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L’evoluzione della specie (televisiva)

L’estate televisiva italiana (a parte le olimpiadi di Pechino) è stata dominata da programmi che non hanno lasciato il segno, anzi, si sono fatti ricordare per un riciclo di contenuti esagerato, talmente evidente che cambiando canale si rischiava di dire “Ma…questo non era anche sul 5?”.

 

Se da un lato la tecnologia ha fatto passi da gigante, questo non si può dire per la qualità dei contenuti trasmessi: persino alcuni evergreen hanno perso lo smalto di un tempo. Come al solito, una vera spinta innovatrice latita: c’è chi rischia di compiere 90 anni in diretta col microfono legato al bastone, mucchi di avvenenti signorine tutte uguali (stanno diventando come i cinesi, impossibili da distinguere), formule riproposte fino alla nausea e tragedie/litigi/nudità/violenza che imperversano a gonfiare la vena voyeuristica dello spettatore medio.

Ma a che servono gli schermi piatti, l’alta definizione, tv con prese usb integrate, servizi che porteranno widget in tempo reale sui nostri schermi quando si evolve solo il mezzo e non il contenuto? Manca il coraggio di un cambio di direzione radicale, il solo modo per non rendere insensata ed anacronistica un’integrazione tra web e tv (che non si è smossa molto dai programmi del mitico Mago Zurlì) che, comunque, prima o poi si dovrà fare.

Sempre che Mike Buongiorno non abbia già scoperto l’elisir della vita eterna: perchè se ce l’ha (e vuoi che non lo passi al suo “Gruppo di conduttori da ospizio”) siamo finiti. Allegria!

P.S.: vi consiglio di non mancare al dibattito “Frontiere della televisione: mouse contro telecomando”, in programma domani al Blogfest 2008.

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