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La libertà dei cittadini e la libertà dei servi

“La libertà dei servi” è un brillante saggio di Maurizio Viroli, un teorico politico di caratura internazionale (Laterza, 2010).

“Tutti i diritti degni di esseri meritati e conservati sono quelli dati dal dovere compiuto”. Gandhi

La tesi di Viroli è molto chiara e condivisibile: promuovere la libertà interiore degli italiani è l’unica cura per una società civile amorfa e una cultura politica da paese del terzo mondo.

Già Etienne de La Boétie, nel suo saggio sulla servitù volontaria, affermava che il fondamento della tirannide non è nella violenza, ma nei favori elargiti ad una cerchia di potenti, che piano piano si diffondono ai livelli gerarchici inferiori: “Insomma, a causa dei vantaggi e dei favori strappati ai tiranni, si arriva a un punto ove quelli che traggono vantaggio dalla tirannide sono quasi numerosi come quelli che aspirano alla libertà” (Discorso sulla servitù volontaria, La Vita Felice, 2007).

Indubbiamente “Il vero male italiano è la mancanza di libertà interiore, quella che nasce dall’intimo sentimento di avere in se stesso o in se stessa un bene talmente prezioso che non ha prezzo e quindi non si può vendere ad altri uomini” (p. 79). Nel 1931, quando il regime fascista richiese il degradante giuramento di fedeltà, solo una coraggiosa dozzina di professori universitari si rifiutarono: Piero Martinetti (l’unico filosofo), Edoardo e Francesco Ruffini, Fabio Luzzatto (giuristi), Gaetano De Sanctis e Lionello Venturi (storici), Ernesto Buonaiuti (teologo), Vito Volterra (matematico), Bartolo Nigrisoli, (chirurgo), Marco Carrara, (antropologo), Giorgio Errera (chimico), Giorgio Levi Della Vida (orientalista).

E bisogna considerare che all’epoca i professori universitari erano più di milleduecento. Le cose non vanno meglio ai giorni nostri, dato il silenzio pressoché totale dei giuristi e dei costituzionalisti italiani di fronte all’approvazione di una legge elettorale truffaldina, illegittima, anticostituzionale e antidemocratica (solo pochi giorni fa hanno iniziato ad agitarsi). E per quanto riguarda “lo scudo protettivo” per le cariche più alte dello stato, ci sarebbe anche da chiedersi, se chi può commettere le più gravi ingiustizie dovrebbe essere collocato al di sopra della giustizia.

Quindi la cosa che distingue gli uomini liberi dai cortigiani è il rispetto di se stessi, dei doveri civici e della giustizia: “una persona che ha il senso del dovere non può mai farsi servo o cortigiano per la semplice ragione che gli onori e i benefici che otterrebbe sarebbero sempre inferiori al danno di perdere se stesso” (p. 114). Inoltre la cultura della libertà è fatta di molte componenti: “la lealtà all’insegnamento dei padri e dei maestri, la convinzione religiosa che l’uomo non è fatto per servire altri uomini ma solo Dio, una particolare sensibilità per l’armonia e la bellezza” (p. 136).

Come affermato da Ernesto Rossi, “La forza può avere ragione di noi individualmente, ma mantenerci fedeli a noi stessi vuol dire trasmettere alle generazioni avvenire, con l’esempio che vale più della parola, quella che riteniamo la parte più luminosa del pensiero ereditato dalle generazioni passate, cioè quel che fa sì che l’uomo sia veramente uomo: la libertà”. Ed è meglio specificare che il vero spirito della libertà è quello spirito che “non è mai troppo sicuro di essere nel giusto” (Learned Hand), e che quindi è molto disponibile al dialogo, poiché “i principi generali non decidono casi particolari” (Oliver Wendell Holmes, giudice della Corte suprema americana).

In questo momento la forza del potere arbitrario della burocrazia totalitaria ha legato le mani ai cittadini e ha trasformato i nostri politici nei servi dei segretari dei partiti, che rassomigliano sempre di più a dei volgarissimi bari di professione che preferiscono giocare con le carte truccate.

Nei Paesi civili se un candidato perde un turno elettorale, in genere non si ripresenta più. Da noi sono quasi sempre gli stessi politici a ogni elezione, non c'è ricambio e i più potenti si fanno eleggere nei collegi elettorali dove hanno il 99 per cento di possibilità di essere eletti perché si sa già che in quella regione c'è una maggioranza di Centrodestra o Centrosinistra. Oppure si candidano in più collegi elettorali in diverse Regioni, così se va male in una zona hanno la possibilità di essere eletti in un'altra più facile per loro. L'Italia è fatta così e loro utilizzano un sistema anglosassone adattato all'italiana per non farsi sostituire dai più giovani e dai più seri e capaci. Purtroppo però molti italiani si sono ritrovati con la mente circuita o "corrotta" dal loro sistema e da quello alleato di molti media.

Comunque secondo Maurizio Viroli “Quando in un paese si afferma un potere enorme e arbitrario, nasce il sistema della corte (oppure delle corti). Si ha una corte quando esiste una persona, che in virtù del suo enorme potere, occupa costantemente una posizione più elevata e centrale rispetto a un numero più o meno grande di individui che dipendono da lui per avere, conservare e aumentare ricchezze, status e la possibilità per apparire ed essere ammirati” (p. 19).

