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La guerra economica e l’economicidio

Le riforme di austerità e rigore portate avanti dalla Germania, dalla Merkel e dai fautori dell'austerity stanno portando al collasso migliaia di famiglie del sud Europa: un vero e proprio “economicidio” già evocato da molti e da tanto tempo, un economicidio che fa vittime come in una guerra. Infatti molti parlano di una guerra economica in cui la Germania stavolta è riuscita a “conquistare” l'Europa.

“Ce lo chiede l'Europa” è diventata la giustificazione per tante riforme impopolari che hanno impoverito la classe media europea e ridotto alla fame e alla povertà ampie fasce di popolazione dei paesi deboli dell'Europa.

Una guerra economica ed un economicidio si stanno consumando allora “sulla pelle” di tanti cittadini europei incolpevoli riguardo alla crisi economica provocata tra l'altro dall'eccessiva finanziarizzazione dell'economia mondiale, incolpevoli dei debiti pubblici eccessivi generati da classi politiche e dirigenti “ladroni”.

Una guerra economica e un economicidio si stanno portando avanti a danno di generazioni di giovani senza futuro, senza speranze, senza sogni... La disoccupazione giovanile nell'Europa del sud è drammatica e sconcertante: una generazione perduta e sacrificata in nome dell'austerità e del rigore, sacrificata in nome di errori fatti da altri.

Una guerra economica ed un economicidio a cui possiamo affiancare un'avanzata del neoliberismo con tasse, privatizzazioni, riduzione di spesa pubblica e sociale, liberalizzazioni, svendita di patrimoni pubblici etc.

Tutto questo succede mentre si afferma una condizione di postdemocrazia in cui stati e governi sono come notai che ratificano gli ordini presi dall'economia, dalle banche, dai poteri forti, dalle lobbies, dai mercati, dalle borse etc., una condizione di postdemocrazia dove andare a votare rimane una formalità e dove vengono negati diritti acquisiti da tempo.

Una guerra economica ed un economicidio che stanno generando “reazione” dappertutto nel sud dell'Europa: manifestazioni pacifiche o violente, occupazioni di piazze e di edifici pubblici, proteste quasi quotidiane di cittadini “che non ce fanno più”, movimenti per il diritto all'abitare e per la lotta per i beni comuni etc.

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