• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > L’impronta Del Turco

L’impronta Del Turco


Ricambio e nuove, improvvise, drastiche ipotesi

ore 16.45
Quando cerchi la sinistra ti ci imbatti all’improvviso. In giro per saldi la mia signora e mia madre hanno incontrato Sebino Nela a far compere. Là stava un tempo, a sinistra. Massiccio, potente, autorevole, faceva paura solo a vederlo. Un posto in direzione fossi Walter glielo darei.

ore 16.05
Rosy Bindi era caduta in disgrazia. Però l’intervista a Repubblica di oggi, intitolata "No ad un Pd di sinistra alleato all’Udc, forse Rutelli sta pensando di uscire", la riporta di prepotenza alla leadership della sinistra del Partito Democratico. Presto la tratteranno come una Guzzanti qualsiasi.
Parlando di donne toste a sinistra, Marta Meo, la prova vivente che qualcuno a Walter le lettere le scrive davvero, ha raccontato quella che per lei è stata un’avventura.
Per chi è stato Aborigena e ogni tanto prende un taxi a Roma il tutto è stato abbastanza ordinario. [...]

ore 15.45
Il titolo più forte di giornata forse era Ottaviano-Rebibbia. Però opto per l’ultimo proposto da geronimo, più trasversale al resto del post.

ore 15.32
Due post che rendono il momento: Questione morale, di Adinolfi, che martedì chiederà in Direzione la sospensione immediata degli accusati del Partito "fino ad eventuale scagionamento" e Cronache dalla follia: il centrosinistra oggi, di Gilioli (che se il PD è messo male, non è che gli altri stiano messi molto meglio).
Non posso invece linkarvi l’inserto di 3 pagine del Riformista di oggi intitolato "Avanti tutta col tedesco".
Si tratta del documento alla base del confronto sulla riforma elettorale promosso da "14 think tank di diversa sensibilità politica" in programma oggi al Ripetta. Trattasi di insubibile murata di parole occasionalmente intervallata dalle foto scontornate di D’Alema (già da giorni al comando ufficioso delle operazioni PD), Casini, Bassanini e Salvi.
Raramente evento s’annuncia più palloso e avulso dal mondo, ma al tempo stesso determinante per gli equilibri politici, come questo.

ore 15.01
Tra i tanti modi di farsi del male Paolo Gentiloni ne ha escogitato uno più originale degli altri affermando: Se l’universo simbolico resta quello delle vecchie feste dell’Unità, allora la battaglia è già persa. Mi chiedo se ora siamo quelli che bevono il vino rosso col pesce... Red and Fish".
Sulla questione ho scritto un post sul blog su La7 intitolato "Levateje er vino".
Qui, come lì, segnalo il bel lavoro del videoblogger consigliere regionale lombardo Civati, conosciuto tra Mille venerdì, che ha varato un documentario partecipativo (nel senso che se ho capito bene il progetto è aperto a contributi esterni) su PD e Feste dell’Unità dal titolo Il grembiule.

ore 13.21
Temi come quelli affrontati sabato sono diventati più pesanti di quanto non siano mai stati.
Democrazia, legalità, rappresentanza, giustizia, antimafia, è roba demodé, come ha detto Tana De Zulueta, per gente un po’ fissata, contenuti che non fanno più notizia a meno che non ci sia un vaffanculo nei paraggi a far da sottotitolo.
E però bastava essere sabato in quella afosa bellissima sala offerta dal Comune di Bologna per capire quanto ancora quell’alfabeto della democracia stampato sulle magliette distribuite all’ingresso riuscisse ancora a far partecipare ed emozionare, e la voce registrata di Caponnetto mandata dalle casse rendeva i suoi tempi migliori dei nostri.
Nando Dalla Chiesa, Giuseppe Ayala, Giorgio Galli, Tana de Zulueta, Silvia Della Monica, Giuseppe Guzzetta e Stefania Pellegrini hanno fatto passare ai partecipanti 3 ore pregne come raramente se ne possono passare a parlare di Italia di questi tempi. Sono intervenuto per secondo, dopo Galli; ho parlato delle mie scuole di formazione politica, tra famiglia, Fgci e Internet.
A pranzo il relatore più energico e risoluto del gruppo, Giorgio Galli, 80 anni, mi ha chiesto se anche lui potesse fare qualcosa con un blog.
"Io però non sono un tecnico", mi ha confidato rammaricato.
"Però sa scrivere", gli ho risposto.
"Beh sì", ha ammesso ridendo.


