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L’offensiva economica del Qatar approda in Europa, partendo dalla Grecia

Negli ultimi dieci anni lo sviluppo del piccolo emirato del Golfo Persico si è rilevato imponente e costante. La sua economia ha più che raddoppiato le proprie dimensioni e vanta il Pil pro capite più alto del mondo. 

 

 
 

Da diverso tempo, scorrendo le notizie economiche sul web ricorrono notizie di massicci investimenti all’estero da parte del Qatar. Uno tra i più recenti e ridondanti annunci proviene da un rapporto pubblicato da Deloitte, una delle aziende leader nei servizi di consulenza aziendale e revisione di bilancio.

Secondo il colosso newyorchese, nei prossimi dieci anni, l’emirato del Golfo Persico ha previsto un investimento di 200 miliardi di dollari, pari a 156 miliardi di euro, per la costruzione delle infrastrutture necessarie allo svolgimento dei Mondiali 2022 di calcio.

Parte di questo importante stanziamento è ovviamente destinata agli impianti sportivi, mentre venti miliardi saranno investiti in strutture alberghiere, in previsione del fatto che durante la Coppa del Mondo di calcio 2022 sono attesi in Qatar circa 400mila visitatori, con un incremento del 15% dell’attuale afflusso turistico. Tuttavia, non è stato ancora confermato se la kermesse calcistica si svolgerà nel canonico periodo estivo, tra luglio e agosto.

Circa 140 miliardi di dollari saranno invece riservati al potenziamento dei trasporti pubblici, metropolitane, rete stradale e alla costruzione del nuovo aeroporto internazionale di Doha, un progetto da 11 miliardi di dollari che sarà realizzato entro il 2014 e farà della capitale uno snodo per i trasporti di merci e passeggeri tra Asia ed Europa.

La nuova struttura consentirà alla già dinamica compagnia di bandiera, la Qatar Airways, di detenere un ruolo ancora più significativo nel panorama internazionale dei trasporti aerei.

Il vigore economico della Qatar Investment Autority (Qia), il fondo sovrano di investimento della petromonarchia, si sta concentrando anche sull’Europa, mirando in particolare alla Grecia, dove lo scorso 22 luglio la Qatar Petroleum International (Qpi) ha concluso il suo primo investimento nella terra dei centauri, firmando un accordo con il gruppo Gek Terna per l’acquisizione del 25% della centrale elettrica Heron II.

L’accordo commerciale era maturato alla fine dello scorso gennaio, in occasione della visita ufficiale nel paese arabo del premier greco Antonis Samaras. Nel corso dei colloqui, il Primo Ministro di Atene aveva ricevuto rassicurazioni dal suo omologo qatariota Sheikh Hamad bin Jassim al-Thani, in merito al fatto che il Qia fosse pronto ad investire un miliardo di euro nella penisola ellenica.

 L’importanza dell’intesa siglata tra la Qpi e la Gek Terna è andata dunque ben oltre le immediate aspettative della Grecia ed ha creato le premesse per un’alleanza strategica tra il consorzio ellenico e la compagnia petrolifera qatariota, che potrebbe consentire la realizzazione di investimenti congiunti non solo in Grecia, ma anche nelle aree vicine del sud-est dell’Europa.

Del resto, appare normale che l’interesse del Qatar verso il Vecchio continente non si limiti alla Grecia. Sembra però evidente che dopo l’entrata di Doha dalla porta principale nel patrimonio energetico greco, Atene ha le carte in regola per diventare la base perfetta al centro del Mediterraneo, dalla quale gestire ed espandere gli interessi dell’emirato.

Non è dunque un caso, se l’accordo con la Gek Terna sia giunto due mesi dopo l’istituzione del Nebras Power, un fondo da un miliardo di dollari creato dai vertici qatarioti allo scopo di acquisire beni attivi nei settori energetico e idrico all’estero

E’ importante notare, come uno degli Stati più piccoli al mondo popolato da poco meno di un milione e ottocentomila abitanti, sia riuscito a sviluppare negli anni un modello economico così influente da assicurargli un ruolo da protagonista in un contesto tanto complesso come il Medio Oriente. 

La straordinaria ricchezza economica e la grande abilità diplomatica dimostrata dal direttorio della famiglia Al Thani, alla guida del Qatar dall’indipendenza del 1971, hanno consentito l’ascesa del minuscolo potentato fino a renderlo capace di incidere nei più importanti eventi regionali e internazionali.

L’irruzione da protagonista sulla scena mondiale è anche correlata all’influente capacità mediatica che il piccolo emirato è in grado di esercitare attraverso l’emittente Al-Jazeera. Di proprietà de facto del governo qatariota, dal 1996 ad oggi, la stazione televisiva è riuscita a diventare il più importante network del mondo arabo.

L’analisi del ruolo di Al-Jazeera, però, non può prescindere dalla figura di Hamad bin Khalifa Al Thani. L’ex emiro sessantunenne del Qatar, che alla fine di giugno ha abdicato in favore del figlio Tamim ben Hamad Al Thani, ha infatti avuto l’indiscusso merito di trasformare il suo paese in un centro culturale della regione per consentirgli di assumere maggiore importanza nello scacchiere politico internazionale.

L'emittente qatariota ha portato questa piccola parte di deserto fuori dai suoi limitati confini e, allo stesso tempo, ha permesso l’ingresso nell’emirato di spettatori non più regionali, bensì globali. E pensare che inizialmente l’investimento di Al Thani era stato oggetto di scherno da parte degli altri tycoon mediorientali.

L’ascesa del micropotentato è stata graduale e ponderata, ma soprattutto favorita da diversi elementi. Primo tra tutti, la ricchezza di materie prime che scorrono nel sottosuolo (dopo Russia e Iran, il Qatar è il paese che ha le maggiori riserve di gas naturale), che ha trainato la crescita economica degli ultimi dieci anni e ha posizionato il piccolo emirato tra i giganti mondiali dell’energia.

Tutto ciò ha portato diffuso benessere tra la popolazione, che oltre a beneficiare del Pil pro capite più alto del mondo (superiore ai 100mila dollari secondo le stime del Fondo monetario internazionale), può vantare un tasso di disoccupazione che si aggira su percentuali tendenti allo zero.

Importante anche constatare come la crisi finanziaria abbia avuto, rispetto ai principali competitor regionali quali Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, effetti più limitati sui bilanci delle banche, anche grazie all’intervento della Qia che si è impegnata, attraverso una ricapitalizzazione, ad acquistare fino al 20% del capitale delle banche che ne avessero fatto richiesta.

Per continuare ad affermarsi come un protagonista della scena mondiale, la famiglia reale è ricorsa anche all’arte, acquistando per oltre 250 milioni di dollari una delle cinque versioni dei "Giocatori di carte" di Paul Cezanne.

Il dipinto più famoso del maestro post-impressionista francese sarà esposto in bella mostra nella sezione riservata alle opere d’arte moderna nel nuovo Museo Nazionale del Qatar, progettato dall’architetto Jean Nouvelle, che verrà inaugurato alla fine del prossimo anno.

 

Foto: Aero Icarus/Flickr

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