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Italia in evidente recessione industriale

Pubblicato da Istat il dato relativo alla produzione industriale italiana di giugno. Ed è una sorpresa inequivocabilmente negativa, che non fa di noi un caso isolato in Eurozona ma conferma che, quando c’è da perdere colpi, il nostro paese non si tira mai indietro.

Come scrive Istat,

«A giugno 2016 l’indice destagionalizzato della produzione industriale è diminuito dello 0,4% rispetto a maggio. Nella media del trimestre aprile-giugno 2016 la produzione ha registrato una flessione dello 0,4% nei confronti del trimestre precedente. Corretto per gli effetti di calendario, a giugno 2016 l’indice è diminuito in termini tendenziali dell’1,0% (i giorni lavorativi sono stati 21 come a giugno 2015)»

 

C’è ancora un effetto di trascinamento favorevole sulle comparazioni annuali, poiché

«Nella media dei primi sei mesi dell’anno la produzione è aumentata dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente»

Ma sarebbe utile non vivere di ricordi, anche perché la variazione del secondo trimestre 2016 sul primo è pari a -0,4%, peggior risultato dal terzo trimestre 2014, quando la contrazione trimestrale fu dello 0,7%.

Analizzando in base alla tripartizione Istat della produzione industriale, si osserva che la componente abitualmente volatile dell’attività estrattiva affonda nel mese del 9%, mentre quella relativa alla “fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria” si contrae nel mese dello 0,7%. La produzione manifatturiera in senso stretto, invece, flette nel mese dello 0,5% e nel secondo trimestre dello 0,4% sul trimestre precedente. All’interno di essa, si notano segni di stanchezza in quello che sinora è stato il traino dell’attività manifatturiera, la fabbricazione di mezzi di trasporto, in flessione nel mese del 4,2%, dell’1% sul trimestre e dell’1,4% sull’anno. Come vi abbiamo più volte segnalato, gli impianti Fiat in Italia producono in misura importante per l’export, quindi siamo in qualche modo “a leva” rispetto alle sorti della domanda globale di auto in generale e di vetture FCA in particolare. Nel bene e nel male.

Opportuno precisare che non siamo i soli a deludere: la produzione industriale spagnola di giugno cresce di “solo” lo 0,8% sul mese, facendo peggio del consenso, che prevedeva un aumento dell’1,3%. Anche in Germania ci sono potenziali problemi, con i nuovi ordini manifatturieri in calo a giugno dello 0,4% mensile. Tuttavia qui parliamo di un dato mensile, per definizione volatile: le medie tedesche, sia quelle veloci (trimestrali) che quelle più lente (annuali), continuano a mostrare un passo di espansione, pur se non esaltante, a livello di produzione, anche se gli ordinativi preoccupano anche sul tendenziale.

Per l’Italia, invece, le medie confermano non tanto il rallentamento quanto l’arretramento della manifattura, mentre si è accesa la spia rossa (diciamo al momento gialla, così nessuno potrà accusarci di balzare alle conclusioni) della produzione di auto. E comunque, ognuno delude a modo proprio: l’Italia ad esempio tende ad avere un campo di oscillazione congiunturale dei dati che va dalla stagnazione/blanda espansione (il momento in cui il governo di turno crede che siamo tornati agli anni del miracolo economico) alla recessione conclamata.

Affiancando i dati di produzione industriale (che sono in recessione manifesta, sia chiaro), con quelli sull’andamento dei consumi (sia survey che dati effettivi), è assai difficile essere ottimisti sulla congiuntura italiana. Per tutto il resto, ci sono la Brexit, Deutsche Bank e il complotto della speculazione contro il nostro paese. Importante sapere che, in caso di vittoria del no al referendum costituzionale d’autunno, la nostra economia rischia un drastico indebolimento, e addio vigore dei dati correnti. Ah no, aspetta…

Questo articolo è stato pubblicato qui

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