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La BBC parla dello sbattezzo in Italia

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Visto da Oltremanica il fenomeno dello sbattezzo assume significati completamente diversi da quelli che ha in altre nazioni, soprattutto quelle in cui le confessioni praticanti il battesimo sono in posizione dominante. Tra queste vi è naturalmente l’Italia, capitale del cattolicesimo in forza dell’ingombrante (ma non per dimensioni) presenza dell’enclave vaticana, e non può quindi stupire se la BBC inglese ha scelto proprio il bel paese per realizzare un servizio sullo sbattezzo, con anche interviste a soci Uaar, il cui titolo è “Italian Catholics ‘de-baptise’ to hit Vatican”.

Quindi il motivo per cui i cattolici italiani si sbattezzano sarebbe, stando al titolo, quello di colpire il Vaticano, o meglio la Chiesa cattolica italiana, nei suoi interessi? Sicuramente sì, questo è uno dei motivi per farlo, anche se in realtà non è l’unico. E non è neanche così vendicativo come potrebbe suonare al primo impatto con il titolo, perché gli interessi della Chiesa non sono affatto a costo zero per i non affiliati a essa ma rappresentano un obolo per tutti i cittadini italiani. Un obolo che secondo i calcoli dell’inchiesta Uaar sui costi della Chiesa vale più di sei miliardi l’anno, come spiega chiaramente Roberto Grendene, responsabile per le campagne Uaar, nell’intervista che gli viene fatta all’interno del servizio. Un obolo composto da mille finanziamenti, defiscalizzazioni, privilegi economici vari giustificati con l’assunto che gli italiani sono cattolici in larghissima parte. Il punto è che sono in larghissima parte battezzati, non cattolici, ma questo dettaglio non viene mai preso in considerazione: il battezzato è cattolico, tanto per la Chiesa quanto per lo Stato.

Nel Regno Unito questa motivazione ha molto meno senso, ecco perché lo sbattezzo non può avere lo stesso significato. L’affiliazione religiosa nella multiculturale società britannica non viene determinata chiedendo i dati alle varie comunità, che suona tanto come chiedere a qualunque organizzazione quante persone hanno preso parte a una manifestazione da essa organizzata, ma attraverso i censimenti e le statistiche ufficiali. Quindi dati reali, non artificiosamente presunti. Dati che dicono che un terzo dei cittadini non professa alcuna religione, che meno del 60% si dice cristiano e che la popolazione di fede cristiana è in larga parte anglicana. Secondo diverse stime i cattolici dovrebbero attestarsi intorno al 10% del totale.

Già nel 2009 la BBC si era interessata allo sbattezzo, ma in quel caso guardando all’interno del Regno Unito. L’oggetto del servizio di allora era la storia di John Hunt, un cittadino inglese che, come tanti altri, era stato battezzato in tenera età salvo poi realizzare da adulto di non voler avere niente a che fare con quella religione, e di avere quindi il diritto di vedere cancellato il proprio battesimo. Dunque una questione di coscienza, altro valido motivo anche in Italia ma che nemmeno da noi porta alla cancellazione dell’atto in sé. Lo sbattezzo consiste infatti sì nella formalizzazione dell’uscita dalla Chiesa, ma mediante semplice apposizione di una nota a margine della relativa registrazione dell’atto di battesimo. Non è possibile cancellare il battesimo come atto in sé, e questo sembra perfino ovvio, e non è nemmeno possibile rimuovere la voce dal registro, e su questo ci sarebbe invece parecchio da ridire.

Fatto sta che i battesimi cattolici e anglicani sono molto diversi, nel senso che il primo rappresenta l’ingresso del battezzato nella Chiesa, un atto di affiliazione a tutti gli effetti, mentre il secondo è semplicemente un rito e non un’adesione. Per questo la Chiesa cattolica britannica si è detta disponibile ad apporre la nota a margine dell’atto di battesimo dell’eventuale richiedente, mentre il Consiglio degli arcivescovi anglicani ha giudicato inutile fare la stessa cosa sui registri dei loro battezzati e si è quindi rifiutato di ammetterne la pratica. Di conseguenza la diocesi ha opposto rifiuto alla richiesta del signor Hunt consigliandogli piuttosto di pubblicare la sua rinuncia al battesimo nella London Gazette, così da dargli dignità di atto pubblico. Tale suggerimento è stato a suo tempo raccolto dalla National Secular Society, che ne ha ricavato una campagna di autosbattezzo basata sulla rinuncia pubblica, con tanto di stampa del relativo certificato.

Il servizio realizzato dalla BBC in Italia conferma ancora una volta l’enorme differenza che passa tra l’idea di servizio pubblico pluralista che ha la rete britannica e quello della concessionaria italiana, ovvero la Rai. Differenza che c’è anche con altre reti, come ad esempio quella svizzera di cui ricordiamo una trasmissione sull’ateismo in Egitto, perché alla fine l’unica a parlare quasi esclusivamente dell’universo cattolico, giungendo a vera e propria compulsione quando si tratta di rilanciare Angelus domenicali e dichiarazioni papali varie, è forse proprio la Rai. Tant’è che l’Uaar ha scritto all’Agcom e alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi allo scopo di denunciarne il clericalismo, nella speranza che si possa finalmente porvi rimedio. I nostri attivisti, del resto, sono sicuramente disponibilissimi ad essere intervistati dai giornalisti nostrani così come quelli bolognesi si sono messi a disposizione degli inglesi. Ma si sa, gli intervistatori italiani preferiscono di gran lunga qualcuno che piuttosto gli atei li denigri, magari definendoli disabili del cuore.

Massimo Maiurana

Questo articolo è stato pubblicato qui

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