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La Puntata di PresaDiretta del 22 febbraio: lo Sblocca Italia

La scommessa del governo è che aiutando le grandi aziende (specie quelle capaci di fare pressioni) si riesca a rimettere in moto la ripresa dell'economia del paese. Per questo motivo è stata data un'impostazione precisa alla riforma del lavoro, di chiara impronta liberista, con dentro tutte le proposte provenienti da Confindustria e dagli alleati di centrodestra. Diamo mano libera alle imprese, quelle grandi, quelle che possono portare qualche milioncino per gli investimenti, e l'economia riparte.
 
Mano libera sui licenziamenti, mano libera su assunzioni a tempo, mano libera sui licenziamenti collettivi, perché “le aziende devono avere meno sassi nelle tasche” (parole del ministro dello sviluppo).
Dirà il tempo chi ha ragione. Visto che questo rimane il paese di piccole medie imprese che fanno fatica a mettersi in rete, per colpa dello Stato (che in questo non le aiuta), delle sistema bancario (che aiuta solo amici degli amici e grandi aziende) e di una Confindustria che plaude i licenziamenti. E frena sul falso in bilancio.
Dal sito Huffington Post
Dal sito BeppeGrillo,it
 
La stessa filosofia ha ispirato il decreto Sblocca Italia, di cui si occuperà l'inchiesta di Presa diretta di questa sera: all'apparenza servirebbe per trovare nuove forme di energia al sud, snellire le procedure autorizzative relative alle grandi opere in cantiere, nuove costruzioni, sulla destinazione dei terreni del demanio.
 
Saranno le trivelle al sud, oppure le grandi opere come la Orte Mestre a rilanciare il paese? Non esistono garanzie in merito, non ci sono prove a sostegno di questa tesi. Semmai, quella che è prevedibile è che togliendo di mezzo i controlli ambientali per trivellare il sottosuolo o i fondali lungo le nostre coste, andremo incontro a qualche rischio. Il gioco, ovvero il gas o il petrolio estratto, ne vale la candela, cioè il danno all'ambiente, il rischio di rovinare le spiagge che dovrebbero attrarre i turisti? Quanto vale, per il PIL nazionale, per gli abitanti delle regioni del sud, l'industria dell'estrazione? In Italia paghiamo le royalties più basse in Europa.
 
E la storia, anche giudiziaria, insegna che i controlli attorno a centrali e trivelle, sono spesso poco efficaci.
Tutte queste cose le popolazioni locali le sanno e questo spiega le preoccupazioni dei movimenti attorno a questa legge:
l decreto presentato venerdì da Renzi toglie agli enti locali il potere di veto su ricerca di petrolio e trivellazione e esclude le royalties dal patto di stabilità interno, ma solo per tre anni e sulle nuove estrazioni. Il presidente della Basilicata Pittella: "Ho 600 milioni in cassa e non posso pagare i comuni. Se il testo non cambia protesteremo come a Scanzano". Ambientalisti: "Nessun beneficio a occupazione"
Le regioni, Basilicata in testa, sono sul piede di guerra dopo il via libera alle trivelle previsto dallo “Sblocca Italia”. E dopo l’ultima provocazione di Renzi contro i “comitatini” locali, rei, secondo il premier, di bloccare i pozzi di petrolio e gas e quindi lo sviluppo del Paese. Ambientalisti, istituzioni e politici locali annunciano battaglia in Parlamento e manifestazioni a Roma per cambiare il testo uscito venerdì dal consiglio dei ministri. Nel mirino in particolare la parte che accentra dai territori a Roma il potere di rilasciare le autorizzazioni per le nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi.
 
Ma non ci sono solo le trivelle in Basilicata, altri impianti dovrebbero essere installati lungo la costiera amalfitana fra Capri, Ischia ed Amalfi. Ci sono anche i inceneritori, impianti di stoccaggio sotterraneo di gas naturale, cementificazione delle coste: per tutti questi impianti sono previste procedure chiare, con carattere di urgenza, che non potranno essere bloccate dal famigerato partito del no. Anche se chi dice no ha pure ragione.
 
Capito, non è indifferibile la lotta alla mafia, alla corruzione, all'evasione. O la messa in sicurezza del territorio, gli argini dei fiumi, delle colline che franano. O il rilancio del turismo. O la sicurezza delle scuole, quelle coi soffitti che crollano sulle teste dei bambini. Per tutte queste opere il governo, tramite i suoi commissari, può scavalcare i territori e le norme che difendano paesaggi ed ambiente. Se l'opera di pubblica utilità petrolifera impatta su un terreno privato si può sempre espropriare.
 
Tutto deciso a Roma. E per fortuna che questo è il governo più comunicativo di sempre. Comunicazione a senso unico, chiaramente. 

La scheda della puntata:
A PRESADIRETTA il grande progetto del governo Renzi, lo Sblocca Italia. Sburocratizzazione del paese, decollo di opere finanziate e mai partite, apertura di cantieri e Grandi Opere per 30 miliardi.

Il promo TV.
Al centro dell’inchiesta di PRESADIRETTA la scommessa del governo di raddoppiare l’estrazione di gas e di petrolio per produrre nuova ricchezza e nuovi posti di lavoro. Con lo Sblocca Italia, l’iter per le autorizzazioni alle trivellazioni sarà più veloce e più facile. Come hanno reagito le amministrazioni locali e i cittadini?
Le telecamere di PRESADIRETTA hanno attraversato l’Italia, da nord a sud, per raccontare come le nuove norme impatteranno sui territori e sull’economia. Hanno raccolto il parere degli scienziati per capire se la politica energetica del paese che sembra puntare sugli idrocarburi, va nella direzione giusta.
L’inchiesta di PRESADIRETTA ha raccolto anche la storia di un’opera che aspetta da 50 anni di essere completata. Si tratta del canale navigabile tra Padova e Venezia. Se ultimato, potrebbe proteggere una zona ad alto rischio dalle alluvioni, dare impulso al turismo sulle vie d’acqua e togliere traffico merci dalle autostrade.Mancano solo 13 chilometri da scavare, ma dopo 50 anni e 55 miliardi di vecchie lire, il canale è ancora incompiuto.Lo Sblocca Italia riuscirà a far ripartire il paese?“SBLOCCA ITALIA” è un racconto di Riccardo Iacona con Danilo Procaccianti, Rebeca Samonà, con la collaborazione di Elisabetta Camilleri.

L'anticipazione su Rainews, con l'intervista a Crocetta sulle trivellazioni in Sicilia.
 
Crocetta: “Si prevedono 10000 posti di lavoro, con le trivelle”, assicura al giornalista Danilo Procaccianti.
Contrastando le trivelle si danneggia solo la Sicilia, dice il governatore, che qualche anno fa aveva firmato l'appello di Greenpeace. E se succede qualche incidente? “Noi non abbiamo mai avuto un disastro ambientale petrolifero”.

Si, ma domani?
 
 
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