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Irlanda, i non credenti che devono giurare su qualcosa in cui non credono

Una del­le vec­chie tra­di­zio­ni in­se­ri­te tut­to­ra nel­le le­gi­sla­zio­ni di mez­zo mon­do è il giu­ra­men­to su un te­sto sa­cro, qua­le “pro­va” del­la ve­ri­di­ci­tà di una di­chia­ra­zio­ne. A par­te il pa­le­se vul­nus alla lai­ci­tà che la pra­ti­ca com­por­ta, ci si chie­de come pos­sa­no atei e agno­sti­ci giu­ra­re su un te­sto sa­cro in cui non cre­do­no, che con­si­de­ra­no scar­sa­men­te at­ten­di­bi­le e che leg­go­no sen­za ri­te­ner­lo come det­ta­to da un dio.

Il fat­to che tale giu­ra­men­to pos­sa es­se­re ri­te­nu­to in sé un cer­ti­fi­ca­to di at­ten­di­bi­li­tà, im­pli­ca che l’or­di­na­men­to pren­da in con­si­de­ra­zio­ne — im­pli­ci­ta­men­te o come re­tag­gio di co­stu­me — la mi­nac­cia di una qual­che pu­ni­zio­ne di­vi­na se si di­chia­ra il fal­so, o uno sta­tus di au­to­ma­ti­ca su­pe­rio­ri­tà del­le pa­ro­le pro­nun­cia­te al pre­sun­to co­spet­to di Dio. Nem­me­no fos­si­mo alla fine del­l’e­tà del bron­zo o in fila per ri­ce­ve­re un’or­da­lia.

Casi in cui i non cre­den­ti con­te­sta­no tale giu­ra­men­to di­vi­no sono rari, ma tut­to­ra se ne pre­sen­ta­no. Qual­che mese fa l’uf­fi­cio im­mi­gra­zio­ne Usa negò la na­tu­ra­liz­za­zio­ne a una don­na atea di ori­gi­ne in­gle­se che da de­cen­ni vive ne­gli Sta­ti Uni­ti, per­ché in nome del pa­ci­fi­smo ri­fiu­ta­va di giu­ra­re che avreb­be pre­so le armi per di­fen­de­re il pae­se, ma non ave­va esi­bi­to un cer­ti­fi­ca­to di fre­quen­za di una qual­che con­fes­sio­ne re­li­gio­sa in modo da far va­le­re la sua obie­zio­ne di co­scien­za.

giuramento

An­che per i po­li­ti­ci, la pras­si di di­ver­si pae­si pre­ve­de che si pre­sti giu­ra­men­to, ad esem­pio sul­la Bib­bia o sul Van­ge­lo, per ri­ce­ve­re un in­ca­ri­co. Que­sta vol­ta ac­ca­de in Ir­lan­da, dove è en­tra­ta in vi­go­re una leg­ge che apre al­l’a­bor­to per casi li­mi­ta­ti con­tro cui è for­te l’op­po­si­zio­ne di no-choi­ce e Chie­sa cat­to­li­ca.

Il vice pri­mo mi­ni­stro (tánai­ste) Ea­mon Gil­mo­re, è di­chia­ra­ta­men­te agno­sti­co, ma te­nu­to a pre­sta­re giu­ra­men­to re­li­gio­so a una riu­nio­ne del Coun­cil of Sta­te, or­ga­no giu­ri­sdi­zio­na­le che as­si­ste il Pre­si­den­te del­la Re­pub­bli­ca nel­le sue fun­zio­ni e com­pren­de Pri­mo Mi­ni­stro, Mi­ni­stro del­la Giu­sti­zia e alti ma­gi­stra­ti. L’in­con­tro era sta­bi­li­to pro­prio per di­scu­te­re del­la nuo­va nor­ma sul­l’in­ter­ru­zio­ne di gra­vi­dan­za.

La Co­sti­tu­zio­ne ir­lan­de­se, che nel pre­am­bo­lo ha un’in­vo­ca­zio­ne alla “San­tis­si­ma Tri­ni­tà”, pre­ve­de al­l’art. 31 che i mem­bri di quel­l’or­ga­no alla pri­ma oc­ca­sio­ne di­ca­no: “Alla pre­sen­za di Dio on­ni­po­ten­te fac­cio so­len­ne­men­te e sin­ce­ra­men­te pro­mes­sa e di­chia­ro che com­pi­rò i miei do­ve­ri fe­del­men­te e co­scien­zio­sa­men­te”.

Mi­chael Nu­gent, pre­si­den­te del­l’as­so­cia­zio­ne Athei­st Ire­land, ha scrit­to a Gil­mo­re fa­cen­do no­ta­re che un “agno­sti­co co­scien­zio­so” non può “one­sta­men­te” pre­sta­re tale tipo di giu­ra­men­to, in­vi­tan­do­lo a fare obie­zio­ne o mo­di­fi­ca­re l’e­spres­sio­ne da usa­re per crea­re il pre­ce­den­te a li­vel­lo co­sti­tu­zio­na­le in nome del­la li­ber­tà di cre­den­za. Il tánai­ste ha però fat­to sa­pe­re che avreb­be ugual­men­te pre­sta­to il giu­ra­men­to così com’è, per­ché in­se­ri­to nel­la Co­sti­tu­zio­ne.

Quel­lo del giu­ra­men­to è un al­tro de­gli esem­pi che mo­stra­no come in­ge­ren­ze con­fes­sio­na­li nel­la le­gi­sla­zio­ne che a pri­ma vi­sta ap­pa­io­no inof­fen­si­ve ge­ne­ra­no poi rea­li casi di co­scien­za. Non tan­to in quel­la dei po­li­ti­ci, for­se: ma non si pos­so­no ave­re leg­gi che pre­sup­pon­go­no, per la loro stes­sa for­mu­la­zio­ne, com­por­ta­men­ti ipo­cri­ti. Do­vreb­be es­se­re evi­den­te a tut­ti. Ep­pu­re non lo è: ve­de­re non cre­den­ti giu­ra­re su qual­co­sa in cui non cre­do­no deve evi­den­te­men­te pro­cu­ra­re una sod­di­sfa­zio­ne vi­zio­sa, sia alle ge­rar­chie ec­cle­sia­sti­che, sia a tut­ti i cle­ri­ca­li.

 

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