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Italia nostra a Villa San Fermo di Lonigo

 

Domenica 25 gennaio 2015, presso l’antico convento della “Cappuccina” di Villa San Fermo di Lonigo, Italia Nostra Sez. Medio e Basso Vicentino ha tenuto la consueta assemblea annuale. La Presidente Margherita Verlato ha relazionato sulle attività del 2014. Nel corso dell’assemblea è stato anche eletto il nuovo direttivo, cui spetta la nomina di presidente e vice per il prossimo triennio. Il nuovo consiglio avrà il compito di puntualizzare il programma 2015.

Durante la giornata, visita guidata all’intero complesso di Villa San Fermo (sale, parco, Cappuccina e resti dell’eremo di Santa Colomba) a cura dell’architetto leoniceno Massimo Bigi.

I TEMI DELL’ASSEMBLEA

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Italia Nostra Medio e Basso Vicentino - Assemblea 2015

 

I problemi presenti sul territorio si riferiscono in particolare all’annoso problema di cave e miniere, sia nella zona della Riviera Berica, che nel comune di Sarego. Sono state trattate anche le osservazioni ai vari PAT in adozione in questo periodo e le visite guidate sul territorio.

Un accenno all’annosa tematica della TAV nella tratta da Verona a Padova, che dopo anni di stallo è riemersa a fine 2014 in Veneto, con il finanziamento dell’Unione Europea ottenuto dal Governo Renzi nel corso del semestre di presidenza italiana dell'UE.

“E’ un argomento più grande di noi, molto difficile da affrontare” commenta la Presidente Verlato. “Come sezione del medio/basso vicentino ci siamo occupati già del problema TAV nel 1992, quando arrivò il 1° progetto. Poi tutto fu fermato da Tangentopoli. Dopo oltre 20 anni non pensavamo doverlo affrontare nuovamente. Se sarà nelle nostre forze cercheremo di formare un gruppo di studio per un tema così delicato e complesso per il territorio”.

CAVE E MINIERE

L’assemblea torna a discutere dei problemi di cave e miniere, regolate da una normativa obsoleta: “Occorre risalire al Regno d’Italia, all’epoca fascista, per trovare le norme sulla “coltivazione delle miniere”. Una legge arcaica le definisce attività di interesse strategico nazionale. Tra le sostanze minerali individuate nel 1927 figurano “caolino e bentonite, argille per porcellana e terraglia forte, ecc.”, spiega la pres. Verlato. “La ricerca di tali sostanze minerali era consentita solo a chi otteneva il permesso dal Ministero dell’Economia Nazionale dell’epoca. Analoga concessione era rilasciata per la coltivazione della miniera, a giudizio insindacabile del Ministero. Con L. Costituzionale n. 3/2001 lo Stato ha trasferito alle Regioni il potere legislativo sulle miniere. La Regione ha emanato la L.R. 25/2005, che, in attesa di un generale riordino della materia, ricalca il R.D. del 1927. Sono confermate le sostanze minerali suddette e anche quelle di II categoria, cioè i c.d. “calcari per cemento”.

“Capite bene che, con norme di tale epoca, le ditte escavatrici hanno tutto l’interesse a mantenere lo status quo” prosegue Verlato. “Il problema fondamentale è la legge vigente, quindi tramite Italia Nostra nazionale abbiamo fatto un tentativo per ottenere una revisione della normativa, altrimenti a Meledo e altrove la situazione resterà così”.

Si prosegue con la cava di Monte San Giorgio ad Albettone: “La Regione Veneto ha dato parere favorevole al progetto, che prevede un’escavazione di 3,873 milioni di mc per un periodo di 15 anni, dando vita ad un giro d’affari di 60 milioni di euro, quindi stimolando appetiti poco sani, controlli problematici, possibili infiltrazioni della criminalità organizzata che renderanno precario anche il tessuto sociale. Per questa cava, insieme ad altri gruppi, abbiamo fatto ricorso al TAR, di cui attendiamo a giorni l’esito” spiega Verlato.

VISITE GUIDATE 

“Affinché il nostro territorio sia adeguatamente tutelato e valorizzato, è importante portare la gente a prendere conoscenza di dove vive” prosegue la presidente. “Italia Nostra non fa solo battaglie contro la distruzione dell’ambiente, ma anche attività di promozione. Nel 2014 abbiamo promosso visite in molti siti, da Palazzo Chiericati e Barbaran Porto a Vicenza, alla mostra di scultura a Lonigo, Palazzo dei Canonici a Barbarano e la Rocca Pisana con Santa Marina a Lonigo, per concludere con il museo delle maschere a Malo e infine Cologna Veneta”.

