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La Germania scarica Giorgia Meloni

Giorgia Meloni ha una brutta gatta da pelare: l'immigrazione, che sta raggiungendo livelli da sbarco in Norimberga. Davanti a questo problema ciclopico, l'Europa ci ha lasciati ormai soli. Perfino la Germania, che era l'unico Paese che accettava di ospitare i profughi che arrivavano dall'Italia, ha chiuso i confini a causa proprio della borgatara della Garbatella, la sovranista che parlava di pacchie finite. 

Incontro Meloni - Scholz

Già, perché Giorgia Meloni ha cercato di fare la furba. Dopo essere entrata a Palazzo Chigi, undici mesi fa, aveva detto a Berlino che doveva tenersi provvisoriamente i "nostri" profughi a causa di "problemi tecnici". Quei migranti non avevano diritto a rimanere in Germania, ma andavano rispediti in Italia secondo l'accordo di Dublino firmato da Renzi e che la sinistra da tempo vorrebbe ridiscutere, considerandolo ormai un accordo superato.

Naturalmente la Germania, diplomaticamente, ha atteso che l'Italia risolvesse i suoi problemi tecnici. Quando però ha capito che la premier italiana voleva fare la furba, che stava solo temporeggiando, non ha perso tempo: prima ha stracciato l’accordo amichevole, per “inadempienza dell’Italia”, poi ha sigillato i confini. Una decisione presa anche dalla Francia che si è chiusa dentro casa respingendo i flussi migratori che ormai non accennano a diminuire.

Il fallimento del governo Meloni sul fronte migratorio è ormai lampante. Così come lo sarà quasi certamente la sua visita all'amico ungherese Victor Orban, massimo riferimento di quel sovranismo anacronistico che non vuole la ripartizione degli immigrati in Europa, che già durante la prima visita della leader di Fratelli d'Italia si era rifiutato di accogliere parte dei migranti giunti in Italia. Stessa cosa sembrano intenzionate a fare le altre cancellerie d’Europa, lasciando l'Italia se la sbrighi da sola a risolvere un problema di proporzioni bibliche. 

E adesso? Adesso ci toccherà tenere tutti i migranti che approdano in Italia. Ma questo non dovrebbe essere un problema, visto che la Meloni si lamenta della decrescita demografica italiana e il cognato Lollobrigida dice che i poveri mangiano meglio dei ricchi. Quindi, dove sta il dilemma? Certo è che a sentire i giornaloni che lisciano il pelo alla destra, la Meloni è stimata in tutta Europa. La verità è che la Meloni non è assolutamente apprezzata proprio da nessuno, se non da quei fan che continuano a credere a tutte le fesserie che spara a media unificate. 

Foto governo.it

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.7) 17 settembre 2023 17:10

    Ma se è appena andata con la Von der leyen a Lampedusa, la quale ha promesso massimo appoggio all’Italia? Perché questo pessimismo, vedrai che tutto si aggiusterà. E poi non scordare che ovunque vada la Meloni suscita sempre entusiasmo. Infatti i lampedusani le hanno tributato un trionfo.

  • Di Enzo Salvà (---.---.---.97) 18 settembre 2023 17:40
    Enzo Salvà

    La questione è vecchia e purtroppo dimenticata: dopo lavori di due anni il Parlamento Europeo votò nel Novembre 2017 a larga maggioranza la revisione del Trattato Dublino III con l’obbligo di redistribuzione dei migranti e supporto finanziario ai Paesi di dislocazione.

    Vado a memoria: Lega, il cui Gruppo non aveva mai partecipato alle riunioni ma che aveva un suo rappresentante in Commissione LIBE, Fontana oggi Presidente della Camera, si astenne, il M5S votò contro perché la revisione era poco ambiziosa dal punto di vista dei “minori”. I deputati dei Paesi Visegrad votarono abbastanza compatti contro. 

    Tramite un escamotage della Bulgaria, allora Presidente di turno, la revisione venne sospesa dal Consiglio Europeo (quello in cui siedono i capi di Stato e di Governo, vero, purtroppo, potere europeo. E lì siamo rimasti, salvo che l’Italia, semplicemente non registrando i migranti, li lascia transitare. Da qui il blocco di Francia e Germania, applicando alla lettera, adesso, il vecchio trattato ancora in vigore.

    La Meloni serve: siamo in campagna elettorale, lo è anche Von der Leyen che ambisce ad un altro mandato, il problema è che tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare: dubito che i 10 punti verranno recepiti dalla Commissione e dal Parlamento. E’ una sorta di vittoria di Pirro a parole: oggi vinci domani dimentichi.

    Quasi certo che la Tunisia, per vie traverse, otterrà i suoi 105 milioni di euro e così saremo di nuovo sotto ricatto. Qualcuno crede che l’Hotel Libia ci costi davvero qualche motovedetta usata?

    Che poi, come dice paolo, ci siano “tributi trionfali, non fa altro che confermare quanto sia fragile e poco praticata la storia breve in questo Paese,

    Un Saluto

    Es.

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