Indonesia: ateo condannato a due anni e sei mesi per un post su Facebook
Alexander Aan, il trentenne indonesiano che aveva espresso pubblicamente il proprio ateismo su Facebook, è stato condannato a due anni e sei mesi di prigione e ad una multa di 100 milioni di rupie (circa 8.400 euro). Con l’accusa di aver incitato “all’odio religioso”, solo per aver espresso liberamente le sue vedute critiche sulla religione e condiviso immagini e note ironiche ritenute offensive nei confronti del profeta Maometto.
Il giovane ha rischiato di essere linciato dalla folla ed è stato di fatto costretto a convertirsi all’Islam. Il caso, indicativo della stretta integralista che prende piede in Indonesia, ha suscitato le proteste delle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Tra le tante mobilitazioni, soprattutto su internet, il Center for Inquiry (CFI) manifesterà all’esterno dell’ambasciata indonesiana a Washington.
L’ordinamento locale infatti riconosce solo alcune religioni (tra cui cristianesimo, islam, buddhismo) e vieta esplicitamente di sostenere l’ateismo, perché ciò è considerato come un attentato alla fede. In diverse aree dell’Indonesia cresce l’islam integralista, con episodi di intolleranza sempre più diffusi e l’applicazione della sharia da parte della polizia morale.
Un quadro sempre più preoccupante che rende anche l’Indonesia un “paradiso illusorio” al pari delle Maldive, a causa della pesante negazione della libertà di espressione e dei diritti per chi non si allinea al pensiero religioso.
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