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Istruttoria del Garante per il Giornale di Sputafango

Il Giornale pubblica le mail dei Giudici. Ma un simile sfregio non poteva passare assolutamente in sordina. Infatti, in serata arriva la notizia: il Garante per la privacy apre un’istruttoria nei confronti del quotidiano berlusconiano. Volevo ben vedere, è il minimo che si possa fare.

Sono rimasta basita di fronte allarticolo de il Giornale che pubblicava – con estrema naturalezza - i contenuti di e-mail private di alcuni giudici, tra cui emerge quella di Spataro. Ma come? Spataro non è colui che ha condannato anche il terrorista rosso Cesare Battisti a diversi ergastoli? Quindi ritenuto da Sallusti politicizzato contro il suo Datore di lavoro a fasi alterne? A seconda della bisogna del suo Padrone, il primo a sostenere fino allo stremo la sentenza della toga (a suo dire altrettanto rossa) per chiedere l’estradizione? A proposito, come mai non se ne parla più? Lo scrittore comunista non serve più ai giochetti del destrorso che martella l’opinione pubblica, con tanto di vittime su sedie a rotelle, solo quando gli torna utile?

Leggendo l’infamata degna del peggior traditore, mi chiedevo come fosse possibile violare la privacy, spiattellando opinioni personali riguardanti – però- una riforma della Giustizia, appena approvata dal Cdm, che investe tutti i cittadini, comprese le toghe. Lo Sputafango ha superato ogni limite divulgando persino gli indirizzi di casella elettronica delle suddette. E come sempre, paragonando le intercettazioni inerenti ipotetici reati, e dunque inevitabilmente di dominio pubblico, a scambi meramente privati tra colleghi che vedono minato il loro lavoro e il futuro degli italiani. E ricordiamo che le conversazioni del Cavaliere, riguardo il caso Ruby, non sono state rese note, perché irrilevanti. Quindi è falso accusare i giudici di sputtanamento, visto l’accorgimento – non di poco conto - che il direttore del giornalaccio si guarda bene dall’evidenziare. Un simile sfregio non poteva passare assolutamente in sordina. Infatti, in serata arriva la notizia: il Garante per la privacy apre un’istruttoria nei confronti del quotidiano berlusconiano. Volevo ben vedere, è il minimo che si possa fare.

Ma cosa pensano questi berluscones beotes? Che i giudici siano macchine senza cervello, scevre di pensiero autonomo? E’ scontato che esprimano il loro dissenso. E’ ovvio che vedano nello zietto Silvietto una minaccia costante, esplicitamente dichiarata in lungo e in largo da quest’ultimo. Ciò non toglie che nel momento in cui indossano la “divisa” facciano il loro dovere. A differenza del Pastrocchione Imbroglione. Il magistrato non siede sulla poltrona presidenziale del Governo per dettare legge ad personam, mentre è imputata in quattro processi. Questo comportamento sì che significa non essere superpartes, ma abusare della carica istituzionale per scopi privati.

Torniamo sempre allo stesso dilemma: il conflitto d’interessi sancito dalla Costituzione, violato spudoratamente e reiteratamente dal Patetico Incerottato. (Operazione mandibola su cui stendiamo un velo pietoso, ché il vittimismo mediatico post duomata non ci sfiora minimamente). Ovvio che, essendo la categoria della magistratura sotto feroce attacco continuato del Premier, il quale si permette di etichettarli come terroristi, eversivi, pornografici, spioni, guardoni e chi più ne ha più ne metta, esterni il disappunto e valuti come contrastare la sistematica deflorazione della Legge, nell’intento di difendere il suo status di persona comune sotto processo.

Ciononostante, ancora una volta, si è raggiunto lo scopo: influenzare quei quattro imbecilli che non sono in grado di ragionare con la propria testa. Sbattendo in prima pagina le mail della Giustizia. Perché denunciare e punire la violazione della privacy, dopo che la smerdata è compiuta, non ripara il danno ormai fatto. Insinuato nella psicologia umana. E cioè la manipolazione mentale basata sulla somaraggine conclamata del popolo bue che non sa distinguere. Ci vorrebbe un sequestro cautelativo del quotidiano di Sua Eccellenza, in nome di quel principio democratico che non permette a chi governa uno Stato anche di possedere diversi mezzi d’informazione che fanno i porci comodi suoi. Altro che libertà di deformare il pensiero con subdoli mezzi. Equiparando lecito a illecito.

Vignetta di Matteo Bertelli.

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