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L’inchiesta “Meta” scuote Reggio Calabria e provincia

L’inchiesta “Meta”, condotta dal pm Giuseppe Lombardo, continua a seminare terrore negli ambienti politici, imprenditoriali e mafiosi della provincia di Reggio Calabria. Si stanno delineando i contorni di un sistema illecito finalizzato alla gestione di appalti, assunzioni, estorsioni e, ovviamente, al voto di scambio. Per la prima volta emergono delle responsabilità non soltanto a carico di alcune famiglie mafiose della città, come i De Stefano e i Condello, ma soprattutto nei riguardi della cosiddetta zona grigia, fatta di insospettabili professionisti, imprenditori e funzionari della pubblica amministrazione, i quali sembra non si siano limitati a svolgere il ruolo di comparsa nel sistema descritto. L’ordinanza, infatti, ha disposto il sequestro di beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro.
 
Dopi i primi arresti di imprenditori ed esponenti di famiglie appartenenti alla ‘ndrangheta, effettuati nel mese di giugno, le indagini hanno rapidamente portato gli inquirenti nei palazzi della politica. Qualche indescrizione giornalistica, infatti, riferiva del coinvolgimento di alcuni politici del pdl, ma la notizia è stata subito smentita dalla procura.
 
In questi ultimi giorni sembra regnare una calma irreale. Sono in tanti, tuttavia, a pensare che si tratti della classica quiete prima della tempesta. Certo è che i ROS, dopo aver effettuato un lavoro certosino, hanno trasmesso alla magistratura gli atti relativi alle indagini svolte, tra i quali figura il famigerato faldone n. 45, che conterrebbe i nomi di illustri personaggi politici calabresi. Ma il lavoro dei magistrati è soltanto agli inizi, tutto fa supporre che nei prossimi mesi potrebbero esserci delle novità di grande rilevanza.

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