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L’economia della ciambella. Chi vuol capire un vero economista?

Kate Raworth è un'economista atipica che ha pubblicato un saggio molto interessante: "L'economia della ciambella. Sette mosse per pensare come un economista del XXI secolo" (Edizioni Ambiente, 2017, settima ristampa del 2021, 300 pagine, 22 euro).

Kate Raworth ha confessato che da giovane ha cercato di capire le cose guardando vari telegiornali, venendo colpita in modo irreversibile dai molti bambini morenti a causa della carestia in Etiopia. Così Kate Raworth si iscrisse alla Oxford University, ma non rimase molto convinta dai vari insegnamenti economici che le venivano proposti. Quindi si è decisa: ha abbandonato l'economia teorica per abbandonarsi alle "sfide economiche del mondo reale" (p. 33), e "lo scopo di questo libro è rivelare il potere del contesto visivo, e di usarlo per trasformare il pensiero economico del XXI secolo" (p. 45). Tutto ciò per integrare il lavoro di George Lakoff, che sottolineò "il potere del contesto verbale" in politica e in economia.

Nel nuovo circolo "della ciambella" bisogna sostituire l'importanza del Prodotto interno lordo con l'mportanza dell'equilibro nelle società umane. Bisogna passare dal solo diagramma del flusso circolare del reddito a nuove narrative che sviluppano le relazioni. La natura umana positiva va rafforzata e incentivata. I principali sistemi economici e sociali vanno capiti meglio. Le diseguaglianze vanno combattute e bisogna progettare per distribuire meglio il denaro tra le varie classi sociali. Bisogna ricreare per rigenerare meglio.

Forse bisognerebbe capire che l'economia non può crescere in maniera infinita e che probabilmente può migliorare anche senza una crescita. L'economia non può essere vista come una pericolosa crescita finanziaria che assorbe liquidità utile in altri settori. Altrimenti piano piano la finanza occidentale rischierà di mandare in coma l'intera economia.

Comunque due grandi economisti hanno avuto ben chiare alcune cose fondamentali. Per John Maynard Keynes "Le idee degli economisti e dei filosofi politici, sia quando sono esatte sia quando sono sbagliate, sono più potenti di quanto si ritenga comunemente. In realtà il mondo è regolato da poco altro... Gli uomini concreti, che credono di essere esenti da influenze intellettuali, sono solitamente schiavi di qualche economista tramontato " (p. 31). E più chiari di così non è proprio possibile.

Fredrich von Hayek era un neoliberista in disaccordo su quasi tutto, ma su questa questione era in accordo con Keynes. E quando visse il premio Nobel per l'Economia disse: "Il premio Nobel conferisce a un individuo un'autorità che in economia nessun uomo dovrebbe possedere, perché l'influenza dell'economista che più pesa è l'influenza che esercita sui profani: politici, giornalisti, impiegati, statali e popolazione in generale" (p. 32). Quindi tutti i vari media sono succubi di questa grande problematica.

Paul Samuelson, un altro grande economista, che vinse il premio Nobel nel 1970, fu invitato a semplificare le lezioni di economia per poter far apprendere meglio la materia, e "mettendo da parte le equazioni per specialisti, egli si affidò completamente a diagrammi, grafici e tracciati per creare il suo corso di economia a "servizio completo" per le masse (p. 41). Il suo saggio economico diventò il libro di testo più venduto in USA in trent'anni.

In definitiva servirebbero cinque azioni per vivere meglio: connettersi di più con le persone vicine e lontane; essere più attivi fisicamente e culturalmente; informarsi meglio sul mondo; imparare nuove cose e nuove abilità; offrire più tempo e più cose agli altri" (p. 280). In teoria bisognerebbe riempire la nostra vita di persone e non di cose.

E, alla fine di tutto, potrebbe anche bastare investire sui giovani: "Gli studenti devono imparare ad abbandonare le vecchie idee, come e quando sostituirle... come imparare, disimparare e imparare di nuovo" (Alvin Toffler, futurologo e sociologo morto in California nel 2016). Perciò, anche per provare a ridiventare più giovani, provate a pensare a un altro futuro (www.futurimagazine.it).

Kate Raworth insegna al Master in Environmental Change and Managmente, ed è Senior Visiting Research Associate presso l'Environmental Change Institute dell'Università di Oxford. Oltretutto è anche Senior Associate del Cambridge Institute for Sustainability Leardership e fa parte del Club di Roma (www.clubofrome.org). Nella sua vita ha collaborato con lo United Nations Development e ha lavorato con la famosa società Oxfam (www.oxfam.org, www.oxfamitalia.org).

Nota illuminante - Di solito "ogni punto di vista è peculiare di una situazione sociale" e "ognuno di noi ha una propria "visione del mondo" che agisce come una lente attraverso la quale interpreta ciò che lo circonda" (parole del sociologo Karl Manheim, della fine degli anni Venti; p. 43). Per provare a capire un nuovo approccio economico: https://neweconomics.org

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.35) 26 febbraio 10:34
    Damiano Mazzotti

    Forse è il caso di aggiungere che "le assunzioni più importanti di un modello non sono nelle equazioni, ma in quello che esse non ricomprendono; non in quello che viene dichiarato, ma in ciò che non viene reso esplicito; non nelle variabili sullo schermo del computer, ma negli spazi vuoti che le circondano" (John Sterman, esperto di sistemi, a pag. 86).

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.144) 26 febbraio 11:08
    Damiano Mazzotti

    Del resto "pochi uomini sono disposti a sfidare la disapprovazione dei loro compagni, la censura dei loro colleghi, il furore della società. Il coraggio morale è un bene più raro dell’ardimento in battaglia" (di Robert Kennedy o di chi scrisse il suo intervento).

  • Di Truman Burbank (---.---.---.33) 27 febbraio 13:22
    Truman Burbank

    Interessante segnalazione di Damiano, che ringrazio.

    Su un punto però sono in disaccordo, più che altro sul modo di raccontarlo: "l’economia non può crescere in maniera infinita e [...] probabilmente può migliorare anche senza una crescita". A me sembra che in sostanza sia successo il contrario, ciò che viene chiamato solitamente "economia", per esempio PIL e valori confrontati ad esso, es debito pubblico, sono valori scritti nei computer che hanno scarsa attinenza con il mondo reale e possono crescere praticamente all’infinito, sono cifre fantastiche che nascono dalla speculazione e posso essere gonfiate a volontà. L’effetto che hanno sul mondo reale è distruttivo, ma questo è qualcosa che in qualche modo è noto da tempo, si dice che "la moneta cattiva scaccia la moneta buona". Si spiegano così situazioni a prima vista incomprensibili, come la guerra della NATO alla Russia in Ucraina, la NATO pensava di vincere, con la propaganda e le sanzioni, contro una piccola economia come quella russa. Ma la realtà è vendicativa, quando viene insultata per troppo tempo.

    Forse ho divagato troppo, intendevo dire che l’Occidente crede proprio in una "economia" fantastica che cresce all’infinito, con aziende fasulle che usano dollari falsi (tutit i dollari sono falsi, sono "fiat") per incrementare il valore delle proprie azioni; e l’economia cresce, ma è economia irreale. Ecco, l’irreale può crescere a volontà.

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