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Killers, sangue, violenza e odio per il mondo

Un lavoro ben fatto e sorprendente quello di Kimo Stamboel e Timo Tjahjanto. Violento, estremo, cattivo, sanguinolento quanto basta. Killers è l’estrema sintesi della violenza che negli ultimi anni arriva dal cinema indonesiano, una violenza senza spiegazioni, senza senso, se non quello di un odio per il mondo intero o per quello che il mondo è diventato.

Killers


Kazuki Kitamura e Oka Antara sono due persone all’apparenza normali. Uno in realtà nel segreto della sua casa è un killer spietato, che si diverte a rapire ragazze, torturarle e ucciderle, riprendendo il tutto e mettendolo online.

L’altro sarebbe un giornalista che però, spinto dall’odio verso un politico, ed entrato in contatto con i video del primo, finisce per farsi coinvolgere in un rapporto virtuale e fare a gara a chi pubblica il video più estremo.

In realtà il gioco non è sui video realizzati ma sulla violenza e sul piacere di uccidere. Ovviamente le cose degenereranno e in un crogiuolo di sangue e violenza per entrambi non ci sarà salvezza.

Si comincia con una scena di sesso, ed è sempre cosa buona. A seguire siamo subito fiondati in una sequenza di tortura da parte di un uomo incappucciato nei confronti di una ragazza mezza nuda e legata ad una sedia… un classico.

killers-stamboel

Solo dopo entriamo nel cuore della vicenda e cominciamo a conoscere i personaggi e a capire dove gli autori vogliono andare a parare, su cosa puntano, su cosa vogliono farci riflettere.

La parte più estrema, più splatter, più violenta è ottimamente realizzata e non mancano alcuni risvolti macabramente ironici che mai si fanno attendere nei migliori lavori del genere. Le sequenze forti ci sono eccome. Dalle violenze ai cadaveri sciolti nell’acido.

E su tutto aleggia quel clima da noir asiatico senza speranza, senza futuro, dove i buoni non esistono. Un mondo di cattivi, nel quale anche gli eroi sono sporchi ed hanno mille cose da farsi perdonare.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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