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L’errore di Damasio?

Antonio Damasio, famoso neuroscienziato autore di una trilogia molto apprezzata sulla relazione tra mente, cervello e corpo, sta per pubblicare su PNAS una ricerca in cui viene evidenziato come assimilare informazioni che abbiano a che fare con questioni etiche richieda un tempo minimo di elaborazione da parte del cervello, valutabile in 6/8 secondi.

Da questo presupposto, fin dal titolo della fonte originale, “Tweet this: Rapid-fire media may confuse your moral compass” si è fatta un’arbitraria associazione con i digital media, in particolare con i servizi di microblogging come Twitter o addirittura con i social network come Facebook, imputando loro una certa “cecità morale”.

Nella fonte originale Manuel Castells, commentando i risultati della ricerca, dice:

he was less concerned about online social spaces, some of which can provide opportunities for reflection, than about “fast-moving television or virtual games.”[...]. In a media culture in which violence and suffering becomes an endless show, be it in fiction or in infotainment, indifference to the vision of human suffering gradually sets in

Lo stesso Damasio punta il dito contro i mass media, non citando i social media.

Vi è stata una forzatura nell’interpretazione della ricerca che dalla fonte primaria si è diffusa ed amplificata attraverso le fonti secondarie; qui in Italia si possono citare il blog di De Biase e soprattutto un articolo del Corriere della Sera online che interpreta in modo del tutto originale i risultati di Damasio.

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