Jobs Act, grandi successi: contratti a tempo indeterminato in ritirata
Pubblicati da Inps i dati dell’Osservatorio sul precariato riferiti al mese di agosto. Il cumulativo dei primi otto mesi dell’anno conferma alcune tendenze emerse nei mesi scorsi. In particolare, che è in corso una stasi del mercato del lavoro, con contrazione simultanea di attivazioni e cessazioni; che l’incidenza dei nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato sta franando, dopo la crescita dopata dalla decontribuzione a termine; che è in atto un andamento letteralmente esplosivo del ricorso ai voucher, che si riverbera sulle statistiche di occupazione, e che la crescita di quest’ultima è trainata in prevalenza dalle fasce di età più senior del mercato del lavoro. Un mix decisamente problematico, per usare un understatement.
Andando per ordine: riguardo all’andamento quantitativo del mercato del lavoro (tabella 3 del documento Inps), la variazione netta dei rapporti di lavoro subordinato, nel periodo gennaio-agosto 2016, è stata di 703.384 unità, a fronte di 813.143 dello stesso periodo dello scorso anno e di 539.614 del 2014. E sin qui, diremmo che il dato è positivo, visto che il confronto tra 2016 e 2014, nei primi otto mesi, mostra che sono stati attivati più rapporti di lavoro, al netto delle cessazioni. Ma se andiamo a guardare i dati riferiti al solo tempo indeterminato, registriamo una doccia fredda: nei primi otto mesi di quest’anno solo 53.303 nuovi contratti netti, contro i 104.099 del 2014. Il 2015, con i suoi 465.800, non fa evidentemente testo.
Vi è poi il boom dei voucher (Tabella 19a), con un incremento del 36% sui primi otto mesi del 2015, pressoché omogeneo per macro area geografica. La regione italiana col maggior aumento del ricorso al voucher è la Campania (+55,6%), seguita dalla Sicilia (+50,7%).
La sintesi è quella che avete letto in apertura del post, così per una volta avete avuto lo spoiler. Poi non dite che non ci fidiamo di voi e della vostra fedeltà. Il mercato italiano del lavoro resta orientato ad una crescita “flessibile”, che il nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato non riesce neppure a scalfire. Con la scadenza degli incentivi alle assunzioni, e quindi con il relativo aumento del costo del lavoro (dal primo gennaio 2018), si entrerà in una terra incognita, ma anche questo ve lo abbiamo detto più volte. L’inferenza resta quella: il costo del lavoro è ancora troppo elevato rispetto alle esigenze di sistema, e l’andamento del ricorso al voucher lo conferma plasticamente, come già segnalato. Poi, possiamo passare il tempo a dire che “il Jobs Act ha funzionato” ma la realtà, come al solito, sta altrove.
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