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Investire nell’istruzione, la base di partenza

 

 

Chi di noi non ha mai sentito frasi come: “il futuro è in mano ai giovani”, “bisogna puntare sulle nuove generazioni”, “il mondo è in mano ai giovani”. Già, belle parole, tutte vere e sacrosante, però… Si, c’è un però, e concedetemi il lusso, un però grande quanto una casa.

Oggi l’Italia sta attraversando un momento molto difficile, lo sappiamo tutti perché inevitabilmente sta toccando tutti. Tutti noi sappiamo, anche se non vogliamo ammetterlo, che per rispondere ad una crisi epocale di questo livello sono necessarie misure straordinarie ed impopolari che possono infastidire qualcuno. E’ anche vero però che queste misure eccezionali devono avere un senso, un fine importante per il quale valga la pena “stringere la cinghia” per mandare avanti la famiglia.

Uno dei temi fondamentali, a mio parere, è proprio quello legato alle nuove generazioni delle quali io stesso ne faccio parte e sul quale voglio ragionare insieme a voi.

Ormai è un po’ di tempo che sentiamo parlare di tagli, di spese, di debito pubblico, di risanamento ma di investimento si sente parlare veramente poco. Tagliare i fondi all’istruzione e garantire invece lo scudo fiscale non mi è parsa una mossa azzeccata per una nazione che intende puntare sui giovani. Le facoltà universitarie hanno meno professori perché non ci sono i soldi per sostituire chi va in pensione generando così un aumento delle difficoltà di insegnamento ed una conseguente perdita di solidità nei confronti delle università private. Questo dramma coinvolge soprattutto le scuole pubbliche di base. Le scuole primarie sono diventate oggi un luogo di scambio culturale, dove si incontrano etnie diverse, religioni diverse, culture diverse. Voi potreste obiettarmi cosa c’entra questo con gli investimenti, ma vi assicuro che non è così.

Questa regressione culturale ha messo in evidenza la scarsa attenzione da parte dei nostri governanti verso le generazioni future. Proviamo ad immaginare di avere un attico bellissimo sopra un palazzo però che è privo di fondamenta, beh quell’attico è destinato a crollare. La scuola e l’istruzione in senso generale sono la base su cui costruire i nostri palazzi. E’ da questo presupposto fondamentale che dovrebbero partire i nostri politici. Aumentare le risorse per la ricerca e l’istruzione significa investire sui giovani, significa creare fondamenta solide sulle quali costruire splendidi palazzi con attici fantastici, significa generare eccellenze, significa creare capitale sociale, significa non ingolfare l’economia.

Trincerarci dietro i luoghi comuni serve solo a rimandare i problemi, a scaricarci della responsabilità. Noi dobbiamo pretendere l’assunzione delle responsabilità, noi dobbiamo pretendere un piano serio di crescita, un progetto ben strutturato non una manovra che allontani il problema di due o tre anni che per pigrizia o paura di perdere le prossime elezioni faccia rimettere il problema nel cassetto.

Per questi motivi tagliare i fondi destinati alla scuola ed alla ricerca sono un investimento sbagliato perché l’istruzione pubblica è un diritto di tutti, perché indebolire la concorrenza nei confronti della scuola privata porta inevitabilmente ad una chiusura culturale, ad un allontanamento dall’altro ad una società definita della distanza in un epoca dove la globalizzazione, l’integrazione, la socialità sono diventati traguardi irrinunciabili.

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