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La Birmania dimenticata in un libro di Carmen Lasorella

“Sul dramma birmano è tornato il silenzio”. Ma è possibile che dopo la dura repressione dei monaci non ci sia stato più niente da dire? Questa domanda retorica è il motivo che ha indotto la nota giornalista Carmen Lasorella a scrivere quasi di getto, con la passione e la professionalità che la contraddistinguono, il libro- reportage “Verde e Zafferano a voce alta per la Birmania” edito da Bompiani.

Il dossier Birmania non è affatto chiuso, ma la forza della dittatura è proprio nel silenzio e nella possibilità di manipolare o non veicolare l’informazione. Un libro che non lascia indifferenti per una serie di ragioni: prima fra tutte per la capacità di tratteggiare il profilo della donna-simbolo del tentativo di riscatto e di lotta per la libertà del popolo birmano e cioè della Signora Aung San Suu Kyi, la figlia di Aung San, che preparò l’indipendenza della Birmania e che per questo fu assassinato, nel 1947.
Un destino segnato quello della Signora, che per i suoi studi si trasferisce ad Oxford, comincia a lavorare per le Nazioni unite a New York, sposa uno studioso di cultura tibetana diventa madre, ma deve tornare in Birmania, per assistere la propria madre, proprio colei che in tutti i modi avrebbe voluto che Suu Kyi fosse lontana dal suo travagliato paese. Da quel momento Aung San Suu Kyi sposa la causa della Birmania, dove nel mentre si è instaurato il regime militare di Saw Maung.

Il libro offre il ritratto di una donna coraggiosa, icona di una opposizione non violenta, la cui immagine esile e minuta racchiude, come un ossimoro, una grande forza. Suu Kyi subisce da oltre 18 anni, non continuativi, gli arresti domiciliari. Anche il Nobel per la pace le è stato consegnato in absentia, così come pesa al pari di un macigno la lontananza dal marito e dai figli.



Il libro nasce da un incontro che l’inviato Carmen Lasorella riesce ad avere con la Signora. Un incontro proibito in quanto non le è consentito vedere giornalisti. La forza di queste due donne è coesa contro la dittatura e l’incontro avviene, anche a pochi passi dal palazzo del potere, gabbando così i generali. Dinanzi a lei una donna la cui forza risiede nelle sue idee: “faccio quello che ritengo sia il mio dovere e il mio lavoro per sostenere la democrazia”. Dietro le parole, un vissuto che le nega la libertà di vivere. Un libro che aiuta ad esplorare un universo simbolico che usa codici linguistici diversi. Verde e zafferano sono i colori che indicano sentimenti contrapposti rispetto al nostro comune sentire. Il verde indica la paura, poiché riporta alle divise militari, lo zafferano è indicativo della speranza, quella risposta nella resistenza dei monaci.

Un libro, ancora, che segue il binario dell’intervista- reportage, con lo scopo di osare parlare di diritti umani e di raccontare“ l’odore dei fatti”.

Carmen Lasorella, Verde e Zafferano. A voce alta per la Birmania, Bompiani, 2008 

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