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La TNT fa marcia indietro sui licenziamenti. Focus sulle sedi campane

Nelle scorse settimane abbiamo tentato di ricostruire le conseguenze sul piano nazionale della ristrutturazione aziendale complessiva della TNT, colosso olandese della distribuzione e della logistica.

Il nuovo piano industriale – denominato “Deliver!” – comportava l’immediata scomparsa di circa 20 filiali minori su tutto il territorio italiano, secondo un programma di progressivo accorpamento delle sedi su pochi nodi strategici della grande distribuzione. 

Il risultato netto era il licenziamento di 854 lavoratori su un totale di 3000. Ad essere inclusi in questa previsione, però, erano solo i dipendenti diretti (corrieri e addetti a mansioni d’ufficio). Restavano incalcolate le ripercussioni che tale riorganizzazione avrebbe comportato per i facchini di quelle cooperative che gestiscono in appalto tutto il settore del magazzinaggio e che sembrano legati a doppio filo al destino dei dipendenti diretti.

C’è di più: questo non sarebbe stato che l’inizio.

Oltre ai provvedimenti immediati, il piano “Deliver!” comporta diversi tagli spalmati su tutto il triennio 2013-2015: saranno a rischio, pertanto, anche gli oltre 2000 dipendenti che fino ad oggi non sono stati coinvolti nel piano immediato di taglio all'organico.

Quali sono state le conseguenze? A partire dal 10 giugno, non si sono lasciate attendere le reazioni dei lavoratori: Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato un primo sciopero di 24 ore il 28 giugno, un secondo il 2 luglio esteso anche ai lavoratori indiretti. Se inizialmente non sembravano esserci spiragli per una trattativa con i vertici aziendali, a margine del secondo sciopero, caratterizzatosi per un’adesione significativissima presso quasi ogni sede, si è ottenuta la ricollocazione di 300 dipendenti e la trasformazione di tutte le procedure di mobilità in cassa integrazione in deroga a zero ore, a rotazione. La terza giornata di sciopero, prevista per lo scorso 19 luglio, è stata così revocata.

E in Campania? Le sedi regionali della TNT si trovano ad Avellino, Casoria (Na) e Teverola (Ce). Quella di Avellino era stata destinata all’immediata chiusura, col licenziamento di tutti e 9 i dipendenti diretti, oltre a 25 lavoratori dell’indotto. All’indomani della marcia indietro strappata dai sindacati, tutti i 9 i dipendenti sono stati riassorbiti e trasferiti presso altre sedi TNT, dal momento che quella irpina sarà comunque chiusa, il che comporterà inevitabili conseguenze negative sulla sicurezza occupazionale dei lavoratori dell’indotto.



A Casoria, invece, i licenziamenti ammontavano a 2. Inutile è stato il tentativo di far aderire tutti e 30 i dipendenti della sede agli scioperi delle scorse settimane. Ciò nonostante anche in questo caso l’allarme è momentaneamente rientrato.

La sede di Teverola non era stata invece colpita dalla prima ondata di ridimensionamenti. Tuttavia è qui che fin dalla prima giornata di sciopero l’adesione a sostegno degli altri lavoratori è stata totale. I circa cento dipendenti, insieme con altrettanti lavoratori dell’indotto e 50 addetti all’autotrasporto, hanno manifestato con decisione contro il piano esuberi dell’azienda, ben consapevoli che negli anni a venire lo stesso destino potrebbe essere segnato anche per loro e che, nonostante l'attuale rientro dei licenziamenti, il "piano Deliver!” potrebbe andare avanti nei prossimi anni, coinvolge tutti i Paesi in cui la TNT ha delle sedi e non sembra essere messo in discussione, al momento, nel suo senso generale di ridimensionamento del personale.

link
- Tnt, nuovi scioperi contro gli esuberi
- TNT: Domani sciopero di 24 ore e presidio alla filiale di Calenzano

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