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La Roma (Pulita) sparita

Il sogno dei cittadini, una città pulita, un popolo romano in libertà sotto il sole di Roma.

Roma cialtrona, sporca e vilipesa, stuprata dalla mafia cartellonara che, con la legittimazione del campidoglio, prima di sinistra ora di destra, ha impacchettato la città con centinaia di migliaia di cartelloni pubblicitari abusivi, condonati, inopportuni. Una città stressata dall’incuria con migliaia di scritte sui muri e sui marciapiedi e attacchinaggio abusivo anche da parte dei partiti che si candidato a governare Roma e addirittura l’Italia. Centri sociali che inneggiano alla rivolta contro amministratori scialbi e affaristi e imbrattano la nostra città facendoci vivere nel sudiciume.

Questa è la Roma dei ministeri, della chiesa e delle borgate, “La corona di spine che cinge la città di Dio” (P.P. Pasolini), della solitudine dei migranti, dei scafisti della città, della metro traboccante e sudata, del percorso di guerra nello scambio metro della stazione Termini, di un popolo romano generoso e tollerante, nostalgico figlio di Roma caput mundi, già capitale del mondo noto.

Arriveranno da altri pianeti, ritorneranno i netturbini con carrelli e scope, annaffieranno le piante e le strade, lasceranno quel gradevole odore di asfalto bagnato, spariranno i cartelloni, ci sarà più aria e più luce e i muri ritorneranno puliti.

E sarà bello passeggiare in una città meno guastata, con un popolo in libertà, sorridente e inneggiante sotto il sole di Roma al Circo Massimo. angelo tantaro.

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.143) 9 agosto 2012 14:37

    Perché l’autore dell’articolo Angelo Tantaro parla di "un popolo romano generoso e tollerante"?Voglio precisare che non che non ho nulla di personale contro l’autore dell’articolo, anzi lo ringrazio, in un certo qual modo, per avermi dato lo spunto per una riflessione più ampia.
    Vorrei partire proprio da Roma A me non sembra che ci sia tutta questa generosità e tolleranza gratuita da parte dei romani, anzi! In particolare al modello borghese medio, secondo me assai dominante in questa città proprio perché strapiena di settore terziario del tipo Partito-democratico-dipendente-statale-pubblico-impiego-al-ministero-all’ama-nella scuola-avvocati- a-profusione, più che altro fa molto comodo avere quasi mezza città composta ormai da di manovalanza a basso costo, che proviene da altri paesi, che fa i lavori che i padroncini romani li comandano a fare, mentre si dedicano a incassare affitti, amministrare le trattorie, gestire i loro bed and breakfast, viaggiare, occuparsi delle chiacchiere dell’inutile politica e dei mestieri ad essa legata come ai ministeri e nella pubblica amministrazione.
    Ormai il mondo dipinto da chi scrive articoli è un mondo che è costruito solamente dalle parole che essi usano: parole come pezzi di un puzzle composto di volta in volta non per fotografare ma per dipingere. Ma mentre un fotografo coglie una immagine, Il pittore ci mette molto di suo, cerca colori ad effetto, e non importa se quei colori non rispondono alla realtà, basta che stupiscano, catturino l’attenzione, inquietino.
    Articolisti il cui unico scopo è assemblare un costrutto di parole ad effetto a profusione, scelte con la maestria tipica dei grandi del marketing pubblicitario, che vanno a pescare nei sentimenti più ancestrali dell’immaginario collettivo, parole e concetti che semplificano il mondo in categorie semplici, di facile comprensione, e che appiattiscono la percezione del tutto, generando nei meno culturalmente attrezzati frustrazione e smarrimento; categorie come forti deboli, casta e popolo, vinti e perdenti, emigrati ed emarginati da una parte, avvocati e medici dall’altra. Un modo di comunicare di basso livello infantile, usato con sapienza, e/o con insipienza e incoscenza, per mantenere lo status quo, o peggiorarlo a favore di quelle che vorrebbero fossero le nuove classi dominanti, di cui essere la nuova corte.

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