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La cultura economica dei professori

Per la cultura economica liberista, di cui sono irrimediabilmente impastati Monti e i suoi ministri di prima fila, il superamento delle crisi può avvenire solo affidandosi completamente al mercato, lasciando che operino indisturbati e incontrollati i suoi meccanismi. Per questa cultura il mercato tende spontaneamente all'equilibrio e se c'è esplosione della crisi, è perché si è creata una situazione di squilibrio, provocata da qualcosa di esterno all'economia, qualcosa che è intervenuto politicamente o socialmente a gamba tesa disturbando i virtuosi meccanismi del mercato.

Colpevoli della crisi non sono quindi la grande finanza speculativa, le grandi banche d'affari appoggiate dai governi occidentali, le politiche liberiste restrittive dell'Unione Europea, la mancanza di politiche industriali a livello nazionale degne di questo nome. Colpevoli della crisi sono, come Monti ha più volte accennato, le "corporazioni" e, tra esse, in primo luogo, le corporazioni sindacali che con la loro azione bloccano il ristabilirsi dell'equilibrio tra occupazione e sistema delle imprese, tra occupazione e produzione. La migliore politica economica di un governo è perciò di consentire alla crisi di evolvere secondo la sua natura e dentro a un quadro di mercato lasciato correre liberamente. Se poi tutto questo ha conseguenze tragiche come ad esempio in Argentina, pazienza. Si tratta di effetti collaterali di cui un bocconiano non può occuparsi. Se ne occupino le associazioni caritatevoli.

Da tutto questo derivano tre conseguenze. La prima è che per la ripresa occorre eliminare la protezione "corporativa" del lavoro (art. 18, cassa integrazione, mobilità, ecc.), il che implica che l'occupazione deve essere ridotta, e cioè devono essere abbattuti gli impedimenti ai licenziamenti.

La seconda conseguenza è che si devono lasciar correre crisi e fallimenti industriali. Essi sono uno dei mezzi dell'abbattimento dell'occupazione e inoltre segnalano squilibri produttivi, dunque sovrabbondanze di capacità produttive di questo o quel settore o di questa o quell'impresa dentro allo stesso settore, che vanno anch'essi tolti di mezzo.

E la terza conseguenza è che la cosa più insensata che si possa fare (dal punto di vista di lorsignori) è di intervenire con politiche economiche pubbliche operanti a sostegno delle attività produttive e dell'occupazione, ovvero della ripresa. Anzi è meglio agevolare lo sviluppo pieno della crisi (la cosiddetta "medicina amara") tramite il mercato: così la crisi realizzerà la sua missione positiva. La crisi, è vero, sarà più grave, ma anche più breve, poiché il mercato, raggiunto più rapidamente l'equilibrio, porterà, pressoché automaticamente, l'economia alla ripresa.

Ecco perché un'evoluzione di tipo greco della crisi italiana non è da escludersi ed ecco perché, motivazioni più politiche a parte, il governo ha proceduto come ha proceduto nella trattativa sul mercato del lavoro, cioè con l'obiettivo di far aumentare la disoccupazione. Ecco perché esso ha cominciato la sua attività con misure che incentivano la recessione anziché con misure che le contrastino. Ecco perché le misure per la ripresa "verranno".

Va da sé che tutto questo in realtà serve solo a preparare condizioni di strapotere capitalistico nella finanza, nella produzione e nella società. E va da sé che questo governo bisogna cercare di mandarlo a casa il più presto possibile.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Robert ’Suppo’ Ricciardi (---.---.---.64) 2 aprile 2012 13:17
    Robert 'Suppo' Ricciardi

    A voler essere pignoli, quello che successe in Argentina fu il risultato della scelta scriteriata del governo - non dei mercati - di "aggangiare" la propria valuta al dollaro americano.
    Gli interventi del governo attuale hanno fatto sì che le possibilità che il corso della nostra crisi segua quello della Grecia si siano ridotte, e di molto.
    Ma rimane la domanda: quale sarebbe stato l’approccio corretto, secondo Lei?

    • Di Bruno Carchedi (---.---.---.123) 3 aprile 2012 10:25

      Con le sue domande, Lei mi mette in difficoltà, dato che è impossibile entrare nel merito di questioni non semplici nello spazio di una singola email, questioni su cui da mesi tutti i media bombardano costruendo senso comune in una sola direzione, per cui chi dice altre cose corre il rischio di passare per matto. Argentina: governo o mercati? Ma nelle nostre società capitalistiche i governi "moderati" fanno sempre quello che impongono i mercati. Anche nel nostro caso, la famosa lettera della Bce dettava quello che sta oggi succedendo e Monti (il governo) ha obbedito, di buon grado. Non corriamo il rischio greco? Spero che Lei abbia ragione. Personalmente, non sarei così fiducioso. La dottrina liberista sarebbe favorevole: una crisi devastante ma di relativa breve durata, dopo di che si possono ricostituire i profitti sulle macerie sociali della povera gente. Quale sarebbe stato secondo me l’approccio corretto? Invece di chiamare Monti, si sarebbe dovuto andare alle urne ed eleggere democraticamente un governo politico. Probabilmente avrebbe vinto il centro sinistra. Ma il centro sinistra ha avuto paura di farsi carico di una situazione difficilissima e non se ne è fatto niente. Lo so che vengo accusato di irresponsabilità. Questo è quello che ogni giorno dice il 95% dei media, Tv e giornali.

  • Di (---.---.---.35) 18 giugno 2012 20:33

    Costruendo l’unione monetaria si è però violato il dogma liberista basato sul mito della capacità di autoregolazione del mercato; il cambio fisso, all’interno dell’area euro, impedisce il "libero gioco" della domanda e dell’offerta di moneta (cioè svalutazione e rivalutazione) con conseguenze devastanti per alcuni paesi (quelli razzisticamente definiti PIIGS) ma favorevolissime per altri (vedi Germania).

    Il che dimostra, ancora una volta, che li senso comune liberista non ha nè basi scientifiche nè tantomeno naturali, essendo utilizzato e declinato secondo gli interessi che deve servire.

    Consentitami questa marginale considerazione, aggiungo di condividere pienamente l’articolo

  • Di (---.---.---.35) 18 giugno 2012 20:38

    Ho dimenticato di segnalare il nome nell’inviare il messaggio del 18/6/12; mi scuso Massimo Calcarella, Lecce

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