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L’incompetenza, questa conosciuta

Che viviamo tempi difficili credo sia sotto gli occhi di tutti. Che all'interno di questo processo di decadimento i segnali di ripresa siano assenti è ugualmente chiaro e lampante. Ma uno degli aspetti meno analizzati e forse più devastanti è il diffondersi dell'incompetenza.

Un importante e stimato virologo italiano viene costantemente attaccato sui social e no attraverso tesi inadeguate e prive di qualsivoglia supporto tecnico e scientifico. Poco importa che l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) indichi un aumento esponenziale e pericolossimo dei casi di morbillo, anche e soprattutto nei paesi più ricchi (USA al 1° posto, Italia al 5°), nulla importa che la notizia venga riportata dai più importanti media italiani ed internazionali: le tesi negazioniste prosperano tranquillamente, riscuotendo anche un certo successo.

Renzo Piano, uno dei più stimati ed abili architetti italiani, acclamato e chiamato da tutto il mondo, offre all'Italia a pochi giorni dal disastro del ponte Morandi uno studio di fattibilità ed un progetto di ricostruzione. Il progetto avrebbe dovuto essere quanto meno applaudito. Certo, analizzando con cura ogni minimo particolare, ma la genesi comunque partiva da un personaggio ed uno studio attendibilissimi. Ma no, non è così. Un importante (?) esponente del governo declina l'offerta salvo poi cedere alle pressioni mesi dopo, comunque inserendo nel decreto legge paletti tipo "salvo intese" che consentono in futuro interventi a gamba tesa sui lavori. Anche qua poco importa che i genovesi debbano attendere mesi supplementari ed inutili e che tutto il trasporto su gomma italiano e straniero sia obbligato a tragitti alternativi più lunghi e costosi: l'importante è che il millantatore possa millantare.

Comincia a delinearsi lo scopo di questa campagna denigratoria. Se un individuo non ha alcuna possibilità di arrivare a competere con un serio e stimato professionista, l'unico metodo che gli rimane è tentare di demolire la vittima portandolo al livello più basso ed infimo, quello occupato spesso proprio da quell'individuo.

Ho scelto all'inizio due esempi noti e conosciuti, ma sappiamo tutti che questo annichilimento professionale si esplica ed ogni livello grazie alla concorrenza di dopolavoristi, figli della portinaia, cugino del cugino, amico dell'amico. Questi, di volta in volta, si trasformano in elettricisti, idraulici, falegnami, cuochi, arredatori e molte altre professioni. Nelle nuove professioni, dove spesso mancano dei piani di studio formativi, questo fenomeno arriva a livelli devastanti: chiunque si trasforma in tecnico hardware, progettista, grafico (chi non è capace di usare Photoshop?), creativo. La Rete in questo caso svolge abilmente il suo ruolo demolitore. Ci sono siti che raccolgono persone prive di qualsivoglia requisito trasformandoli come per magia in professionisti, spesso multisettore. Poco importa che nel form di iscrizione spesso manchi la casella degli studi, delle esperienze o della partita IVA: importante è avere tante persone da proporre al pubblico. Poco importa poi al sito l'esito dei lavori e che questi alla fine risulti nefando. Scusa cliente ma chi l'ha scelto il "professionista"? Tu vero? Ed allora, cosa vuoi da me?

In questa devastazione professionale lo Stato non solo non tutela l'artigiano (occhio, termine nobilissimo), ma studia leggi ad hoc certificando l'approssimazione ed equiparandola ad anni di studi. Sarà sufficiente dimostrare che si è svolto per alcuni anni il lavoro di infermiere per diventare professionisti del settore e neolaureati in Medicina saranno equiparati nei Pronto Soccorso ai colleghi che si sono specializzati in anni di studio. Si dirà che lo Stato è stato obbligato a questa scelta dalla cronica carenza di questo personale. Quindi lo Stato, invece di incentivare queste specializzazioni, preferisce declassare chi questa specializzazione l'ha già conseguita.

Dove ci porterà tutto questo? All'incompetenza al potere? Forse. Del resto la politica non sta già percorrendo questa strada?

 

Foto: Sue Clarck

 

Commenti all'articolo

  • Di Marina Serafini (---.---.---.21) 4 maggio 2019 09:16
    Marina Serafini

    La politica non sta percorrendo questa strada: la politica l’ha costruita, questa strada, e lo ha fatto attraverso un processo strutturato e programmatico che ha visto inserire in ruoli decisionali- politici persone dallo spessore culturale e intellettivo veramente limitato. Questi, a cascata, portano avanti dinamiche malsane e miopi di cui si fanno incompetentemente garanti. Dovrei dire piuttosto "competentemente", dato il forte livello di incompetenza che dimostrano. Questi contribuiscono a creare un clima culturale becero e limitante che, metabolizzato soprattutto da chi vi nasce e cresce dentro, non fa che alimentare a sua volta una scarsa capacità critico riflessiva e, inevitabilmente, di competenze. Ha ragione nell’accusare lo stato di carenza progressiva di competenze, e mi viene da sottolineare come questo clima culturale nutrito nei nostri tempi, sembra finalizzato proprio a denigrare le competenze, a vanificare quell’esisgenza una volta percepita dai giovani di affinarle e svilupparle, le competenze. Oggi non si dá prospettiva di carriera, né di crescita; oggi i professionisti sembra non siano più richiesti, non vengono premiati né ricercati. Nessuno "perde" più tempo a occuparsi di formazione, i processi di selezione in azienda sono ridicoli, svolti da persone che, a loro volta, non hanno competenza. Il mercato sembra muoversi lungo una piatta linea indifferenziata di servizi omologati. Compra e vendi. E paghiamo poco chi mettiamo a operare perché tanto c’è crisi, e se questa persona non si accontenterà, ce ne sono decide che aspettano di poter trovare un lavoro... Con queste premesse é ben facile tirare su generazioni sfiduciate e insoddisfatte, e con poche ambizioni. Le ambizioni vengono uccise. Le speranze sono oscurate. Non c’è l’ambiente che ne consenta lo sviluppo, e neanche il germoglio. La strada é stata già costruita, e ci porta dritti dritti alla miseria.

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