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L’Africaine inaugura la stagione alla Fenice di Venezia

Al Teatro La Fenice di Venezia presenti all’inaugurazione della Stagione Lirica 2013-1014 personaggi di spicco della cultura e dello spettacolo e i soci del Freundeskreis des Teatro La Fenice, il circolo tedesco che ha sostenuto la produzione di un’imperdibile L’Africaine.

Dopo Carmen, divenuta soggetto di denuncia della violenza sulle donne, ora il Teatro La Fenice, con L’Africaine di Giacomo Meyerbeer, affronta il pregiudizio culturale sotteso nel colonialismo e nello schiavismo occidentali e lo fa sin dall’ouverture con crudi filmati sulla deportazione dei neri in America, enfatizzando la denuncia con prorompente incisività.

Proiezioni che propongono immagini senza alcuna mediazione e che addirittura commuovono anche per lo sfasamento che creano con la dolcezza della musica e i contorni sfumati che Eugène Scribe, autore del libretto, crea grazie all’eccellente versificazione e alle superbe rime. Dopo più di cent’anni, dunque, il Gran Teatro La Fenice ripropone L’Africaine di Giacomo Meyerbeer, di cui ricorre nel 2014 il 150^ anniversario della morte, e Venezia, col suo Teatro, celebra il compositore berlinese inaugurando la stagione lirica 2013- 2014 col suo ultimo capolavoro.

Drame Lyrique e Grand Opéra si fondono per narrare la storia del’amore di Sélika, schiava-regina, per il navigatore Vasco De Gama conteso da Inès, figlia dell’ammiraglio Don Diego. L’ambientazione si svolge tra Madagascar, Sud Africa e India e malgrado Sélika sia una regina indiana l’opera ha mantenuto il primo titolo, appunto L’Africaine. Soggetto esotico, molto in voga all’epoca (andò in scena, postuma, il 28 aprile 1865 all’Opéra di Parigi) l’opera vide da subito nel ruolo del titolo grandi Prime Donne del calibro di Adelina Patti.

Quest’anno la produzione del Teatro veneziano non è stata da meno: Gregory Kunde - Premio Abbiati 2012 per l’Otello verdiano alla Fenice - nel ruolo di Vasco De Gama con l’aria O Paradiso uscito dall’onda ha fatto esplodere un’ovazione in teatro; Jessica Pratt ha interpretato Inès; Veronica Simeoni, Sélika: un cast vocale decisamente all’altezza di una grande produzione in cui hanno dato prova di eccellenti qualità anche il baritono Angelo Veccia, Nélusko; Luca Dell’Amico e Davide Ruberti, bassi, rispettivamente Don Pédro e Don Diego (sposo e padre di Inès); il tenore Emanuele Giannino, Don Alvar. Mattia Denti ha ricoperto il ruolo del grande inquisitore di Lisbona, altro basso Rubén Amoretti il Sacerdote di Brahma, il soprano Anna Bordignon la confidente Anna.

Nei ruoli minori sono stati impegnati selezionati artisti del coro, i cui elementi, preparatissimi, hanno interpretato le grandiose parti corali enfatizzando le sfumature e i colori, diretti dal maestro Claudio Marino Moretti. Il coro donne, in particolare, schierato in platea per O Divina Provvidenza ha emozionato e fatto sospendere per un attimo il battito cardiaco ai presenti in sala.

La ragion pratica ha imposto purtroppo numerosi tagli che hanno un po’ sacrificato l’opera, rendendola tuttavia fruibile a quella parte di pubblico malato d’immaturità e non più disposto a restare in teatro più di qualche ora. Emmanuel Villaume ha diretto con perizia e rigore da specialista del repertorio qual è l’eccellente orchestra del Teatro. Il regista pugliese Leo Muscato, Premio critica teatrale 2007 e Premio Abbiati 2012, si è avvalso felicemente delle efficaci scene e degli affascinanti costumi dello scenografo Massimo Checchetto e del costumista Carlos Tieppo. Doppio cast, in lingua originale con sopratitoli in italiano e francese. 

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