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Italicum: una legge elettorale a scapito della democrazia di rappresentanza

In un percorso abbastanza travagliato nel parlamento italiano sta per passare la nuova legge elettorale chiamata “Italicum”. Tra le sue regole principali c’è da notare che per i partiti non coalizzati la soglia di sbarramento per entrare in parlamento ed essere eletti alla Camera dei Deputati sarà del 3%. Inoltre sarà attribuito un premio di maggioranza alla lista che supererà il 40% dei voti. Tralasciando le altre regole della nuova legge elettorale queste due sembrano le regole su cui riflettere di più.

Riguardo la seconda regola citata, se la lista non ottiene il 40% dei voti necessari allora ci sarà un ballottaggio fra le prime due liste che assegnerà il relativo premio di maggioranza. In Italia spesso i governi sono caduti perché non avevano ampie maggioranze in parlamento, questo dovuto anche a leggi elettorali che non assicuravano maggioranze solide. Con Italicum si è pensato di elaborare un modello di legge elettorale con la quale assicurare la governabilità il giorno dopo le elezioni. A scapito di cosa? Viene da domandarsi… Della democrazia… forse è questa la risposta…

Infatti, se facciamo riferimento all’altra regola citata, vediamo che i “piccoli partiti” potranno entrare in parlamento ma se il premio di maggioranza viene attribuito alla lista e non ad una coalizione il panorama politico italiano si adeguerà a queste novità con un accentramento intorno alle liste principali o di destra o di sinistra. Quindi, l’Italicum va sicuramente a svantaggio della democrazia di rappresentanza e a vantaggio della governabilità.

In Italia una legge elettorale simile, col doppio turno, non è mai esistita. Molti commentatori politici argomentano che, in un paese dove è stata presente una dittatura, ossia il fascismo, si è voluto sempre dare vantaggio alla democrazia di rappresentanza rispetto alla governabilità per impedire il ripetersi di errori del passato. Infatti con la legge elettorale attuale, un partito forte potrebbe ottenere la maggioranza nel parlamento e dopo, governando, potrebbe dare un “senso unico” al suo atto di governo promuovendo magari leggi e norme invise a gran parte della popolazione italiana, insomma una sorta di dittatura in senso figurato.

In un parlamento, secondo molti costituzionalisti e commentatori politici c’è bisogno dei “giusti contrappesi” che assicurino oltre alla governabilità anche il giusto equilibrio tra le varie forze politiche, equilibrio che non deve troppo sbilanciarsi verso una delle forze politiche. Perciò, con Italicum, fatte le giuste osservazioni, sembra oltremodo evidente che il rapporto tra governabilità e democrazia di rappresentanza sia un po troppo inclinato verso la prima delle due.

 

Foto: Robinson/flirckr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.135) 23 gennaio 2015 10:34

    C’è da aggiungere una cosa, credo.

    Un singolo partito che in parlamento ha più del 50% dei seggi è un partito ingovernabile. Ed è pure giusto che sia così. Altrimenti non avrebbe senso che il parlamento fosse composto da centinaia di persone.

    Per questo motivo i sostenitori delle leggi maggioritarie mentono doppiamente, e su tutti mente Renzi che continua a parlare di governabilità nello stesso momento in cui lui sta dimostrando, con i fatti, di non poter governare il proprio partito. E lo ripeto: è giusto così. Se anche questa schifosa legge elettorale venisse approvata (ne dubito), e forse perfino utilizzata, si dimostrerebbe un buco nell’acqua. Con buona pace di tutti i deficienti che si fanno incantare da slogan come "vincitore certo", "governo forte", "durata piena di una legislatura" e corbellerie di contorno.

    L’unica legge elettorale giusta per l’Italia è quella che pone un limite al numero di mandati e impedisce il ricatto dei vertici di partito sui singoli deputati. E prima o poi ci arriveremo perché nient’altro può funzionare.

    Cordiali saluti,
    Gottardo

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