"E allora che problema c’è?" gli ho detto salutandolo.

ore 12.21
E poi sono andato a Bologna, dove il sabato mattina ci sarebbe stata la presentazione della scuola di formazione politica promossa da Nando Dalla Chiesa sul suo blog, intitolata ad Antonino Caponnetto.
Tanto per cambiare, sono finito a cenare in una festa dell’Unità, quella di San Lazzaro, probabilmente la prima emiliana di tutta la mia vita. Quando siamo arrivati con la macchina abbiamo esultato per l’abbondanza di bandiere rosse, ma erano quelle della Dahiatsu, ingannevolmente sventolanti a pochi metri dai tricolori piddini.
Vedere all’esterno della Festa i manifesti degli eroi del liscio al posto di quelli romani di Meg o Fabri Fibra mi ha messo subito di buon umore. La fanga è qui, ho pensato. La Festa sembrava una specie di Luna Park, ne sono stato da subito suggestionato, ma siccome tutto è relativo uno dei miei nuovi compagni di cena dietro di me considerava come un tempo lo spazio dibattiti fosse più ampio di quello del ristorante, oggi invece sì e no se magna, e teniamoci almeno quello.
Nonostante sul menu fossero offerti dietetici ragù di somarello e polente col somarello i somarelli in questione erano già stati tutti accoppati e ci siamo accontentati di tris di primi, castrati, sarcicciame vario ed efficienza militante emiliana tale per cui non sono rimasto neanche 30 secondi senza un piatto davanti, col personale del ristorante tradizionale rigidamente teso al servizio e all’ubriacatura altrui.
Eravamo una quarantina, una specie di Nandocamp, con commentatori del suo blog e compagni d’avventure passate. Ci saremmo ritrovati il giorno dopo nei palazzi del Comune, per il primo giorno di scuola.

ore 11.41
Walter è entrato in sala due minuti esatti dopo il mio intervento e io ci sono rimasto male, ma male davvero, oltre ogni personale aspettative. E mica lo so perché ci so rimasto così male.
Nel mio intervento penso di non averlo neanche nominato a Walter, ma se lo avessi avuto lì davanti come tutti gli altri, un brandello di tela di dialogo gliel’avrei tirato volentieri, con affetto, per farci una risata, magari amara, insomma, qualcosa ne sarebbe uscito fuori. E invece niente.
Però poi ho dialogato con la Marianna.
Uscendo dalla sala Madia si è fermata dicendomi "tu sei il mio mito, io ti imito sempre mentre fai le telefonate a Walter". Ecco, l’imbarazzo mio e dei presenti è stato tanto, tagliare il silenzio non era facile, neanche per lei che pure cercava spiragli di conversazione del tipo "tu non m’hai invitato" (essendo per lei io uno dei Mille e non avendola i Mille ufficialmente invitata lei se l’è presa con me). Ho cercato di spiegarle che non avevo colpe e per cambiare discorso le ho chiesto cosa avesse raccontato all’intervistatore Torchiaro (amico mio e di Alfredo, ex figgicciotto del Woody Allen divenuto un giorno giovane socialista e più o meno per questo espulso il dì che si presentò in Federazione col garofano e l’Avanti) a proposito di quanto aveva fin lì ascoltato.
"Mah, sai, ho usato il solito politichese", ha risposto a me e ai testimoni lì presenti a pochi minuti di distanza dal discorso in cui Walter aveva chiesto ai Mille di non diventare come i padri, a partire dal linguaggio.
"Te sei imparata subito", le ho detto prima di sentirla dire saggiamente: "ora come ora c’è bisogno di ascoltare, ascoltare, ascoltare...". Ho pensato all’Amanda Sandrelli di Non ci resta che piangere, le ho raccomandato di continuare ad ascoltare, a studiare, ma lì intorno sudavamo un po’ tutti, e non era per il caldo.
M’ha fatto tanta tenerezza.

