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La Sentenza Mediaset e la nuova Destra

Come tutti gli appuntamenti della storia, anche quello che i magistrati avevano fissato con Berlusconi è arrivato. Dunque non è il tempo che fa perdere le cause, ma la scorrettezza dei propri comportamenti, il porsi fuori dalla legge e contro di essa e la propria coscienza sporca.

Nelle settimane scorse abbiamo continuato ad assistere alle smargiassate del non più cavaliere di Arcore che andava predicando a destra e a manca che i giudici della Corte di Cassazione gli avrebbero dato ragione, sperando in tal modo che la sicumera spacciata come onestà lo aiutasse alla fine a convincere quei vetusti interpreti del rispetto delle forme del processo penale per frode fiscale, che egli, l’uomo più buono del mondo, cittadino esemplare e modello da seguire, era un imputato da assolvere.

Con tanto di scuse, per le fatiche fattegli soffrire, e per le ingenti spese che i giudici degli innumerevoli processi politici intentati contro di lui, gli avrebbero fatto patire.

Nei fatti, la Cassazione ha rigettato il ricorso di Berlusconi dichiarando “irrevocabili tutte le altre parti della sentenza impugnata”, tranne quella che dispone l’invio degli atti alla Corte d’appello di Milano perché questa ridetermini la pena accessoria per l’interdizione temporanea per anni 5 dai pubblici uffici.

Per il resto i magistrati hanno fatto il proprio dovere. Due gradi di giudizio e una sentenza di Cassazione hanno confermato l’esistenza di un reato gravissimo: l’evasione di oltre sette milioni di euro su precisa volontà di Berlusconi. Lo Stato, grazie anche a loro, sembra tenere, ma gli scenari ci dànno il quadro di una triste sinfonia della fine.

Asserragliato da parenti e da amici stretti del suo Popolo delle Libertà, nella sua villa romana di palazzo Grazioli, Berlusconi ha dato l’impressione di un fuggitivo che urla vendetta nel ridotto della Valtellina, come capitò agli irriducibili militi della Rsi che, negli ultimi giorni di Salò, non trovarono altro scampo che combattere all’ultimo sangue seguendo il supergerarca Alessandro Pavolini con le armi in pugno. E anche qui ci sono le armi dispiegate attorno a un duce decaduto che grida di essere ancora vivo e vegeto circondato dai suoi fedelissimi.

Tra i primi ad accorrere i due capigruppo Renato Schifani e Renato Brunetta, Denis Verdini, coordinatore del partito, e il senatore pidiellino Altero Matteoli. Ci sono anche Gianni Letta e la figlia Marina. Come in un momento solenne di trapasso. E l’avvocato Coppi che non può mancare.

Eppure la situazione non appare proprio irrimediabile. Dei quattro anni di condanna, tre sono stati benedetti dall’indulto, e l’ultimo può darsi serva all’ex capo per un anno sabbatico o di vacanza in una delle sue venti ville sparse per l’Italia. Ad esempio, sulla costa sarda.

Ed è questo che fa rabbia. Non è vero che la giustizia è uguale per tutti. A un evasore di quattro soldi sarebbe finita magari peggio. Qui non c’è chi non veda come stanno girando le carte.

Tra i fatti anomali il primo è che si attacca la magistratura mentre Berlusconi e i suoi dovrebbero fare il mea culpa e sostenere la divisione dei poteri dello Stato. Non sappiamo a cosa siano ridotti il Governo e il Parlamento, ma la Magistratura è certamente l’unico potere che rimane ancora in piedi sul cemento armato della Costituzione. Se ne deduce che l’attacco massonico alla Carta costituzionale è l’obiettivo primario che la destra eversiva intende realizzare per ricondurre lo Stato indietro nel tempo. Gli italiani sono soggetti a questo rischio e la costante dipendenza del Pd dal Pdl è il segnale di un humus in grado di precostituire una dipendenza cronicizzata, fino alla patologia irreversibile.

 In questa situazione più si ripetono, da parte di Epifani, Bersani, Renzi e quant’altri, i ritornelli sulla continuità del governo delle larghe intese, per il bene dell’Italia, più si spinge il Pdl ad essere eversivo, incontrollabile, pericoloso per le sorti della nostra democrazia. Questo si sapeva. Ma, meglio tardi che mai. Il Pd ha il dovere di non inseguire un’entità che è di fatto contro la sua natura, di ritentare, ora che anche la Magistratura ha sancito il carattere criminale del capo di questa destra, la possibilità di una nuova maggioranza che faccia le cose necessarie che si sarebbero dovute fare e che ancora non si sono fatte (come la riforma elettorale), piuttosto che seguire l’onda nera del riflusso sul suo stesso terreno, senza alternative.

La natura della nuova destra formatasi in Italia negli ultimi due decenni è un dato su cui si riflette assai poco. Non è solo la questione di Bondi che evoca il fantasma della guerra civile possibile, o il tentativo di scardinamento dello Stato tramite il grimaldello dell’attacco alla Magistratura. Il fatto è che ha fallito la destra tradizionale che voleva modernizzare l’Italia, da Fini a Monti, e si è venuto a formare un nuovo blocco di potere che usa tutto il suo potenziale economico e finanziario, antidemocratico ed antipopolare, per costruire nuove basi di massa alla sua struttura ideologica, populistica e di comando, alla sua visione oligarchica della società. In cui giustizia e diritti non siano uguali per tutti, ma siano esercitati discrezionalmente e siano esenti da colpe. Berlusconi è l’altra faccia irregolare e fuori legge di Marchionne.

Se non vediamo tutto questo vuol dire che ormai la situazione è molto grave.

 

Foto: Wikimedia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.195) 11 agosto 2013 19:08

    Resipiscenza >

    Ancora nel 2012 Berlusconi ha più volte ribadito che continuare ad impegnarsi in politica era un “grande sacrificio personale”. Preferirebbe costruire ospedali per bambini, occuparsi della sua Università e del Milan.

    Da due mesi tutto è cambiato.
    Se venisse confermata anche la sentenza del processo Ruby, la pena complessiva salirebbe a 11 anni. Per un uomo di 77 anni questo peserebbe di fatto come un ergastolo.

    Prospettiva che non ha nulla a che vedere con presunti diritti alla “agibilità politica” e “responsabilità” verso il corpo elettorale.
    Se servisse ad assicurargli una via d’uscita da tutte le pendenze giudiziarie, Berlusconi non esiterebbe un attimo a fare un passo indietro e ritirarsi a vita privata.

    Conservare la “piena” libertà personale è ora l’unico vero scopo di ogni sua strategia.
    La storia insegna che la Febbre del Tribuno non conosce né remore, né limiti fino a …

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