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La civiltà dell’immagine

Apparire e non essere: questo è il problema!

Ieri ho visto un ciclista attempato lungo una strada pianeggiante.

 

Andava scomposto, con le gambe allargate, sembrava facesse una passeggiata. Il suo non era un pedalare agonistico, ma forse nemmeno fisico, andava rilassato, come quando si fa un giretto in bici così, senza il minimo impegno. Tuttavia, tuttavia sembrava un ciclista vero, un ciclista coi fiocchi!

 

Calzamaglia nera, guantini da ciclista a mezzo dito, pantolincino imbottito firmato lungo la coscia, magliettina nera a maniche lunghe sotto e sopra un’altra a mezze maniche a colori vivaci, caschetto protettivo, occhialino avvolgente bianco.

 

La bici non l’ho notata ma se faceva “pendant” sarà stata anch’essa sicuramente firmata e altrettanto costosa. Una enormità di denaro, di sfoggio, di tecnologia che stridevano violentemente con l’andatura modesta e informe del ciclista.

 

Il soggetto era soprappeso e sicuramente si è detto da sé, o dalla moglie scontenta o dal dottore di famiglia preoccupato, che doveva dimagrire e fare moto.

 

Ma qual è la prima cosa che si fa quando si decide di fare un po’ di moto per motivi di salute?

 

Esatto! Indovinato! Si va al negozio e si compra tutto quello che serve! Non ha importanza quanto costa, per la salute questo ed altro, non si può certo lesinare e spidocchiare quando siamo di fronte alla malattia!

 

Questo mio è solo un esempio e si basa su una semplice supposizione, magari il ciclista scomposto si stava solo riposando un po’ dopo aver fatto una cinquanta di chilometri in pieno, ma la supposizione è abbastanza reale perché purtroppo è un modo molto comune di comportarsi.

 

Chi non ha nel proprio armadio magliettine poco o niente utilizzate per qualche pratica sportiva, imminente e irrinunciabile al momento dell’acquisto? Chi non ha in casa cyclette con poche centinaia di chilometri, acquistate quando si voleva... quando si doveva… e poi abbandonate polverose in un angolo? Chi poi ha acquistato, in un delirio di salute e bellezza, quegli attrezzi ginnici sofisticati che si vedono in TV è ancora peggio perché occupano molto spazio, spesso riempiono, inoperosi, completamente il garage e non si sa più esattamente cosa farne.

Perché è diventato facile ed imperativo acquistare, ed è la prima cosa di cui ci preoccupiamo. Dobbiamo andare in bicicletta. E come facciamo se non abbiamo l’attrezzatura adatta?

 

Lo stesso vale per la scuola, per l’ufficio, per le vacanze sulla neve. Vuoi forse avere gli stessi sci di due anni prima? Intanto sono tutti rigati e poi Andrea ha quelli nuovi che ha preso all’IperSuperCompSport e che vanno prima di tutto più veloci e se devi frenare di colpo sono più sicuri e poi si sganciano sempre in caso di caduta. Vuoi forse che mi faccia male, che mi tronchi una gamba per risparmiare 200 o 300 euro?

Ritorniamo quindi, dovunque capita di gettare lo sguardo, al problema che pare centrale in questo nostro mondo dominato dalle immagini, il problema supremo dell’apparire.

Non è completamente colpa nostra perché siamo bombardati di segnali, di impulsi, di consigli, di suggerimenti amichevoli, di imperativi per il nostro bene e la nostra felicità.

 

Un uso continuo di immagini di famiglie felici, mariti e mogli sorridenti coi capelli sempre in ordine, snelle e gradevoli che ti accolgono a casa con un sorriso. Famiglie sempre ben vestite, in case riscaldate, con mobili perfetti e senza mai una preoccupazione, un pensiero storto, un problema, una discussione. Belli, sani e felici!

 

Siamo lontani anni luce dalle normali famiglie di operai, o ancora peggio dei disoccupati, dei licenziati, lontani dai problemi di ogni giorno con l’affitto, col mutuo da pagare, con i figli che pretendono un futuro che talvolta non siamo in grado di garantirgli.

 

In televisione le famiglie invece non hanno problemi e ti suggeriscono anche come fare per essere felice: non hai soldi, semplice, prendi un bel prestito da pagare in “comode” rate mensili (pensano a tutto loro!) e ti compri il plasma, l’iPhone, fai l’abbonamento a Sky e sei a posto, che ci vuole.

Perchè tu vali e te lo meriti, devi avere la tua dose di felicità! Oppure perché è indispensabile lo zaino firmato per la bimba che va a scuola e deve fare vedere quanto bene gli vuole la sua mamma! Non tutti hanno la forza di sfuggire a questo assedio. Un assedio mediatico potente, continuo, ossessivo da cui si può sfuggire con mezzi che molti, non per colpa loro, non hanno potuto avere come un certo tipo di istruzione, un certo spirito critico, una famiglia in cui si usava discutere, dove i genitori hanno avuto il tempo materiale per parlare con i figli e non percorrere la loro esistenza in una perenne corsa affannata e spesso inconcludente.

Chi non ha sviluppato queste difese nella nostra società è diventata una vittima, una vittima inconsapevole che viene manovrata dai mezzi di comunicazione da cui non sa difendersi e che la costringe ad acquistare sempre nuovi prodotti, ad invidiare quelli degli altri, a cercare nel gioco la soluzione ai suoi problemi, ad una perenne ricerca di una felicità che non può esistere nell’effimero. Siamo una nazione decadente, moralmente ed economicamente. Mancano segnali forti, politici e morali, mancano insegnamenti, mancano figure di riferimento positivo, manca una moralità pubblica.

Mancano anche i partiti, forse questo è il primo problema. Mancano i grandi vecchi che indicavano la strada giusta e la indicavano perché la conoscevano. Mancano i Pertini, i Berlinguer, i Longo, i Montanelli. Li sostituiamo con mezze figure, pappagalli stonati, brutte copie di statisti, politicanti monchi, pianisti disonorevoli per sé e per la Nazione. Stiamo toccando il fondo, speriamo presto di poter risalire.

Commenti all'articolo

  • Di Paolo (---.---.---.203) 23 febbraio 2009 11:59

    Di solito si dice che una volta toccato e raschiato il fondo, c’è solo da risalire.
    Beh, saremo in grado di farlo oppure vorremo sguazzarci un bel pò sul fondo invidiando coloro che stanno ancora su e noi faremo di tutto per tirarli giù pure loro.
    O forse ancora non ci siamo resi conto di averlo toccato?
    O forse non ce ne vogliamo rendere conto.
    O forse vogliamo sfondare questo fondo e vedere cosa c’è sotto.
    Perchè è più facile continuare a scendere che faticare per tornare su, perchè è più comodo fare finta di niente e continuare a fare finta che tutto vada bene.

    Il ciclista che si acchitta da supereroe del ciclismo, forse è solo un povero sognatore, che vorrebbe ma non può. La stessa storia: siamo al fondo e non ce ne vogliamo rendere conto e spendiamo soldi per le maschere antigas pur di non sentire la puzza del fondo.

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