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La civilissima svizzera e gli Jenisch

Testo tratto dalla lettura-spettacolo "Vita mia, parla - Dal nostro rifiuto allo sterminio scientifico", andata in scena a Bologna il 15 maggio 2012, promossa dal Centro Studi "G. Donati"

Gli Jenisch, originari del centro Europa e considerati le terza minoranza europea del popolo zingaro (circa 100.000 persone fra Austria, Germania, Francia e Svizzera), hanno subìto nel paese elvetico un tentativo di sterminio scientifico che, iniziato nel 1926, è terminato solo nel 1975.

Perseguitati ed espulsi per il loro nomadismo, già nel 1500, gli Jenisch sono costantemente oggetto di tentativi forzati di assimilazione. Nel 1825 un gruppo di Jenisch viene processato a Lucerna per crimini contro la società. Torturati, confessano più di 1.000 crimini. Condannati a pene detentive, vengono tolti loro i bambini con l'intenzione di "rompere" le famiglie per contrastare cultura, lingua e modi di vita di una comunità che non riflette gli ideali d'ordine dell'epoca.

Cento anni dopo, nel 1926, in pieno clima di cultura eugenetica di pulizia della razza che spirava anche in Svizzera, un insegnante di ginnasio, Alfred Siegfried, espulso per pedofilia, diventa responsabile della sezione Scolarità infantile della fondazione "Pro Juventute". Convinto della necessità di ridurre il numero degli Jenisch attraverso il divieto di matrimonio e la sterilizzazione, fonda il programma "Hilfswerk fur die Kinder der Landstrasse" (Opera di assistenza per i bambini di strada) che vuole eliminare l'ereditarietà dei comportamenti considerati asociali di un popolo definito da molti psichiatri "malato dalla nascita" e per il quale si rendevano "scientificamente necessarie" la separazione dei bambini dai genitori e dai fratelli, la tutela permanente con ricoveri in cliniche psichiatriche e in case di detenzione. I genitori, invece, erano costretti alla sterilizzazione.

Il programma è finanziato dalla Federazione Elvetica, da benefattori, da industriali e dalle famose emissioni di francobolli della "Pro Juventute". Il consigliere federale e presidente della fondazione Heinrich Haberlin scrive nel 1927: "La Pro Juventute si è assegnata un nuovo compito... chi di noi non conosce queste famiglie nomadi i cui membri, nella più gran parte, vagabondano senza regole e che, come cestai, lattonieri, mendicanti e peggio, costituiscono una macchia scura nella nostra terra svizzera così fiera della propria cultura dell'ordine?".


A partire dal 1926, la Pro Juventute inizia a togliere sistematicamente i figli Jenisch ai loro genitori. Le madri vengono sterilizzate cancellando quasi ogni traccia della loro identità e origine. Molti bambini si ritrovano in cliniche psichiatriche o in prigione, dove subiscono maltrattamenti, violenze terapeutiche (come l'elettroshock) e abusi sessuali. Siegfried termina il suo compito e l'attività della campagna nel 1958, dopo una breve parentesi con lo psicologo Peter Dobeli, licenziato per avere abusato sessualmente di due ragazze.

Dal 1961 l'attività di epurazione prosegue sotto la guida di una suora cattolica, madre Clara Reust, sino al 1975, dopo lo scandalo provocato dal coraggio e dalla determinazione di Teresa Wjss, una madre Jenisch alla quale erano stati tolti i cinque figli e che nel 1961 aveva denunciato inutilmente la Pro Juventute al tribunale federale e che solo nel 1970 sarà ascoltata dalla stampa.

Non si conosce il numero esatto delle vittime, principalmente bambini, che parrebbe oscillare tra i 585, certificati dagli archivi della Pro Juventute, ai 2.000, stimati, poiché in questa campagna furono attivi anche altri centri assistenziali, quali l'associazione cattolica Seraphisches Liebeswerk, la quale ha negato l'accesso agli archivi.

Nel 1987 la Confederazione elvetica ha chiesto scusa agli Jenisch, riconoscendo la propria responsabilità morale e politica. Oggi gli Jenisch in Svizzera sono circa 35.000 e, di essi, solo il 10% pratica ancora il nomadismo in forme e strutture regolamentate. Alla cultura Jenisch appartiene un idioma particolare, tramandato per via orale, che comprende circa 600 parole base. Nel 1996 il Consiglio federale l'ha dichiarata una lingua svizzera non legata a una determinata regione.

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