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La Corte UE a Patriciello “nessuna immunità per le calunnie ai vigili urbani”

Chi ha partecipato all’iniziativa per un Parlamento Europeo Pulito si ricorderà senz’altro di Aldo Patriciello, uno dei nostri condannati al Parlamento Europeo (finanziamento illecito).

Di grane giudiziarie ne ha più d’una, tra queste un processo per calunnia perché

Nel corso di una discussione verificatasi alla presenza del Mar. Gaetano Pirozzi, del Vice Brig. Enzo Valente, dell’App. sc. Luigi Ponzetto e del Car. Massimo Santantonio, (…) intervenuti in relazione ad alcuni preavvisi di accertata violazione del codice della strada emessi dall’agente della polizia municipale del Comune di Pozzilli (Isernia) Stefania Di Clemente nei confronti di automobilisti che avevano parcheggiato i propri veicoli nelle vicinanze dell’Istituto neurologico Mediterraneo “Neuromed”», abbia affermato che l’agente Stefania Di Clemente «avesse falsificato gli orari riportati sui preavvisi citati, mentre in realtà non risultavano contraffazioni penalmente rilevanti, incolpandola del reato di falso materiale in atto pubblico pur sapendo che era innocente.

L’europarlamentare si fece scudo nel 2009 dell’immunità, grazie al parere favorevole del Parlamento Europeo che lo “assolse” (561 voti favorevoli, 20 contrari e 12 astensioni) con la seguente motivazione:

Per i deputati con le sue affermazioni Aldo Patriciello si era limitato a commentare fatti di dominio pubblico, ovvero il diritto dei cittadini di poter accedere agevolmente agli ospedali e alle cure sanitarie, fatti che hanno un impatto importante sulla vita quotidiana dei suoi elettori. Così facendo avrebbe svolto il proprio dovere di deputato al Parlamento, in quanto esprimeva la propria opinione su una questione di pubblico interesse per i suoi elettori. Per il Parlamento, Patriciello non intendeva insultare il pubblico ufficiale e non ha agito nel proprio interesse, bensì in quello del suo elettorato nel quadro della sua attività politica.

Tutto sembrava finire lì, come sempre accade in questi casi quando il Parlamento europeo conferma l’immunità e invece questa volta è andata diversamente.

Il Tribunale di Isernia, giustamente insoddisfatto della decisione “di casta” presa dai colleghi di Patriciello non si diede “per vinto” e chiese alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea di chiarire come identificare un’opinione espressa nell’esercizio delle funzioni di parlamentare, e quindi coperta da immunità, da una che ne è scoperta.

Oggi la Corte ha reso nota la sentenza (Causa C-163/10) secondo la quale l’immunità può essere concessa solo quando il nesso tra l’opinione espressa e le funzioni parlamentari sia diretto ed evidente e si è spinta oltre arrivando ad affermare che, stando alla descrizione dei fatti e del contenuto delle allegazioni del sig. Patriciello, le dichiarazioni di quest’ultimo appaiono relativamente lontane dalle sue funzioni di membro del Parlamento europeo e possono difficilmente presentare un nesso diretto con un interesse generale coinvolgente i cittadini.

La Corte poi fa un’altra dichiarazione molto importante, ricordando che la decisione di difesa dell’immunità adottata dal Parlamento europeo costituisce unicamente un parere sprovvisto di qualsiasi effetto vincolante nei confronti dei giudici nazionali. Garantendo a questi ultimi, nel caso decidessero di discostarsi dal parere del Parlamento europeo, la libertà garantita dal diritto dell’Unionedi non dover motivare in alcun modo tale decisione (qui il pensiero corre subito ai tanti pareri (che non sapevamo essere non vincolanti) espressi negli ultimi anni da parte del Parlamento Europeo che hanno fermato indagini nei confronti di europarlamentari italiani, uno fra tanti, quella condotta da Clementina Forleo e riguardante Massimo D’Alema per l’inchiesta BNL-Unipol).


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