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La crisi fatta pagare ai lavoratori? Sciopero a oltranza alla Belleli di Mantova

Come un fulmine a ciel sereno ai lavoratori della Belleli di Mantova è stato presentato un piano industriale che prevede esuberi, l'azzeramento della contrattazione di secondo livello e quindi delle conquiste fatte dal 1950 ad oggi. La Fiom denuncia poi l'assenza di un piano industriale a medio termine: finite le commesse in corso non ce ne sono altre.
Ma i lavoratori non ci stanno e sono scesi immediatamente in sciopero!

Ripubblichiamo sotto il comunicato di solidarietà dei compagni di eQual.

Ciò che sta accadendo alla Belleli, storica azienda mantovana, è emblematico di quello che oggi accade sempre più spesso nel mondo del lavoro. Nell'attuale sistema, governato dall'economia e dai mercati, il neo liberismo, le cui teorie garantiscono solo i poteri forti, dimostra sempre più la lontananza tra il lavoro e chi vuole esclusivamente il proprio profitto.
Un'azienda come la Belleli ha problemi? È già successo, purtroppo, ma la situazione attuale dimostra che gli attuali padroni sono interessati ad un "piano della redditività", non certo ad un piano industriale, come sarebbe ipotizzabile.


I padroni attuali, quelli che hanno messo i capitali, non sono imprenditori. Siamo di fronte a quel capitalismo straccione di cui spesso parliamo, che ormai non è più sinonimo di impresa ma di finanza. La differenza è sostanziale se si considera l'impresa come strumento per il lavoro, a servizio della quale la finanza era il semplice strumento per il reperimento delle risorse necessarie agli investimenti. Ora invece siamo di fronte ad un ribaltamento totale dei ruoli ed è l'impresa a diventare, per la finanza, lo strumento per realizzare speculazioni, per arricchire qualcuno, anche passando sulle vite delle persone, di chi lavora e da sempre lotta per avere riconosciuta la propria dignità. Magari una finanza lontana, distante dai territori e dai bisogni reali delle persone, distante e disinteressata rispetto alle giuste rivendicazioni di rispetto.
Il costo di questa situazione è la perdita di contatto tra impresa e lavoro e, nel nome della "redditività", vengono ridotti livelli occupazionali e tutele dei diritti. Ancora una volta la crisi la vogliono far pagare ai lavoratori: Un incubo che prende nomi come rescissione del contratto aziendale, taglio di diritti acquisti e conquistati in anni di contrattazioni, esuberi ed esternalizzazioni.
Nessuna rassegnazione quindi, perché per noi, come per tutti i lavoratori coinvolti, l'interesse delle persone deve venir prima dei loro soldi. Nessuna rassegnazione, per rivendicare, insieme a chi lotta ogni giorno per difendere i propri diritti, da parte della politica e dell'impresa scelte che siano opportunità e non opportunismo.

Perché UN TORTO FATTO A UNO È UN TORTO FATTO A TUTTI!

 

 

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