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L’Obelisco domina Nueve de Julio

Oltre l’Occidente: Da Buenos Aires una serie di impressioni di vita di Claudia Bellocchi che ha scelto come meta di parte del suo immaginario, dividendosi tra due continenti e due culture vita.

Quando mi chiedono di parlare di Buenos Aires e dei suoi scorci, cercando nella mia memoria le immagini più belle per delle pennellate suggestive, subito mi invade il mio primo ricordo: la nueve de Julio dominata dall’Obelisco. Come i pulcini appena usciti dall’uovo riconoscono il primo essere che vedono come il loro genitore, così io associo Buenos Aires a questa via che è la più larga del mondo e solo di seguito riconosco altri luoghi ugualmente o anche più suggestivi: la nueve de Julio e l’Obelisco furono il mio primo avvertire, mentre stavo nel taxi che mi portava dall’aeroporto all’albergo, che ero arrivata a Buenos Aires.

Era il mese di novembre il clima primaverile colorato dall’azul violaceo dei fiori di Jacarandas che mi incantava, mai avevo visto un cielo così limpido e la nueve de Julio, con il suo obelisco, incorniciata da un susseguirsi di palazzi nei più svariati stili dai super moderni a quelli di stile totalmente francese. Un accostamento ed una mescolanza che mi meravigliarono, così come a sorprendermi all’inizio era anche il traffico perché il mio occhio non era abituato alle dimensioni del nuovo mondo.

Opera di Claudia Bellocchi ispirata all'Obelisco della nueve de JulioDa quel primo viaggio ogni arrivo e partenza è stato scandito dal passaggio attraverso la nueve de Julio, e sempre il mio cuore palpitava per un arrivo o piangeva di una nostalgia di immigrante per una partenza, quando, con l’obelisco alle mie spalle sapevo che se anche avessi voltato lo sguardo non lo avrei più potuto vedere fino al prossimo viaggio. Nella nueve de Julio avvertì per la prima volta, il senso dell’ironia e della libertà senza ipocrisie che hanno gli argentini per esprimersi, quando vidi l’obelisco vestito di un “preservativo gigante rosa” nella manifestazione della giornata contro l’AIDS. Quanto ho riso! e quanto o pensato che mai a Roma, così vicina al vaticano, si avrebbe avuto il coraggio di farlo…..

Quest’ultimo anno sono stata invitata a fare una esposizione una personale dei miei quadri proprio il periodo dei festeggiamenti del Bicentenario che per ovvi motivi storici e logistici sono stati organizzati nella nueve de Julio. Un fiume di gente proibiva il transito dei veicoli non solo alla nueve de Julio ma anche a tutte strade che partivano da questa. Una moltitudine mai vista caotica allegra e orgogliosamente commossa, a condividere gli eventi celebrativi. La musica, le sfilate e le manifestazioni dislocate lungo i chilometri della nueve de Julio rappresentarono l’essenza dell’argentina e tutta la storia dei 200 anni trascorsi dalla rivoluzione di maggio del 1810 in cui in cui si costituti il primo governo patrio argentino ad oggi, con sue glorie e i suoi momenti drammatici. Nella Manifestazione proprio alla nueve de Julio, mi sono sentita accolta e parte di un popolo, la mia immaginazione o il mio profondo desiderio di essere e non viaggiare in questa città mi ha fatto sognare che se in fondo stavo sincronicamente festeggiando il bicentenario era, perché avrei anch’io prima o poi vissuto a Buenos Aires. Buenos Aires, ottobre 2010

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