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Io, pericolosa fotografa perquisita alla Festa dell’Unità di Bologna

Sono quasi 2 anni che documento quello che succede nella mia città e nel mio Paese con la macchina fotografica, in particolar modo le manifestazioni di protesta. Da qualche mese ho anche aggiunto la fotografia alla mia attività principale, è sufficiente fare una visura camerale per vedere che sono anche fotografa, anche se il mio lavoro principale rimane comunque un altro.

Ho anche una vita “privata” e faccio parte di un gruppo chiamato BolognAttiva, che ha la colpa di criticare il PD bolognese, soprattutto per quanto riguarda alcune scelte, come il Civis e il People Mover.

Sono molto vicina al mondo dei movimenti: Bologna è piccola, ci si conosce tutti e spesso si prova a collaborare. Ma questo non deve essere confuso con la mia pseudo attività di fotografa. Con la Nikon mi limito a documentare, fra le altre cose, le azioni di queste persone: ma mentre scatto non ho mai alzato uno striscione, non ho mai chiesto la parola pubblicamente, non ho mai contestato verbalmente nessuno. Quindi se il PD ha “paura” di me, non è per le mie azioni “sovversive”, alle quali non può aver assistito, ma per le mie idee.

Sabato sono andata a Venezia per fotografare la protesta di Venezia Bene Comune. Le mie idee antileghiste non hanno certo influenzato le fotografie, che ho scattato da una posizione neutrale, seppur il cuore non lo fosse (anche i fotografi hanno delle idee… o no?). Ieri mattina sono stata anche al raduno leghista veneziano, e le mie foto sono state scattate dalla solita posizione neutrale, seppur il cuore non lo fosse neanche un po’.

Mi sforzo affinché le mie foto siano comunque obiettive: ho fotografato la polizia che spara quantità esagerate di lacrimogeni sui NO TAV, ma ho fotografato anche alcuni NO TAV che lanciano sassi. L’informazione manipolata è roba da partiti.

Quando ieri pomeriggio sono andata a seguire l’intervista a Pierluigi Bersani, l’ho fatto con lo stesso spirito. Sapevo che ci sarebbe stata una silenziosa contestazione NO TAV, ma io non ne facevo parte attiva. Semplicemente conoscevo le persone che l’avrebbero fatta fisicamente. Non nascondo le mie simpatie e il mio coinvolgimento emotivo verso il movimento, ma questo non vuol dire che io sia una pericolosa sovversiva, tanto da essere perquisita all’entrata della sala dibattiti centrale della Festa dell’Unità, come se usassi la macchina fotografica per infiltrarmi e fare casino!

Al mio arrivo la sala era già piena e la gente continuava ad entrare tranquillamente. Io faccio lo stesso, ma vengo bloccata dalla Polizia e dalla sicurezza della festa. Dico che sono una fotografa freelance e che devo fare delle foto a Bersani. Mi perquisiscono lo zaino, e con tono arrogante mi ordinano di aprire ogni tasca. Alzano il corpo macchina, gli obiettivi, il flash, il k-way, l’ombrello… non trovano chiaramente nulla. Mi chiedono quindi un documento, segnano su un blocchetto tutti i miei dati e alla mia domanda “Adesso posso entrare per fotografare Bersani?” mi rispondono “Aspetta, dobbiamo chiedere se puoi”. Gli faccio notare che la mattina avevo chiesto un accredito stampa alla Lega Nord per fotografare il comizio di Bossi, accredito concessomi sulla fiducia, senza domande di nessun tipo. Mi hanno risposto “C’è sempre una prima volta”. E’ triste che la prima volta sia stata proprio con il Partito Democratico non con la Lega Nord.

Mi fanno entrare, fotografo Bersani come avevo programmato, e quando i miei amici mi informano via sms che sono stati bloccati dalla Polizia e segnalati, esco per documentare la scena. Fra le varie frasi che giustificherebbero la scelta del PD di non farli entrare, perché in possesso di bandiere NO TAV: “Questa è casa nostra, decidiamo noi chi fare entrare e chi no. Voi non siete persone gradite”.

Poco dopo mi viene coperto l’obiettivo da una persona che alla mia domanda sul perché lo facesse e sul fatto che non poteva impedirmi di fotografare, mi ha risposto “Lascia stare, guarda che sappiamo bene chi sei!”. Gli ho quindi domandato chi sono… mi ha risposto che sono una fotografa. Un’osservazione acuta, visto che avevo in mano una Nikon.

Ricordo al PD l’articolo 21 della Costituzione Italiana, che tanto si vanta di voler difendere dagli attacchi della destra:

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

Oppure per il Partito Democratico, possiamo esprimere liberamente il nostro pensiero solo se attacchiamo Berlusconi?

Questa è l’alternativa al regime berlusconiano? Siamo a posto.

Foto: Chiara Tolomelli

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