Inquinamento elettromagnetico. Base USA di Niscemi
C’era da aspettarselo. Manca ancora un anno perché sia completata l’installazione delle mega - antenne del nuovo sistema di telecomunicazione satellitare MUOS delle forze armate USA, ma l’inquinamento elettromagnetico a Niscemi ha già raggiunto livelli più che preoccupanti.
Colpa delle emissioni delle 41 antenne della “Naval Radio Transmitter Facility” (NRTF) della marina militare statunitense di contrada Ulmo, che dal 1991 assicurano le trasmissioni a microonde, ultra, altissime, basse e bassissime frequenze (UHF-VHF-ELF-LF) delle forze aeree, terrestri, navali e dei sottomarini nucleari in un’area compresa tra il Mediterraneo, l’Asia sud - occidentale, l’Oceano Indiano e l’Oceano Atlantico.
Il monitoraggio effettuato da quattro centraline installate in abitazioni civili prossime alla base, ha rilevato l’intensità della componente elettrica delle emissioni, la cui unità di misura è il volt per metro.
In alcuni casi sono stati evidenziati valori superiori ai "limiti di attenzione" fissati dalle normative in materia.
Le altre due centraline hanno invece registrato dei “valori medi di 1-2 V/m con picchi preoccupanti”, specie in contrada Martelluzzo, dove nella giornata del 10 gennaio si è sfiorata l’intensità soglia dei 6 volt per metro.
Con l’aggravante che le autorità USA, erano a conoscenza dell’avvio del monitoraggio dell’ARPA e che lo stesso è stato “fortemente limitato, o forse anche vanificato dal diniego opposto dalle autorità militari e dal responsabile tecnico, a fornire le minime informazioni relative agli impianti trasmittenti già operanti”, come ha denunciato il presidente della regione siciliana, Raffaele Lombardo.
In corrispondenza degli edifici adibiti a permanenza non inferiori a quattro ore è stato stabilito un limite massimo di esposizione di 6 V/m per il campo elettrico e 0.016 A/m per il campo magnetico.
A Niscemi, dunque, siamo già oltre i valori di rischio e le emissioni elettromagnetiche sono notevolmente superiori a quanto si registra normalmente nei pressi dei più potenti ripetitori televisivi (dove non si supera lo 0,1 V/m) o delle stazioni di trasmissione della telefonia cellulare GSM (le più simili ai sistemi militari satellitari del tipo MUOS), dove l’intensità oscilla tra i 0,3 e i 10 volt per metro.
Nel 1997, gli scienziati britannici Dolk, Elliott e Shaddick effettuarono uno studio relativo all’incidenza dei tumori nella popolazione residente in prossimità del grande ripetitore radiotelevisivo di Sutton Coldfield, dove il valore massimo del campo elettrico era pari a 2 V/m per le emittenti TV e 4.5 V/m per quelle radio.
Furono evidenziati numerosi casi di leucemia e di melanoma alla pelle tra gli adulti che risiedevano in un raggio di 2 km dalle antenne e un “rischio crescente” all’insorgenza delle stesse malattie tra gli abitanti residenti in un raggio di 10 km dagli impianti.
Prendendo a riferimento il periodo 1974 - 1996, furono registrati 3.305 casi di leucemia tra gli adulti, con un declino del rischio in funzione della distanza dagli impianti. Anche per questo numerosi scienziati suggeriscono di abbassare i limiti dell’intensità della componente elettrica delle emissioni degli impianti che trasmettono tra i 100 MHz e i 3 GHz a 1 volt per metro, in modo da proteggere maggiormente i tessuti e gli organi dell’uomo dagli effetti termici delle onde.
Proprio qualche giorno fa, il Parlamento europeo ha approvato a larghissima maggioranza la relazione del belga Frédérique Ries, dove si sollecitano gli stati membri a rivedere i limiti dell’esposizione ai campi elettromagnetici della popolazione e ad allontanare ripetitori e tralicci da scuole e ospedali.
