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L’omaggio di Morricone ai migranti: "La voce dei sommersi"

Autore di indimenticabili colonne sonore entrate nell’immaginario collettivo, il grande compositore Ennio Morricone è morto a 91 anno a causa di alcune complicazioni dovute alla rottura di un femore avvenuta pochi giorni prima.

Leone, Pasolini, Tornatore, Tarantino, De Palma sono solo alcuni tra i registi con cui ha collaborato nel corso della sua lunga carriera, o forse sarebbe meglio dire che hanno collaborato con lui: spesso era proprio intorno alle sue musiche che si sviluppavano alcune delle scene rimaste nella storia del cinema, basti pensare ai film di Sergio Leone e alla sua “trilogia del dollaro”. L’estro di Morricone gli permetteva di spaziare dallo “spaghetti western”, al cinema impegnato di Pier Paolo Pasolini, alla commedia di Carlo Verdone, ai colossal hollywoodiani.

Sergio Morricone aveva vinto due oscar, uno alla carriera nel 2007 e l’ultimo nel 2016 per la colonna sonora di The Hateful Eight di Quentin Tarantino, divenendo in quel momento il più anziano vincitore dell’Academy di Los Angeles.

Dotato di animo sensibile e attento alla realtà contemporanea, non si era sottratto a prestare la sua musica anche per cause civili. Nel 2011, ad esempio, in occasione del 150esimo anniversario dell’Unità di Italia aveva composto una speciale “Elegia per l’Italia”, in cui mescolava le note del “Va’ Pensiero” con quelle del “Canto degli italiani”, l’inno nazionale. La composizione, eseguita nel corso del concerto del Primo Maggio a Piazza San Giovanni a Roma, era accompagnata da un messaggio in cui si sottolineava l’intento unificatore dell’opera: sottrarre il “Va’ Pensiero” di Verdi alla retorica secessionista che lo contrapponeva all’inno nazionale, per crearne un canto unificatore di tutto il paese, senza distinzioni.

Nel 2013, invece, profondamente scosso dal naufragio avvenuto il 3 ottobre al largo delle coste di Lampedusa nel quale persero la vita almeno 386 migranti, compose “La voce dei sommersi” una partitura di cinque minuti e mezzo, composta di getto, che unisce i rumori minacciosi delle onde alle voci dei migranti in fuga.

“All’inizio volevo chiamarlo “cantico” dei sommersi. Ma chi è morto non può cantare, dobbiamo onorarne la memoria” dichiarò Morricone al quotidiano Avvenire. L’autore sentiva il bisogno di raccontare quella “disperazione che costringe queste persone a fuggire e a non fermarsi neppure davanti al rischio di morire. Giovani uomini, donne, bambini: una disperazione immensa e senza voce. Tutte le tragedie di Lampedusa sono mute, nessuno ce le ha raccontate. Abbiamo visto le bare, ma sappiamo poco o nulla della vita di questi profughi che arrivano dalla costa libica, tunisina o egiziana e che, a loro volta, sono fuggiti da guerre, persecuzioni e sofferenze in altri paesi”.

I funerali di Ennio Morricone si svolgeranno in forma privata, come chiesto nel necrologio scritto di suo pugno solo pochi giorni prima di morire, “per non dare fastidio”.

La voce dei sommersi si può ascoltare qui:

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