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Jobs Act e Loi Travail, da Marchionne a Hollande. Resistenze operaie: Davide può ancora battere Golia?

Ce lo ricordiamo quello che ha fatto Marchionne? Era l’estate 2010 quando si scagliò sugli operai dello stabilimento di Pomigliano. Nonostante la resistenza di molti, moltissimi operai, lo spietato AD Fiat riuscì a imporre la riduzione delle pause, una nuova, asfissiante, metrica del lavoro, gli straordinari obbligatori del sabato e domenica.

Da quel momento si mise in moto però anche l’implacabile macchina repressiva della FIAT: reparti confino, ostacoli all’attività sindacale, discriminazioni e intimidazioni continue. Questi sono alcuni degli ingredienti del famigerato “Modello Marchionne”, perché lo sfruttamento da solo non basta, produce inevitabilmente malumori, resistenze, proteste.

E infatti la resistenza continua nel silenzio assordante dei mass-media. Dagli scioperi contro gli straordinari obbligatori a Melfi e a Termoli, alla lotta dei cassaintegrati del reparto-confino di Nola.


Di questo parleremo con alcuni operai Fiat e con un operaio dello stabilimento Peugeot di Moulhouse, uno dei protagonisti di quell’eccezionale ciclo di lotte che ha visto milioni di lavoratori scendere per le strade delle città di tutta la Francia contro la riforma del mercato del lavoro. Ci parlerà allora della battaglia contro la famigerata “Loi Travail”, un analogo d’oltralpe del nostro Jobs Act, che alla fine è stata approvata grazie a una legge francese che permette al Governo di scavalcare il parlamento. Un particolare inquietante e che ci ricorda la riforma costituzionale tanto voluta dal Governo Renzi che rafforzerà proprio il potere dell’esecutivo rispetto a quello del parlamento.

Perchè, appunto, non c’è sfruttamento senza autoritarismo. Ma non c’è neanche autoritarismo senza resistenza!
 

Sabato 15 ottobre alle 18.00 al Centro Sociale Ex-Snia, via Prenestina 173.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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