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 Home page > Tempo Libero > Recensioni > L’email e il destino del sovraccarico informativo

L’email e il destino del sovraccarico informativo

In questo libro quasi coraggioso viene ripensato il lavoro intellettuale in modo quasi totale, attraverso un'analisi orientata in maniera sistematica: "Un mondo senza email" (Cal Newport, www.roiedizioni.it, 2021, 335 pagine).

La riorganizzazione dell'attività lavorativa è sicuramente un tema molto trascurato in Italia ed è il tema centrale di qualsiasi lavoratore nell'ambito della conoscenza e della formazione. Però in quasi tutti i paesi occidentali l'abitudine al nuovo lavoro digitale è stata assimilata in modo troppo sociale e poco mentale. 

In tutti questi anni l'email è stata sicuramente sopravvalutata, e la magia della sua forza è svanita quasi nel nulla della semplice quotidianità. L'enorme flusso di comunicazioni ha sommerso molte persone in modi quasi incontrollati. In troppi casi il lavoro intellettuale sottovaluta la concentrazione, che non è aiutata dalle continue interruzioni.

Purtroppo una tipologia di formazione non può riguardare tutti, e andrebbe sempre ben calibrata, tenendo ben presente anche il concetto di Mente Alveare Iperattiva: il "flusso di lavoro incentrato sulla conversazione continua, alimentata da messaggi imprevisti e non strutturati, che sono veicolati tramite strumenti di comunicazione digitale come la posta elettronica" (introduzione).

Molto potenziale intellettivo latente può essere smosso per creare "un insieme di cervelli umani collegati tra loro in reti, al fine di produrre il maggiore valore possibile nel modo più sostenibile. Un suggerimento: è improbabile che la risposta giusta implichi il controllo della posta elettronica ogni sei minuti". In ogni caso il fattore più creativo riguarda sempre la libertà e le varie email dovrebbe essere più essenziali e più brevi.

Comunque "La maggior parte dei lavoratori della conoscenza è talmente invischiata in impegni, obblighi e metodi di lavoro frutto di retaggi del passato che spesso non è possibile ridurre questo carico con un'unica mossa audace" (p. 287). Siamo tutti troppo umani. Solo qualche sprint ogni tanto ci può fare migliorare.

Infine è il caso di chiudere dicendo che molto probabilmente l'intellettuale francese Rousseau aveva ragione: la natura umana, prima di subire l'ambiguo e l'ambivalente influsso della politica, era semplicemente virtuosa (p. 180). Solo una cosa è sicura: moltissime persone meno cose fanno, meglio le fanno. Diventando più semplici e più adattabili. E molto più attente (Teoria del Capitale Attentivo).

 

Cal Newport è nato nel 1982, nel 2009 ha ottenuto il dottorato in Computer science al MIT e insegna alla Georgetown University. Il professore è un minimalista digitale che non possiede nessun social e che ha pubblicato anche questi saggi: "Deep Work" e "Minimalismo digitale". Potete ricercare sue notizie online, anche tramite il servizio sul magazine di 4books. Oppure potete approfondire il suo sito: www.calnewport.com.

 

Nota quasi misteriosa - Come affermato da Chris Anderson, di solito "le dinamiche che entrano in gioco quando un costo si riduce a zero possono essere "profondamente misteriose" e difficilmente prevedibili, come avviene nel caso della comunicazione gratuita (introduzione). Invece il sociologo Neil Postman è stato molto chiaro: "Dobbiamo procedere tenendo gli occhi ben aperti... per utilizzare la tecnologia anziché essere usati dalla tecnologia" (p. 315).

Nota quasi goduriosa - "Se in una scuola di business qualcuno dicesse che è possibile licenziare un cliente, sarebbe cacciato. Ma per me è una realtà che ci permette di individuare i clienti con cui vogliamo lavorare veramente" (Tobi Lutke, CEO di Shopify, p. 246; intervista reperibile su www.inc.com). Per approfondire una rivista specializzata sulla formazione di fascia alta: www.chronicle.com.

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