L’unica donna foto-giornalista della Bielorussia vittima del regime

Julia Darashkevich è l’unica donna photoreporter professionista in Bielorussia, dove è riconosciuta per l’importanza e la dedizione che pone nel suo lavoro, ma soprattutto per il coraggio che dimostra mentre copre alcune degli argomenti più difficili e alcuni dei temi più caldi del paese, quali politica, condizioni socio-economiche, diritti umani e violenza della polizia contro quei cittadini che sfidano la dittatura. Nonostante la natura del lavoro di Julia la espone ad aggressive e violente oppressioni da parte della polizia che ha cercato più volte di fermare il suo lavoro, gli eventi degli ultimi giorni rendono ancora più critica la sua situazione, che da semplice fattore di disturbo per il partito della maggioranza e’ diventata un target ben specifico da perseguitare.
I report pubblicati dall’Associazione di Giornalisti Bielorussi (Reports released by the Belarusian Journalist Association) sono stati pubblicati dopo che Julia è stata arrestata una prima volta il 16 di febbraio 2010 a Minsk, capitale della Bielorussia. Mentre stava facendo un reportage su delle “street action” (proteste in strada) nella piazza Kastrychnitskaya, Julia Darashkevich è stata fermata da un uomo in abiti civili che le ha impedito di fotografare l’evento.
Poco dopo Julia è stata messa all’angolo da due poliziotti che l’hanno accusata di violenza contro pubblico ufficiale, e cioè di avere colpito l’uomo che l’aveva interrotta (che non si era identificato come agente): una dichiarazione priva di prove. Ma Julia è stata lo stesso forzata a salire in un bus che l’ha condotta alla stazione di polizia di Minsk, dove è stata detenuta per tre ore.
Darashkevich ha successivamente pubblicato le foto dell’arresto sul suo blog. (posted pictures of the arrests on her blog). La prima foto è stata scattata da Julia, mentre la seconda e la terza da Vasily Fedosenko. Radio Free Europe/ Radio Liberty ha pubblicato un video che testimonia l’arresto di vari fotografi e giornalisti quella notte, inclusa Julia, che può essere vista al minuto 1:54 della clip.
Julia è stata, come detto sopra, rilasciata dopo tre ore. Il 15 marzo però, esattamente un mese dopo, Julia ha iniziato a ricevere una serie di chiamate dalla polizia, che insistentemente le diceva di recarsi alla stazione di polizia per “discutere di alcuni dettagli” legati a due accuse concernenti la sua detenzione. Visto che una telefonata non si qualifica quale richiesta legale secondo la legge bielorussa, Julia si è rifiutata di andare. Subito dopo il suo rifiuto ha inziato ha ricevere telefonate da un numero sconosciuto: lo sconosciuto la minacciava di possibili ripercussioni qualora non si fosse presentata alla stazione. A ciò è seguita la visita di uno sconosciuto a casa dei genitori del marito di Julia. L’uomo ha minacciato violente ripercussioni per entrambi qualora lei avesse rifiutato l’invito. Ma Julia non è andata al commissariato. Un altro sconosciuto ha cercato di entrare nel suo appartamento, Julia e’ cosi’ corsa al commissariato la mattina dopo.

La brutalità della polizia e la detenzione di giornalisti e fotografi in Bielorussia è esercitata regolarmente sotto la direzione del Presidente Alexander Lukashenko la cui intolleranza e criticismo ha dato alito alla reputazione dell’ultimo dittatore d’Europa. Ne parla la BBC , The Wall Street Journal , The Guardian, The New Federalist, il Time Magazine , e il paese è sulle liste di uno dei paesi più oppressivi secondo l’organizzazione non governativa americana Freedom House.