ore 11.03
In chat Akille propone come titolo: Più che iMille i6Mioni. Ha senso anche se forse è eccessivamente penalizzante per i primi. Come raccontato nei miei 6 minuti e 3 secondi di intervento, Floriana mi aveva chiesto di boicottarli i Mille, che poi sarei passato per uno di loro e non è bello che questi tornino dalla fuga all’estero per venirci a dire a noi che stiamo ai fornelli delle feste dell’Unità cosa fare, a noi che so anni che ci sbattiamo tra sezioni sempre più vuote e campagne elettorali per municipi che sembrano uffici di collocamento e insomma so pure mpo stronzetti. Le ho risposto che se fosse uscito che sono dei Mille, pazienza, non sarebbe stato un mio problema, e che comunque iMille sono tipi tranquilli, probabilmente con qualche stronzo fisiologico, più o meno nella media, come credo sia anche tra chi frigge alla Festa dell’Unità, tra chi finisce in Municipio, eccetera eccetera.
Le ho comunque promesso che avrei raccontato di questa mancata sintonia tra fratelli democratici che se non si capiscono è molto difficile che riescano un giorno ad uccidere il padre, o almeno a provare a dimostrare che ormai è più rincojonito di loro. E così ho fatto.
Online ci sono i video di tutti gli interventi della giornata cui sono stato invitato a partecipare.
La cosa forse un po’ deludente, col senno di poi, è che oggettivamente l’intervento che più mi è piaciuto è stato quello di un politico politico neanche troppo giovane, Gianni Cuperlo.
E’ lui che più e meglio di ogni altro ha fatto presente la necessità di una battaglia delle idee per chiunque ambisca a dimostrarsi pronto e migliore dell’esistente, del bisogno di un pensiero nuovo e forte da costruire e buttare in mezzo a cambiare il mondo.
Il pericolo di morire di pragmatismo, ha detto Cuperlo, è forte se neanche le implicazionni di un’impronta digitale coatta e razzista sono sufficienti per far scendere in piazza i giovani.
Cuperlo diceva queste cose davanti alle decine di Mille lì presenti, ma lo diceva anche davanti al padre, Walter Veltroni, seduto in prima fila. Voleva sferzare iMille, a me è sembrato che sferzasse il padre, per certi versi pure suo.
Sarebbe divertente se fosse Cuperlo ad organizzare la prima manifestazione della storia del PD.

ore 10.04
Devo capire dove sia il nesso ammesso che nesso ci sia tra l’arresto di Ottaviano Del Turco di stamattina e gli ultimi giorni trascorsi a parlare di ricambio della classe dirigente e legalità, politici innocenti o impuniti.
Che il ricambio di cui sopra debba passare dalle manette è cosa triste che non offre, tra l’altro, garanzie di miglioramento per il futuro.
Cooptazione o battaglia delle idee, queste le due strade tradizionalmente previste per nuove leve ambiziose di scalata agli organigrammi della politica, queste le due ipotesi prese in esame venerdì all’Assemblea dei Mille. Nessuno ha però pensato all’azzeramento improvviso dei vertici per cause formalmente esterne (arresti), ma molto interne.
C’è da capire se non ci si è pensato per eccesso di buona fede, o per puro realismo.


Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox




Palmares