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La Finanziaria affida l’acqua ai privati

La corsa alla privatizzazione sta investendo il Paese: ospedali, scuole, territori in mano agli speculatori edilizi. Ora anche l’acqua da bene pubblico diventerà, entro il 2010, roba privata. Imprese e ditte varie, sebbene in odor di mafia, ’ndrangheta o camorra potranno spartirsi l’oro blu. A discapito dei più deboli: i cittadini. 

La Legge Finanziaria del governo Berlusconi è un vero e proprio vaso di Pandora. Provate a leggerla e ad esaminarla con attenzione. Può portare ad inaspettate sorprese, spesso piuttosto sgradite. Non bastano infatti le misure di privatizzazione della scuola, l’obbligo delle impronte digitali sulla carta d’identità, la militarizzazione del territorio, la scelta del costoso ed obsoleto combustibile nucleare, il segreto di Stato sull’energia, la modifica all’articolo 283 del Codice Penale che di fatto autorizza un Colpo di Stato con atti "non violenti" e le tante altre aberrazioni di un regime che oramai si prodiga nel mantenere apparentemente intatte le strutture democratiche, ma che in realtà cancella ogni giorno ciò che di democratico resta in Italia. 

Puntate ora la vostra attenzione sull’articolo 23 bis del decreto legge 133. In esso si afferma: 
2. Il conferimento della gestione dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a favore di imprenditori o di società in qualunque forma costituite individuati mediante procedure competitive ad evidenza pubblica


5. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati.
8. le concessioni relative al servizio idrico integrato rilasciate con procedure diverse dall’evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del 31 dicembre 2010
10. d. l’affidamento di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonche’ in materia di acqua

Et voilà, l’acqua diventa privata. Il bene primario necessario al mantenimento della vita diventa appannaggio di pochi industriali che potranno venderla come "bene di consumo" a prezzi ovviamente elevati. E senza alcun controllo sulla qualità. Tutto ciò poi dovrà avvenire entro la fine del 2010, ovvero il prima possibile; e la notizia, come tante altre, è passata sotto silenzio. La domanda sorge dunque spontanea: può mai essere tollerabile tutto questo? Oppure dobbiamo ancora credere a ciò che viene detto in tv e sui giornali, cioè che vi è una politica attiva e laboriosa nel nostro Paese, aperta al dialogo e al confronto, quando invece piovono a pioggia gli insulti nelle aule del Parlamento e Berlusconi va avanti a colpi di decreti legge col tacito assenso dell’opposizione? 

Commenti all'articolo

  • Di Aquila (---.---.---.58) 30 novembre 2008 14:23

    Purtroppo quando lo Stato non c’è si fa avanti qualcun’altro, ma di chi è la colpa? Di Berlusconi che ha "ufficializzato" la cosa oppure di tutte quelle strutture tipo Acquedotto di Puglia che sono diventati dei "baracconi"
    improduttivi e costosi che fanno pure sparire l’acqua oltre ai fondi stanziati. Ma i politici locali e non, dove sono?
    Se ci si tiene a una cosa,sopratutto ad un bene primario quale l’acqua, si difende ad ogni costo, ma in un Paese
    di mafiosi questa era la logica conseguenza; allora tanto vale renderla ufficiale, almeno sapremo con chi prendersela se qualcosa non va. Il brutto stà nel fatto che questo bene rincarerà perchè questi personaggi si
    muovono solo in odore di denaro non certo pensano al sociale.
    Qui’ è lo Stato che non va, addiritura in certi casi manco esiste e saltano fuori gli impuniti e amici degli amici
    che si fanno gli affari loro, tipo Colanino, Tronchetti e altri ancora che rappresentano i nostri industriali.
    Ma quale sono le nostre industrie? Enel, Eni, Telecom,Autostrade, Autogrill, Seat Pagine Gialle sono industrie o servizi? E mettiamoci pure qualche Acquedotto, altrimenti come impegnano tutti sti quattrini fregati
    a quelli che in realtà tirano il carretto tutti i giorni e.....si badi bene protetti dai sindacati venduti (quelli si) prima
    delle Aziende.

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