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La SS ionica 106 apparteneva alle cosche. Pizzo pagato a diverse famiglie che controllavano la zona

Corre veloce la ‘ndrangheta tanto da essersi infiltrata negli appalti della strada statale 106 Ionica. La strada veniva controllata in base alla zona di appartenenza delle distinte articolazioni criminali territoriali operanti nell'area metropolitana e ionica.

Le indagini dei carabinieri hanno fatto luce sulle infiltrazioni delle cosche negli appalti per la realizzazione delle opere di ammodernamento e di messa in sicurezza della Ss 106, nel tratto compreso tra Reggio Calabria e Melito di Porto Salvo. 

Agli imprenditori le cosche Ficara-Latella e Iamonte chiedevano di pagare il pizzo a questa o quella famiglia anche in base al kilometraggio. 


Ma questa mattina, un’operazione denominata «Affari di famiglia» condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dalla Dda ha messo fine ad un provvedimento di fermo emesso nei confronti di cinque persone accusate di associazione mafiosa, concorso in associazione di tipo mafioso e tentata estorsione aggravata dall'aver favorito un sodalizio mafioso. 

I cinque sono accusati di appartenere alla 'ndrangheta di due distinte cosche. Le indagini, hanno documentato l'infiltrazione della 'ndrangheta in un appalto per la realizzazione di un tratto della strada statale 106.

«Come mai avete iniziato questi lavori senza le dovute presentazioni? Adesso dovete pagarci il disturbo!». Così uno dei fermati nell'operazione "Affari di famiglia" apostrofava un responsabile della ditta che stava svolgendo i lavori di ammodernamento della Ss 106 jonica. I malfattori, inoltre, «sconsigliavano» di rivolgersi ad altre ditte per la fornitura di servizi e di opere, probabilmente perchè i subappalti dovevano essere affidate a ditte vicine alla cosca. In un'intercettazione si sente chiaramente «le ditte a cui avete richiesto i preventivi… come quella di Bovalino…non vanno bene». 

In un'altra occasione, quando il responsabile del cantiere ha specificato all'interlocutore che in quel momento stavano soltanto eseguendo lavori di messa in sicurezza e che le opere di ammodernamento non erano ancora iniziate, i due emissari della cosca gli hanno promesso «Ci rifaremo sentire noi». Le frasi utilizzate dagli esponenti delle cosche reggine sono eloquenti. In un caso è chiaro l'invito «dite al vostro responsabile che prima di continuare i lavori si deve mettere a posto»

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