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Iran, libero il pastore protestante che rischiava l’esecuzione

 

Dall’Iran arriva una buona, ottima notizia. Sabato scorso Yousef Naderkhaniil pastore protestante 35enne condannato a morte nel 2010 per apostasia, è stato assolto e, avendo terminato di scontare una precedente sentenza di tre anni per un reato d’opinione, è tornato libero.

Nato da una famiglia di religione islamica della città di Rasht, nel nord dell’Iran, Naderkhani si era convertito al Cristianesimo all’età di 19 anni ed era stato ordinato pastore dalla locale Chiesa protestante. I guai con la giustizia iraniana erano iniziati il 13 ottobre 2009, quando Naderkhani era stato arrestato per aver obiettato nei confronti dell’obbligo di studiare il Corano nelle scuole, a suo avviso incostituzionale. Questa protesta pacifica gli era costata la condanna a tre anni.

Nel 2010, era arrivata la seconda condanna, alla pena capitale per proselitismo e apostasia, quest’ultimo un “reato” che persino l’attuale codice penale non contempla più (peraltro, l’articolo 167 della Costituzione lascia ai giudici la discrezione di basarsi sulle più autorevoli fonti islamiche e sulle fatwa per decidere su materie non disciplinate dal codice penale). La Corte suprema, nel settembre 2011, aveva riesaminato il caso, confermando la condanna ma lasciando aperta la porta a un “pentimento” che avrebbe potuto evitare l’esecuzione. Ma Naderkhani non lo aveva fatto.

“Non ho niente di cui pentirmi. Sono convinto della mia fede nel Cristianesimo” – aveva dichiarato dopo il verdetto.

A favorire la sua assoluzione è stata, dunque, l’ampia mobilitazione delle organizzazioni internazionali per i diritti umani unita, probabilmente, a una valutazione di opportunità da parte delle autorità di Teheran: mettere a morte un cristiano apostata, il cui caso aveva assunto notorietà internazionale, avrebbe fatto troppo rumore. Per decidere cosa fare, alla fine dello scorso anno, era stato richiesto anche il parere della Guida suprema, che potrebbe aver avuto un certo peso.

All’inizio del 2012, infatti, era stato annunciato un ulteriore processo, che ha portato al verdetto di assoluzione di sabato scorso. Secondo la Costituzione iraniana, l’Islam sciita è la religione ufficiale del paese. Cristiani, ebrei e zoroastriani sono le sole minoranze religiose riconosciute. I fedeli delle altre minoranze subiscono gravi limitazioni che, nel caso dei baha’i, ammontano a vere e proprie persecuzioni.

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