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L’Italicum potrebbe funzionare, ma non in Italia

Cambiano le regole del gioco della politica italiana e tutto questo, per un asserito interesse di un ipotetico “buon Governo”, per avere la certezza su chi ha vinto, ma...

Matteo Renzi ha iniziato un assalto al potere assoluto poco più di un anno fa e con l'approvazione della nuova legge elettorale lo ha quasi effettivamente conquistato. E pensare che non è mai stato nemmeno eletto come parlamentare. Adesso non gli resta che amministrare il potere, del quale si è appropriato così velocemente, per almeno un ventennio, proprio come fecero Mussolini e Berlusconi.

Cambiano le regole del gioco della politica italiana e, tutto questo, per un asserito interesse di un ipotetico “buon Governo”, per avere la certezza su chi ha vinto e chi, poverello, dovrà stare alla finestra e attendere il prossimo turno. Con questo nuovo modo di giocare si gode principalmente in due; tutti gli altri proveranno un senso di profondo smarrimento, in quanto la loro colpa sarà stata quella di non essere riusciti ad arrivare al ballottaggio. Non c’è il classico podio: chi vince si prende la medaglia d’oro, ma l’Italicum ha abolito l’argento, il bronzo e, soprattutto, la medaglia di legno. A partire dal secondo posto in poi non esiste più nessuno. È la nuova democrazia che avanza, il futuro che ci attende lo governerà solo uno. Come “Highlander, l’ultimo immortale”.

Renzi ci ha portato a percorrere, di fatto, una strada senza ritorno. L’Italicum altro non è che il consolidamento del bipartitismo che, tra l’altro, era l’originale sogno di Berlusconi. L’ex cavaliere di ieri la pensava esattamente come il Renzi di oggi, con il Porcellum ambiva a raggiungere quel bipolarismo che mai si è instaurato, anzi, avverandosi l’esatto contrario con il risultato di rendere ingovernabile il Paese da un decennio a questa parte. L’Italicum, come prima ha iniziato a fare il Porcellum, causerà la definitiva scomparsa di quel centro politico moderato che abbiamo conosciuto nel periodo del dopoguerra fino al Mattarellum, cioè l’ultima legge elettorale che si può definire democratica.

Da oggi esisterà solo chi governa e chi no, non è previsto nient’altro. Anche il concetto di “opposizione” ora verrà spazzato via. Chi si ritrova dall’altra parte potrà solo sperare in un errore del Governo in carica prima di vedere apparire all'orizzonte qualche piccolo spiraglio e sperare di vincere le successive elezioni… quando e se ci saranno ancora.

Ma c'è di più. La nuova legge elettorale, la cui entrata in vigore è prevista per il luglio 2016, sembra destinata più a uno Stato come gli USA che non al nostro Paese. Considerato che si andrà verso il modello in cui si alterneranno al potere una sola forza politica rispetto a un’altra opposta, non ci saranno altre vie di mezzo. Coloro che non arriveranno al ballottaggio rimarranno senza speranza mentre chi perderà quest’ultima chance si dovrà accontentare di occupare uno sparuto numero di seggi che, però, conterà poco o niente.

Naturalmente c’è chi plaude a questa nuova impostazione e sogna uno Stato diverso, più evoluto, meno litigioso, che evita le polemiche sterili e che si occupa dei problemi reali del Paese governando la cosa pubblica con determinazione e celerità. Quel qualcuno dimentica, però, che questo Paese “bipolare” non è l’Italia, non per tradizione repubblicana, o, quanto meno, non lo è certo oggi, con la situazione politica attuale. In Italia attualmente non ci sono “giocatori” che possano gareggiare in una grande partita elettorale che possa esprimere un governo solido e duraturo. Non c’è una vera destra, ma nemmeno un’autentica sinistra e, soprattutto, non esiste nemmeno più il centro, tutto questo per colpa di Silvio Berlusconi. Per effetto di essersi praticamente disgregato nel nulla, l'ex cavaliere ha la responsabilità di non essere più l'uomo da battere; ai suoi tempi riusciva a far emergere quanto c’era di buono in una sana e competente azione di opposizione. In pratica, ora non c’è più nessuno che conti per davvero, che dica qualcosa di sinistra quando governa la destra o il contrario nel caso opposto. Oggi non esiste né l’una né l’altra parte.

