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L’ora di Agathe

Ignorato dalle classifiche dopate e dai recensori compiacenti, un romanzo di Ann Cathrine Bomann che vale la pena di leggere, e che rimarrà con voi a lungo, anche dopo averlo terminato.

Alle volte i libri preziosi ci arrivano tra le mani senza i clamori tributati ai cosiddetti Best seller, senza recensioni di grandi firme, senza bisogno di alcuna pubblicità. Li sfogliamo e, dopo le prime pagine ci rapiscono. Così è stato per questo “piccolo” libro, l’opera prima di una sconosciuta psicoterapeuta danese – Ann Cathrine Bomann – campionessa di ping pong: L’ora di Agathe edito in Italia da Iperborea.

Un titolo che non ha alcun appeal, davanti al quale si può passare indifferenti, e perdersi una preziosa lettura. C’è da precisare che è proprio uno dei caratteri di questo romanzo il non voler creare sensazione, stupire. E l’altro, altrettanto fondamentale, è quello di parlare dei principali temi dell’esistenza umana – la vita, la morte, il senso della nostra presenza – senza ricorrere a termini roboanti e a fuochi d’artificio. Cosa davvero rara oggigiorno, quando oramai lo stile picaresco e roboante della fiction sembra aver contagiato molta parte (troppa) della letteratura.

Ann Cathrine Bomann

Se nel celebre saggio di Oliver Sacks i Risvegli sono quelli di alcuni pazienti affetti da encefalite letargica, ne L’ora di Agathe a “risvegliarsi” sarà lo psicoterapeuta e io narrante del romanzo, Un settantenne cui l’autrice non si premura neppure di dare un nome… Forse per lasciare al lettore una totale libertà di immaginarlo? Chissà…

Ad ascoltare cosa questo “vecchio” dice di sé si ha l’impressione di essere al cospetto di uno dei milioni “rassegnati” che popolano il nostro pianeta, ma non c’è né cinismo né disprezzo per la vita in lui, e il suo modo di camminare dallo studio alla sua casa, appoggiato al suo bastone ma in verità ‘sospeso’, ce lo rendono subito simpatico, come può esserlo qualcuno in cui riconosciamo le nostre stesse stigmate.

Non citerò neppure una frase da questo romanzo, perché voglio lasciare intatto al lettore il piacere di scoprire i pensieri dell’uno, i gesti dell’altro.

Aggiungerò solo che in questa vita incamminata verso la pensione che, dopo ogni seduta con un paziente aggiorna il conto alla rovescia, aspetta come una liberazione… ad un certo punto accadono degli eventi inaspettati: una nuova giovane paziente, Agathe per l’appunto, e l’abbandono da parte della segretaria che lo supporta da sempre nella gestione dello studio e dei clienti.

Fatti di per sé banali, ma che danno una sferzata positiva al vecchio psicoterapeuta, obbligandolo a uscire allo scoperto con se stesso, a guardarsi nello specchio e a “risvegliarsi”.

Una scrittura, anch’essa, volutamente banale, ma solo all’apparenza. Siamo ormai abituati ai paroloni, ai tecnicismi, qui non sono necessari, non servono a disegnare i drammi esistenziali dei personaggi. Ed è anche questo a rendere prezioso questo “piccolo, grande libro”, che ne fa un libro per tutti noi.

È un libro esistenziale ma non è un libro filosofico.

E un suo grande pregio, che mi piace sottolineare, è nella sua capacità di saperci ospitare non solo nella mente dei suoi personaggi, ma anche nella loro vita, di quella restituendoci i sapori, i profumi, le piccole meraviglie e gli stupori quotidiani.

Grazie gentile signora danese, spero che la risposta positiva di molti lettori europei la sproni a regalarci un altro romanzo come questo e in fretta, perché è risaputo: i lettori si trasformano un po’ in vampiri nei confronti degli autori che amano (cfr. Misery non deve morire insegna!)

Una nota in calce riguardo l’editore: mi verrebbe da dire “la solita Iperborea”! Ma è proprio così: ogni volta che – e ormai succede da anni – prendo in mano una sua pubblicazione, non resto mai delusa.

Grazie davvero a chi, in questo mondo consumistico e legato solo al Business, ha ancora il coraggio di fare per davvero l’Editore.

 

«Un amico mi ha regalato Lo straniero di Camus quando avevo vent’anni, l’ho letto molte volte cercando di capirlo a fondo (cosa che credo di non essere riuscita ancora a fare). Ma l’idea fondamentale del libro, il fatto che la vita sia un qualcosa di assurdo e senza significato mi ha influenzata profondamente. Tanto che ho deciso di chiamare il mio cane Camus – devo ammettere che il suo atteggiamento ha un che di esistenzialista».
Ann Cathrine Bomann 

 

Il libro
 Bomann Anne Cathrine, L’ora di Agathe
Ed. Iperborea
ebook e cartaceo

 

Chi è Anne Cathrine Bomann
Nata nel 1983 è una scrittrice, poetessa e psicologa danese. Vive a Copenaghen con il fidanzato filosofo e il loro cane Camus. È stata 12 volte campionessa danese di ping-pong e ha giocato diverse stagioni all'estero. L’ora di Agathe è il suo romanzo d'esordio, un caso editoriale alla London Book Fair, in corso di traduzione in quindici paesi.

 

 

 

 

 

 

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