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La fame di fama

Storia

Nel lontano 1954 Abraham Maslow identificò, tramite la sua famosa “piramide”, cinque differenti livelli di bisogno e di realizzazione dell’individuo qualificandoli in ordine prioritario: Primo, bisogni fisiologici (fame, sete, ecc.); Secondo, bisogni di salvezza, sicurezza e protezione; Terzo, bisogni di appartenenza (affetto, identificazione); Quarto, bisogni di stima, di prestigio, di successo; Quinto, bisogni di realizzazione di se stesso realizzando la propria identità, le proprie aspettative ed occupando una posizione di rilievo nel contesto sociale/lavorativo.

La sua piramide fu poi oggetto di critiche e di evoluzioni in quanto ritenuta troppo banale, drastica, gerarchica ecc. Lo stesso Maslow la ritoccò successivamente, ma secondo me rappresenta ancora una semplice, ma reale, scala di bisogni con una piccola aggiunta: nell’individuo moderno ciò che io definisco la “fame di fama” entra sempre più decisa nei livelli più alti della piramide.

Vediamolo sotto due aspetti: prima quello negativo. Incontriamo tutti i giorni tante persone che cercano di emergere dal resto del gruppo in maniera rapida, semplice, quasi irruenta. Sono “i figli del Grande Fratello”, i VIP dell’ultimo momento, fanno di tutto per apparire: cercano o fingono di entrare in un giro “esclusivo”, si precipitano dietro la telecamera di un giornalista TV e chiamano col cellulare l’amico ridendo per farsi vedere mentre magari lo stesso professionista sta riferendo una cronaca drammatica,(scena un po’ deprimente, ma frequente), fingono di uscire con un VIP, fanno ore di coda per tentare provini per trasmissioni non proprio culturali e ci sono tantissimi altri esempi di questo tipo.

E’ la voglia di emergere e di farsi vedere, ma in maniera veloce tentando tutte le strade più semplici e rapide. Anche la televisione con la sua potenza mediatica ha spinto molto questo stimolo proiettando tanti personaggi che poi si sono persi nel nulla e proponendo, anche ingenuamente, vari modi per arrivare ad una facile fama. In tante persone questa voglia di emergere e di “realizzare il proprio io“ diventa maniacale, quasi ossessiva e non rispetta più la gerarchia della piramide di Maslow, infatti si posiziona in maniera forte nei primi stadi precedendo i concetti di appartenenza ad un gruppo, di stima ed autostima e quasi affiancandosi allo stadio di bisogno fisiologico.

Vediamo ora l’aspetto positivo e trasformiamo “la fame di fama” con il piacere, il desiderio del farsi trovare e come conseguenza il comunicare in maniera veloce e con tante persone. E’ un desiderio o una necessità che tante persone sentono soprattutto in questo periodo di forte crisi non solo economica.

Le persone si trovano, si incontrano, cercano nuovi spazi, idee, informazioni tramite Internet ed il Web 2.0/3.0, utilizzano Facebook (social network) o LinkedIn (professional network), costruiscono un proprio blog: facile e rapido da costruire, ma meno da mantenere “vivo”. Tramite LinkedIn partecipi a discussioni di lavoro, pubblichi tue presentazioni, ti fai conoscere, fai conoscere il tuo business, le tue attività o molto più semplicemente tramite un social network tracci un tuo profilo, attivi uno scambio di consigli, opinioni, scopri nuovi link, nuovi business, nuovi prodotti, insomma ti si apre un nuovo mondo finora sconosciuto. Questo diventa anche fare marketing di se stesso. La nuova generazione ha capito questo mondo.

Qualche “vecchio guru” di comunicazione pretenzioso o arrogante afferma che i giovani di oggi non sanno più comunicare, non sono d’accordo: fra pochi anni la nuova generazione non saprà neppure cos’è la televisione; capirà la sua potenza mediatica e talvolta manipolatrice che ha portato cultura ed informazione, ma è anche una comunicazione ad una via, ci ha isolato all’interno delle nostre case ed ha distrutto quelle discussioni, quelle condivisione di idee che i nostri anziani attivavano nei vecchi cortili rionali o nelle piazze.

La nuova generazione andrà oltre internet: si incontrerà sempre di più, i gruppi di facebook da virtuali si tramuteranno in reali, in occasioni di incontro e di scambio di idee. Sarà sempre più forte il passaggio da una condivisione virtuale ad un incontro reale, da Facebook partono centinaia di iniziative di incontro, per esempio ormai da una decina d’anni esistono i flash mob: gruppi di persone che si riuniscono in uno spazio pubblico e mettono in pratica un'azione tipo restare immobili o ballare, questo viene organizzato attraverso comunicazioni in internet e cellulari. E’ il farsi trovare nel momento e nel luogo “giusto” tramite differenti e veloci strumenti tecnologici di comunicazione.

Pochi giorni fa un giovane designer mi raccontava di una telefonata allibita, ma molto compiaciuta di sua madre che abita a più di duecento km di distanza da lui: la madre aveva incontrato una sua amica nel mercato del paese e questa le raccontava le ultime realizzazioni del figlio facendole i complimenti. Il designer aveva semplicemente riportato il suo studio in Facebook esponendo le foto di tutte le sue realizzazioni grafiche e di arredamento aumentando considerevolmente il proprio marketing: è il “farsi trovare” a costo zero che vince sulle migliaia di spot, pop-up improvvisi, e-mail di promozione: questa è la corretta “fame di fama”!

 

Foto piramide: Wikimedia

Foto Casa: Flickr, autore: Toshi_KMR

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