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L’Italia dovrà un risarcimento di 10mln di euro a Europa 7. In nome della libertà di espressione

«L'obbligo prescritto dalla Convenzione europea dei diritti umani di mettere in atto un quadro legislativo e amministrativo per garantire l'effettivo pluralismo dei media». L'Italia non ha seguito questa direttiva e per questo è stata accusata dalla Corte europea dei diritti umani di aver violato il diritto di libertà di espressione.

Nel 1999, Europa 7 (la vecchia Italia7) ottiene grazie alla legge n. 249 del 1997, insieme ad altre bande, la licenza di poter trasmettere con tre frequenze, grazie al Piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione televisiva coprendo l'80% del territorio nazionale. Arriva settima in classifica, avanti anche all'emittente Rete4, ma ciò non serve a molto. Europa7 attende di ricevere le frequenze essendo l'unico nuovo canale a differenza di tutti gli altri vincitori. Bisogna giungere "di concerto con l’Autorità, alla definizione del programma di adeguamento al piano d’assegnazione delle frequenze". Almeno così dice il Ministero. La legge Maccanico da la possibilità di trasmettere su scala nazionale, ma di fatto questa non arriva per Europa 7.

Anzi, per dirla tutta, Francesco di Stefano, il suo imprenditore, si vede rubare il posto da Rete4 che non l'ha di diritto. "Un'abilitazione speciale", così viene chiamata, permette a Berlusconi di vincere a tavolino una frequenza che non è più sua. Intanto De Stefano si vede togliere anche 7 Plus. Inutili le sue domande poste a Agcom e ministro.

Purtroppo per 10 anni Europa 7 non ha mai la possibilità di andare in onda a causa di leggi di volta in volta nuove che glielo vietano. Nuovo scherzo arriva infatti con la Legge Gasparri che regolamenta la posizione di Rete4, con la scusa del digitale.

Un periodo travagliato insomma per l'emittente che fa più volte ricorso al Tar finché nel luglio 2005 la vicenda viene iniziata a studiare dalla Corte di Giustizia Europea.

Francescantonio Di Stefano, l'imprenditore dell'emittenti, oggi ha visto finalmente riconoscersi dalla corte di Strasburgo un risarcimento di 10 milioni di euro per danni materiali e morali contro una richiesta di due miliardi di euro, e ancora un risarcimento di 100 mila euro per le spese legali. 

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