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La libertà di stampa

Mario Borsa fu tra i 15 giornalisti che in italia non presero la tessera del Partito Fascista. 1925 firmò il contromanifesto degli intellettuali antifascisti pubblicato sul “Mondo”. Pagò, la sua fede antifascista con la vigilanza speciale e il carcere per ben due volte ed infine colpito da due anni di ammonizione. Nel 1940 fu trasferito dal carcere di Como al campo di concentramento di Istonio Marina in Abruzzo. Il CLN, comitato di liberazione nazionale, lo mise a capo del Corriere della sera il 23 aprile 1945.

Cari tutti, vorrei riportavi, senza alcun commento perché si commentano da sole, due brevi parti di un "opuscolo", così lo definisce il suo autore, scritto nel 1925 alla vigilia delle leggi fasciste sulla stampa. L’autore si chiama Mario Borsa, ha diretto Il Corriere della Sera dal 23 aprile del 1945 alla metà del 1946. Il testo si chiama: La Libertà di stampa.

"...Non si può far a meno di sorridere leggendo le giustificazioni che delle misure contro la stampa cercano di dare i fogli fascisti. Essi se la prendono con i giornalisti, come se questi si agitassero per un loro privilegio di classe. Ignorano, o affettano di ignorare, che la libertà di stampa è una questione che interessa, o dovrebbe interessare, più il pubblico che i giornalisti stessi; che è inutile parlare di libertà di coscienza, di libertà di riunione, di guarentigie costituzionali, di istituzioni parlamentari, di indipendenza della magistratura, se non si mette a base di tutto ciò la libertà di stampa, cioè la libertà di pensare, di scrivere, di controllare, di criticare, di correggere e di consigliare. Se il pubblico italiano non fosse - politicamente - quello che è lo dovremmo vedere nelle piazze a protestare, insieme coi giornalisti e più dei giornalisti, contro questi attentati alla libertà di strampa...."



Secondo frammento... "Quattro anni dopo la promulgazione dell’Editto Albertino Cavour doveva proporre alla Camera alcune modificazioni della legge sulla stampa. Così volevano le circostanze... Uscivano in quel tempo a Torino due giornaletti umoristici, La Maga e Il Fischietto, che avevano preso di mira con le loro caricature Napoleone III, il quale, per il recente colpo di stato, era stato fatto segno di attacchi da tutta la stampa liberale europea. Ora, Napoleone aveva più paura delle caricature che degli articoli. E non a torto. L’umorismo è un terribile corrosivo nei confronti degli uomini politici. Il vecchio Chamberrlain , durante la sua campagna protezionista, è stato più danneggiato dai cartoons del caricaturista Gould della Westminster Gazette che da tutti gli argomenti dell’opposizione liberista... Ora, poichè bisognava a tutti i costi tener buono Napoleone, è stato necessario dargli qualche soddisfazione. Il Ministro Guardasigilli compilò un progettino di legge composto di due soli articoli, col primo dei quali si dispensava il Procuratore del Re dal presentare la querela della parte offesa per procedere contro giornali che ingiuriassero sovrani esteri; col secondo (udite.. udite ndr.) si deferiva la cognizione di simile reato , finora di compertenza dei giurati, ai tribunali ordinari"

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