invece dal ritmo di lavoro della fabbrica.

Successivamente ci fu la caduta delle ideologie, la caduta dei “racconti” per le masse (Lyotard): comunismo, nazismo, fascismo, illuminismo etc.

Dopo queste ingenti trasformazioni sociali, economiche ed antropologiche passiamo alla società contemporanea postmoderna, società contemporanea caratterizzata da altre due rivoluzioni industriali: la rivoluzione industriale di metà novecento con l'introduzione di invenzioni come la lavatrice, il frigorifero, il ferro da stiro etc., che permisero agli individui di poter adoperare i suddetti strumenti per appagare necessità “materiali”; poi la rivoluzione massmediatica caratterizzata soprattutto dalla presenza di internet e di altre invenzioni come il telefono cellulare, il personal computer, il tablet etc. che permisero agli individui di appagare necessità “spirituali”, se così le possiamo definire.

Le ultime due rivoluzioni industriali su citate accentuarono ancora più il carattere postmoderno della società contemporanea trasformando la società anteriore a questi cambiamenti in “società dei consumi” (Baudrillard) e allo stesso tempo in “società dell'immagine”, quest'ultima la quale propone mitologie, icone pop, sottoculture, supereroi, divi da copertina etc.

L'uomo “postmoderno” vive nell'alienazione di una società “labirintica” e “dispersiva” in cui si sente profondamente e perennemente “spaesato”: l'angoscia esistenziale derivante da questa sua condizione viene “messa a tacere” da una società dell'immagine dove trionfa la logica dell'apparire, la “logica del nulla” di una società senza spessore e profondità.

Il bombardamento quotidiano di immagini, suoni e video “frastorna” l'uomo postmoderno con un discorso esautorante, onnicomprensivo, totalizzante.

Il discorso delle “verità molteplici” che “riempie” il nostro vivere quotidiano rende la società dei consumi e dell'immagine un “totalitarismo perfetto”, l'ultimo dei totalitarismi e chi vive in codesta società “assapora” i “piaceri” di una spesso inconsapevole “distopia” calata dall'alto e resa possibile grazie alla società dell'immagine e al suo essere “sovrastruttura ideologica”.

Società dell'immagine che promuove fenomeni come la massificazione, la desertificazione culturale e l'appiattimento sociale; società dell'immagine che promuove l'afasia del pensiero, la passività mentale, la rinuncia all'interiorità; società dell'immagine che promuove i sentimenti e le emozioni “contraffatte e costruite” in un mondo dove domina l'apparenza, dove domina “la maschera”.

La logica dell'apparire quindi domina la società contemporanea a discapito dei sentimenti e delle emozioni autentiche, del “genuino” e del “vero” che è dentro di noi.

Foto: mark sebastian /Flickr

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