In ogni caso, troppo “Spesso all’interno di corpi eterogenei i membri dei gruppi di basso rango rimangono in silenzio” (ad esempio donne e giovani), perché vengono presi in considerazione raramente e non hanno potere contrattuale. “La deliberazione, in organismi di questo genere, tende a essere egemonizzata da membri di alto rango” (Cass R. Sunstein, A cosa servono le Costituzioni. Dissenso politico e democrazia deliberativa, 2009). Per fortuna esiste la Corte costituzionale, che è una “garanzia pratica con cui il singolo viene messo in grado di difendere il suo diritto contro gli attentati dello stesso legislatore o del governo” (Piero Calamandrei, “Elogio dei giudici scritto da un avvocato”, “Questa nostra Costituzione”).

Una soluzione a breve termine potrebbe essere quella di prendersi la libertà di non votare per evitare l’imposizione di siglare le schede elettorali con i soliti candidati stranoti prefabbricati a Roma. Il dovere non è un obbligo acritico a seguire delle imposizioni anticostituzionali. Infatti l’articolo 54 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le sue leggi”. Dobbiamo trovare il modo di affermare che “la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino” (articolo inserito nel “Progetto di Costituzione”). Un'altra iniziativa molto interessante potrebbe essere quella dello "sciopero" degli acquisti dei giornali e dei settimanali che hanno supportato questa classe politica per garantirsi il finanziamento pubblico.

Ma nel lungo termine a mio parere c’è solo un modo per salvare l’Italia: imporre le scuole materne obbligatorie in tutto il paese, finanziate dai Comuni, dalle Provincie e dalle Regioni. Infatti molte regioni dove i bambini rimangono in famiglia fino alla scuola elementare sono in genere le più incivili, con tassi di criminalità molto più alti (sono anche le regioni dove di legge di meno).

Purtroppo in queste zone i genitori e i nonni sono scarsamente scolarizzati e non sono in grado di educare i figli, che quando arrivano alla scuola elementare sono già incorreggibili. Del resto “la madre la quale sa vedere soltanto il figlio proprio e non anche i figli delle altre madri, la madre incapace di torcere un capello al figlio per fargli comprendere e rispettare il diritto altrui, è moralmente assai meno esemplare di quella che giunge ad esporre alla morte i propri figli per la difesa dei figli degli altri” (Guido Calogero, La scuola dell’uomo, Diabasis, 2003). Quindi l’unica vera rivoluzione sociale deve per forza iniziare dalle prime fonti di educazione.

Maurizio Viroli è professore ordinario di Teoria politica all’Università di Princeton e direttore dell’Istituto Studi Mediterranei all’Università della Svizzera italiana di Lugano (www.ism.com.usi.ch). Viroli è nato a Forlì nel 1952 è ha creato un’associazione che promuove le libertà civili: www.ethicaforum.it.

Nota – Dopotutto Berlusconi non ama molto la sua posizione di presidente del Consiglio: è “troppo in basso rispetto al presidente della Camera, che lo sovrasta di un buon metro e mezzo, e che per giunta siede su una solenne poltrona e dispone del campanello” (p. 35).

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.230) 22 ottobre 2010 17:17

    in questo paese di merda non conta l’educazione ma solo la tv

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.164) 22 ottobre 2010 19:40
    Damiano Mazzotti

    Se ci fosse stata più educazione nel passato non perdremmo tanto tempo davanti alla tv..

    Il problema è che molti insegnati attuali sono stati educati da exfascisti o da educatori educati da fascisti.... E il dogmatismo partitico o religioso di certo non aiuta...

  • Di paolo (---.---.---.66) 31 ottobre 2010 09:41



    La Tv e’ una scatola che contiene circuiti elettronici idonei a ricevere un segnale elettromagnetico che si trasforma ,grazie ad una sofisticata tecnologia , in immagini e suoni .
    C’e’ chi riesce a vederla cosi’ e chi invece , in virtu’ della sua modestia intellettuale o della atrofia dei suoi neuroni , la vive come l’oracolo di Delfi o per riempire il suo vuoto interiore .
    Quaranta anni fa la televisione era vissuta come " verita’ assoluta" . Si diceva : " lo ha detto la televisione " per dire che la cosa non andava minimamente messa in discussione . Era verita’ appunto . Eppure la scuola allora funzionava sicuramente meglio di ora e quindi ,a rigor di logica , avrebbe dovuto maggiormente sensibilizzare ad uno spirito critico . Dire poi che la scuola di oggi e’ infestata di fascisti mi sembra un po’ azzardato visto che la gran massa di insegnanti degli ultimi venti o trenta anni sono ex sessantottini .
    Quindi scuola e televisione , o se vogliamo educazione intellettuale e videodipendenza , secondo il mio modestissimo parere , non sono direttamente correlati .
    Non diamo colpe alla televisione se c’e’ una massa di cretini che non sa’ distinguere cio’ che e’ bene e cio’ che e’ male , chi ciurla nel manico e chi no .
    "Alzati e cammina" disse un tizio molto tempo fa . Vale sempre .

    paolo


  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.155) 31 ottobre 2010 11:41
    Damiano Mazzotti

    Non intendevo dire che sono fascisti, ma che hanno ereditato un vecchio modo di fare educazione, molto conservatore e "totalitario"...

    La nostra scuola., la sola cosa che insegna meglio rispetto agli altri paesi è la deferenza nei confronti delle autorità, religiose e non...

    E in molte scuole private, frequentate in gran parte dalle modeste classi dirigenti del nostro paese, la cosa è molto più pronunciata... 

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