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La Tv che fai Tu

"Tv fai-da-Web" è il saggio di Giampaolo Colletti che prende in esame il panorama italiano delle micro web tv (Il Sole 24 Ore, 2010).

La Tv che fai Tu

Come affermato da Carlo Freccero nella premessa, lo scenario mediatico sta cambiando velocemente e i progetti relativi alle nuove web tv seguiranno il sentiero della rivoluzione della personalizzazione derivante dall’utilizzo del personal computer nella catena del consumo.

Oggigiorno si possono afferrare le molte “opportunità offerte dalla tecnologia per realizzare programmazioni autonome dalle grandi gerarchie editoriali… La rete delle web tv non diventerà una grande rete televisiva: diventerà un ecosistema, tanto più sano ed equilibrato quanto più dotato di infodiversità” (Luca De Biase). In questo modo si può superare una politica televisiva basata su “un’appropriazione indebita di mezzi di comunicazione di massa” (p. 6).

La televisione generalista perde costantemente ascolti e “Ovunque in Italia ci sono insospettabili cittadini che, smessi i panni di professionisti, studenti o pensionati, indossano quelli di appassionati video maker e accendono canali web-visivi. Completamente da soli o con l’aiuto di amici e vicini. O facendo tutto in casa. Da autodidatti. Spesso con pochi spiccioli per comprare strumentazioni tecnologiche rigorosamente digitali ma a basso costo”. A pensarci bene anche Berlusconi iniziò con modalità simili con la tv di quartiere Telemilano 58.

Però “nel 2009 il nostro Paese è soltanto quattordicesimo nella classifica sull’accesso al web tra i 19 maggiori membri Ocse e ha appena 147 utenti di banda larga ogni mille abitanti”. Gli italiani connessi sono solo 22 milioni (il 42 per cento) e “trascorrono in media 88 minuti al giorno su internet” (ricerca Audiweb). In Italia meno della metà del territorio è coperto dalla banda larga e con questo ritardo tecnologico ci perdiamo la possibilità di monetizzare al meglio il nostro potenziale turistico. E otteniamo servizi inefficienti, una scarsa crescita culturale e un irrilevante sviluppo economico e sociale. Anche in questo caso le logiche familiste della politica italiana permettono questa arretratezza tecnologica e culturale per permettere ad una persona e alla sua famiglia di guadagnare qualche milione di euro in più, quando un’intera nazione potrebbe guadagnarci miliardi e miliardi di euro.

Infatti le web tv hanno un valore economico e umano inestimabile, poiché potenziano i famosi “legami deboli” descritti da Mark Granovetter, cioè quelle relazioni di scambio di conoscenza infrequenti, ma intime e molto significative (che non sempre si trasformano in amicizia). Questo perché i “legami deboli” sono i veri ponti tra i diversi gruppi aziendali e le diverse culture e subculture umane. Inoltre, anche se molte micro web tv hanno solo poche centinaia o migliaia di utenti unici quotidiani, se dovessero teletrasmettere a reti unificate, eguaglierebbero gli ascolti dei più grandi network locali generalisti. La web tv permette di superare il “duopolio-monopolio” Tv di Stato & Tv Privata, liberando il desiderio dei giovani di esprimere nuovi modi di ragionare, amare e comunicare.

Le Tv partecipative utilizzano piattaforme gratuite di distribuzione, in prevalenza YouTube, Glomera e Mogulus, che permettono maggiore interattività, compresa “l’opzione on demand per la selezione dei contenuti: la costruzione di un palinsesto strutturato non personalizzabile, tipica dei canali generalisti, appare in parte superata nell’ambiente delle rete. La metà dei canali comprende la possibilità per l’utente di scaricare contenuti video sul proprio computer, mentre solo il 30 per centro consente la fruizione su cellulare o iPod… solo una minoranza delle emittenti ingloba blog o community… Lo stesso vale per l’inserimento di contenuti da parte dell’utente, che a stento viene visto come soggetto attivo in grado di influenzare direttamente le trasmissioni” (p. 51). Quindi ci sono pochi videoblogger e viene confermato anche sul web l’egocentrismo, il narcisismo e l’infantilismo della comunicazione italiana.

L’aspetto più interessante di questo mondo delle micro emittenti web è la disponibilità a cambiare piattaforma e la possibilità di valutare una cogestione e di abbandonare la rete per occupare un piccolo spazio della nuova televisione digitale senza confini, per promuovere l’informazione comunitaria, per valorizzare il territorio, per fare inchieste e per ampliare le fonti del divertimento (p. 42). Comunque da questo libro emerge l’interessante ruolo delle web tv nel promuovere il turismo locale e l’agricoltura tradizionale. Quindi molte web tv potrebbero trasformarsi in una specie di pro loco molto innovativa. E non è da trascurare nemmeno il punto di vista industriale, “Perché far parlare tutti gli attori che compongono un’impresa crea valore” (p. 115). Infatti Nerio Alessandri, fondatore dell’azienda Technogym, investe nei progetti di Colletti (nel 2010 l’imprenditore romagnolo ha vinto la prima edizione del Premio Guido Carli).

E probabilmente nell’arco di un quinquennio arriveremo all’integrazione delle web tv nella tv tradizionale e della tv tradizionale nel computer, con la possibilità di schermate multiple e polivalenti. E forse ogni regione e ogni provincia italiana aprirà un canale per promuovere il territorio e per favorire i rapporti comunicativi interattivi con i cittadini. Attualmente sono invece numerosi i tentativi di boicottaggio da parte di molte istituzioni.

Consigli finali di “Colletti & Mazzotti” ai videomaker imprenditori: monetizzare gli investimenti è molto difficile per cui bisogna essere molto abili e adattabili; aggiornate spesso il palinsesto; scoprite le particolarità della vostra anima; usate un linguaggio semplice, breve, chiaro, concreto, coerente e onesto; le emozioni e l’effetto sorpresa sono sempre molto importanti; cercate di utilizzare le immagini per raccontare delle storie credibili; valorizzate quello che gli altri trascurano; utilizzate tutti i rituali e i social network possibili; ricercate la creatività, l’originalità e l’interattività; battete la concorrenza con “video sporchi” e rispettate il pubblico; verificate le fonti.

Giampaolo Colletti è uno dei maggiori esperti italiani di web tv aziendali e tv territoriali. Ha fondato www.altratv.tv, www.paesechevai.tv, www.teletopi.tv e ha cofondato l’Osservatorio dell’Università Bocconi sull’Enterprise Generated Content: www.teledipendente.tv. Attualmente collabora con Italia Oggi, Wired e Il Sole 24 Ore. Chi volesse conoscere di persona l’autore può approfittare della presentazione del libro che si terrà giovedì 17 giugno alle ore 17, in occasione del Premio di Giornalismo Ilaria Alpi: www.premioilariaalpi.it (Palazzo del Turismo, Riccione).

P. S. Vi segnalo alcune delle web tv più interessanti: www.gametribes.tv, www.tvbook.it, www.linktv.org, www.booksweb.tv.

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