Truhn ha colto l’occasione per affermare che “le misurazioni effettuate nel sito di Niscemi confermano che le emissioni in radio frequenza generate, sono e rimarranno entro i limiti fissati dalla normativa italiana anche dopo l’installazione del MUOS e il sistema di telecomunicazioni rispetterà anche i più cautelativi limiti futuri raccomandati dalla Commissione Europea sul Rapporto Bioiniziative”.
“A Niscemi - ha aggiunto ipocritamente il diplomatico - già rispondiamo a rigorosi standard di sicurezza e continueranno in tal senso anche in futuro. Le emissioni provenienti dal sito di Niscemi non interferiranno con gli oltre 2 mila altri dispositivi trasmettitori presenti in un raggio di 75 km dal sito”.
“I risultati delle simulazioni, che i tecnici statunitensi ci hanno fornito, oltre a non poter essere confutate, causa l’inaccessibilità agli atti progettuali, non tengono conto dell’interazione del MUOS con i numerosi campi elettromagnetici già presenti nel sito. Se la marina militare statunitense non fornisce i dati del progetto MUOS (a quanto pare coperto da segreto militare) non potremo mai sapere se le analisi sull’impatto ambientale sono state effettuate secondo le normative e i canoni tecnici esatti”.
“La perplessità maggiore sta nel fatto che l’analisi effettuata non è per niente completa, né rassicurante”, afferma il professionista. “Non si evince se è stata fatta un’analisi con modelli digitali di elevazione del territorio dei trasmettitori per vedere se tali puntamenti possono interferire con abitazioni e/o luoghi frequentati dal pubblico. Lo studio ambientale della Marina USA non ha poi affrontato minimante i possibili effetti sulla salute delle popolazioni delle esposizioni a lungo termine ai campi elettromagnetici del MUOS, anche se poi si arriva ad ammettere che le apparecchiature elettroniche mediche e le attrezzature ospedaliere operanti nelle aree vicine all’installazione militare potranno essere vulnerabili alle interferenze elettromagnetiche”.
Bypassando Consiglio d’istituto e Collegio dei docenti, hanno inoltre indetto per il prossimo 16 aprile una “conferenza scientifica” dal titolo “L’uomo e il M.U.O.S.”, a cui sono stati invitati tre “esperti” dell’Università di Catania: i professori Francesco Musumeci, Antonio Triglia e Filippo Falciglia.
I primi due fanno parte di un gruppo di ricerca dell’Istituto di Fisica della Facoltà d’Ingegneria che lavora da tempo nella misurazione delle emissioni fotoniche e delle radiazioni ionizzanti, raggi gamma, X ed UV, sui sistemi biologici e i vegetali, e che punta a nuove ricerche sulle “onde elettromagnetiche in un range compreso tra i 10 e i 30 Ghz”.
Il professore Falciglia, associato di Fisica Sperimentale presso la Facoltà d’Ingegneria, è stato membro del "Comitato per le ricerche nucleari" e di "Struttura della materia della regione siciliana", e svolge attualmente attività di ricerca presso il laboratorio di misure sui campi elettromagnetici (LEM) del "Dipartimento di metodologie fisiche e chimiche per l’Ingegneria dell’Università degli Studi di Catania".
La LAGECO è un’azienda che nel solo periodo 2000 - 2007 ha effettuato lavori per conto del Dipartimento della Difesa USA per un valore complessivo di 6 milioni, 315 mila e 470 dollari, operando in particolare nella stazione aeronavale di Sigonella, nella base spagnola di Rota - Cadice e presso il centro di trasmissione della US Navy di Niscemi.
La Lageco fa pure parte del “Consorzio Team Muos Niscemi”, che come evidenzia il nome, sta eseguendo dallo scorso anno i lavori di realizzazione delle piattaforme che ospiteranno le potentissime antenne a microonde del contestato sistema di telecomunicazione satellitare.
La stessa società di costruzioni vanta tra i propri principali committenti, oltre alla Marina militare USA e al 41° Stormo dell’aeronautica militare italiana, proprio il Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e dei Sistemi dell’Università di Catania. Quando si parla di “neutralità della scienza”.
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