Renzi cerca forse di porre fine all'instabilità politica in Italia attraverso l’Italicum?

È certamente un sogno solo suo perché, ahinoi, non sarà così. Purtroppo la totale mancanza dalla scena nazionale di una forte e chiara azione politica di Governo e di opposizione che, di fatto, crei a ambedue le parti uno stimolo alla coesione, rende tutto più complesso. Il PD è ben lungi dall'essere quel partito, anche fossimo in presenza di uno scenario normale in Italia, che potrebbe riunire tutto il voto progressista. Matteo Renzi voleva rottamare e, infatti, ha rottamato, ma la vecchia guardia del PD è ancora viva e vegeta e lo considera sempre un “usurpatore” che dice poche cose di sinistra per asserirne parecchie di destra. Per tale motivo il PD è un partito che sarà sempre pronto a saltare per aria e andare in pezzi, vedi la recente uscita di Civati. Non stanno meglio coloro che militano nel centro destra: di fatto si è dissolto come neve al sole frammentandosi in piccoli pezzi, talmente incostanti e incoerenti fra loro da creare gruppi di opposizione interna sia nella Lega (esempio Tosi) sia in Forza Italia (esempio Verdini e Fitto).

Considerando l’analisi di cui sopra, la mossa di Renzi sembra andare al di là del legittimo interesse di dare all’Italia uno strumento trasparente e corretto per governare al meglio il Paese e fare così gli interessi degli italiani. Con l'approvazione dell’Italicum Renzi è rimasto il solo a fare politica sul serio, il che dovrebbe preoccupare chiunque dotato di un minimo di buon senso democratico. L’ex sindaco di Firenze, oggi maestro indiscusso della scena politica attuale, gioca a rubamazzetto, dove lui è l’asso pigliatutto: è il Presidente del Consiglio dei Ministri ed è pure il segretario del PD. Prima ha plasmato il partito a sua immagine e somiglianza, ha vinto le europee facendolo diventare il partito più forte ed è chiaro che ora vuole vincere le elezioni e comandare il Paese praticamente indisturbato. Il problema, caso mai, è che riuscirà a farlo da solo, senza grandi rivali esterni, ma nemmeno interni al suo stesso movimento.

Facsimile scheda elettorale

Se si andasse oggi al voto con l’Italicum, al ballottaggio ci arriverebbero il PD e il M5S. Al secondo turno gli italiani, però, voterebbero per garantire la governabilità (è psicologica la faccenda), cosa che il movimento di Grillo oggi non sarebbe in grado di fare. Per questo il M5S non si muoverebbe di uno “zero virgola” mentre Renzi farebbe il classico “cappotto”. A quel punto Renzi verrebbe dotato di poteri enormi, mai visti e considerati prima in Italia, dove il pericolo di minoranze interne, le sole che potrebbero mettere in difficoltà il vincitore, si arginano con l’opzione dei nominati (i fedelissimi) nella lista bloccata. In caso di problemi basterà solo muovere qualche pedina nominandone altri che garantiscano l’eventuale armonizzazione degli equilibri interni e anche quel pericolo sarà arginato.

Non c’è dubbio, Renzi si muove come un grande ammiratore di Machiavelli, del quale è ormai l’indiscusso erede spirituale. A 40 anni, senza nemmeno essere eletto, è stato in grado di ridurre il gioco politico attorno a un solo interesse: il suo. Ha creato un abito su misura che va bene solo per lui e ha costretto all’angolo un’Italia che ormai non esiste più. E pensare che l’accusa principale fatta a Berlusconi nel ventennio che lo ha visto protagonista era quella del “conflitto di interesse”.

Renzi come Highlander: ne rimarrà uno solo!

Riuscirà a sopravvivere a se stesso?

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