VILLA SAN FERMO 

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Arch. Massimo Bigi guida per Italia Nostra MBV in Villa San Fermo

L’Arch. Massimo Bigi è stato l’autorevole guida per la visita alla Villa dei Principi Giovannelli: “Prendendo come riferimento la storia di Lonigo di Remo Schiavo, possiamo definire il compendio di Villa San Fermo formato dai principi Giovannelli nel XIX secolo come un sito che racchiude un millennio di storia: qui si insediò nel Medioevo un importante convento benedettino con un eremo in posizione isolata e nel 1600 un altro convento di cappuccini” spiega l’architetto. “Un complesso che spazia dal romanico al gotico, dal rinascimento al neoclassico, dall’eclettismo al liberty e al moderno: troviamo tanti stili architettonici concentrati in un solo sito”.

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Italia Nostra MBV in Villa San Fermo a Lonigo

In effetti, partendo dal monastero benedettino, possiamo ricostruire la storia di questo sito: nel 1670 fu acquistato dai Venier, poi dai Contarini di Venezia. Dal 1860 al 1933 appartenne ai Giovannelli che vi diedero il massimo splendore, quindi passò ai gesuiti e dal 1965 ai Padri pavoniani che tuttora lo abitano.

“La visita inizia dalle sale interne, con i dipinti di Mosè Bianchi, i fiori e le colombe dello Scrosati, gli stucchi del Caremi e la biblioteca dei Giovannelli” prosegue Bigi. “Possiamo ammirare due dei tre chiostri originali e la chiesa dello Zanella, sul cui retro è visibile un’abside coeva dell’antica abazia benedettina di Sant’Orsola. Nella piazza della Cavallerizza, abbiamo le scuderie coperte, il teatro Goldoni e l’accesso ai giardini. Scendiamo quindi verso lo scalone dei fratelli Meduna, che porta alla facciata della Villa, oggi inaccessibile. Raggiungiamo il centro di Lonigo, ammirando il parco progettato dal Balzaretti, con lo scenografico ingresso, dove due giganteschi propilei fanno da cornice ad una loggia con le statue dedicate ai fiumi d’Italia”.

LA CAPPUCCINA

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Italia Nostra MBV alla Cappuccina di Lonigo

Risalendo il colle, arriviamo alla Cappuccina, con in primo piano la Chiesa di San Bonaventura. “Questo monastero fu fondato nel 1637, grazie alle elemosine dei nobili Pisani. Nel 1658 fu consacrata la chiesa, ma il complesso fu soppresso dalla Repubblica Veneta nel 1766, quindi ceduto alla famiglia Rezzadore, che a sua volta lo passò ai Giovannelli, che così ebbero tutto il colle in proprietà” spiega l’Arch. Bigi.

“Dopo l’abbandono del 1800, per molti anni l’immobile fu modificato e destinato ad uso rurale, sia la chiesa che il convento. Un’ala dello stesso venne demolita per un più facile accesso ai mezzi agricoli”.

“Nel 2010-13 i padri Pavoniani decisero di restaurare la Cappuccina, per rilanciarne la finalità apostolica. Essa è un luogo di preghiera, un po’ un eremo per scoprire Dio e sé stessi” prosegue Bigi. “Con l’intervento di restauro, oltre ai necessari risanamenti di murature, tetti, solai, ecc., è stata recuperata la Chiesa che conserva le capriate originali, le antiche cantine sottostanti, il chiostro che è stato richiuso con la IV ala mancante. La chiesetta di San Bonaventura si presenta ad unica navata con facciata a capanna adorna di rosone. Sul retro si alza il campaniletto a vela. Ai lati del convento, come nel paesaggio classico delle Ville, i Giovannelli vollero anche l’orto, che assumeva un aspetto monumentale, in sintonia con il parco e il giardino”.

Proseguendo sul colle, al posto dell’eremo di Santa Colomba è possibile vedere i fabbricati in stile nordico dell’azienda agricola dei Giovannelli, tuttora utilizzati a servizio dei vigneti circostanti.

Siamo di fronte alla Rocca Pisana, “che funge come allora da guardiano del territorio fino all’orizzonte” (Remo Schiavo).

IL NUOVO DIRETTIVO ITALIA NOSTRA

Il 30 gennaio, il nuovo direttivo ha eletto le cariche rappresentative della sezione: nuovo presidente è Andrea Spaliviero, vice Valeria Bolla e Stefano Fattori. Spetterà a loro traghettare Italia Nostra Medio e Basso Vicentino verso il ventennale dalla fondazione.

“Auguro ai nuovi eletti buon lavoro e tanta disponibilità. Serve loro aiuto concreto da parte dei soci, perché le richieste del territorio sono tante, perché la nostra zona è fragile, ma le risorse umane e l’impegno non devono essere limitati a poche persone, ma esteso a tutti quanti” è l’auspicio finale della presidente uscente Margherita Verlato. 

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