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Incontro Nazionale dell’Economia Solidale - INES 2015

Quest’anno l’Incontro Nazionale dell’Economia Solidale - INES 2015 approda a Trieste, nel mese di giugno. I promotor di questa edizione sono Il Forum dei Beni Comuni del Friuli Venezia Giulia il CeVi (Centro di volontariato internzionale), Bioest. Il programma presenta numerose novità rispetto alle precedenti edizioni, sia perché riteniamo conclusa la fase “pioneristica” di diffusione sul territorio nazionale delle buone pratiche, sia perché la crisi ormai endemica del sistema di mercato impone al mondo dell’economia solidale di rendersi visibile come sistema in grado di offrire risposte concrete ai problemi della disoccupazione, della crescente povertà, della privatizzazione dei beni comuni: salute, scuola, servizi pubblici, ecc..

Nell’ideare il programma abbiamo quindi cercato di di coinvolgere cittadini, produttori, consumatori, attivisti dell’economia solidale per renderli protagonisti attivi di questo evento.

L’incontro nazionale si articola in due momenti:

A) La scuola estiva, preceduta dalla redazione di una dispensa fornita ai partecipanti;

B) L’incontro nazionale.

La scuola estiva, che Tavolo RES ed Associazione per la decrescita hanno deciso di realizzare come preludio ad INES 2015, risponde a tre necessità:

- ridurre la forbice fra teoria e prassi, che da troppo tempo limita chi “osserva” la crisi dell’attuale paradigma socioeconomico dai due rispettivi versanti, senza mai congiungersi sulla cresta della montagna di un’altra economia, di un’altra società ecosolidale. Condividiamo infatti con Einstein l’affermazione: "La pratica senza la teoria è cieca, ma la teoria senza la pratica è muta”:

- ricercare una convergenza esplicita fra scenari di cambiamento, che oggi dividono (senza un vero ed esplicito confronto) il mondo delle buone pratiche di altra economia;

- mettere a punto una comune cassetta degli attrezzi, ossia i concetti necessari a costruire economia e società solidali.

Per queste ragioni i dialoghi di S. Giovanni (la sede dell’incontro, ex O.P. di basagliana memoria) sono rivolti anzitutto ai promotori dell’economia solidale, coloro cioè che quotidianamente sono impegnati sui vari territori per diffondere le buone pratiche e per metterle in rete, per modificare l’immaginario dei concittadini, sempre più ridotti a consumatori passivi.

Ma per non dover ripartire sempre dal punto prossimo allo zero nella condivisione di scenari, concetti e azioni, abbiamo pensato di fornire ai partecipanti della scuola un documento, una dispensa che faciliti la loro partecipazione. Questo documento sarà preparato nel periodo precedente l’inizio della scuola e, dopo aver acquisito una serie di schede di inquadramento dei diversi argomenti, sarà aperto al contributo di quanti vorranno condividere i contenuti (discussant), primi fra tutti coloro che decideranno di iscriversi alla scuola.

Sempre nell’ottica della trasmissione dei saperi, le sintesi che scaturiranno dai lavori della scuola saranno poi passate, come i testimoni di una staffetta, ai gruppi di lavoro che si riuniranno nei diversi eventi dell’incontro nazionale.

Ed ecco l’articolazione della dispensa, che sarà inviata per tempo agli iscritti alla scuola (massimo 40 posti)

DISPENSA PER “I DIALOGHI DI S. GIOVANNI”

Introduzione:

P. Cacciari - D. Biolghini

Associazione per la decrescita (Assdec)– Tavolo RES

Parte prima: Scenari

Roberto Mancini

Docente filosofia unimc

Decrescita

Mauro Bonaiuti

Economista Assdec

Economia bene comune

Bernhard Oberrauch

Economia bene comune

Economia civile

Katia Mastantuono

Presidente REES Marche

Economia Gandhiana

R. Burlando

Docente economia unito

Economia solidale (Italia)

Davide Biolghini

Tavolo RES

Econ. solidaria in America Latina

Euclides Mance

Filosofo

Parte seconda: Concetti

Dalma Domeneghini

Assdec

Temi trasversali

Gdl Tavolo RES e Marco Deriu

Vari – Sociologo e Assdec

I Distretti

Andrea Saroldi

Tavolo RES

La Comunità solidale

Tonino Perna

Docente sociologia unime

L’economia solidale

Ferruccio Nilia

Assdec e Tavolo RES

La transizione

Alberto Castagnola

economista

 

NOTE

Presenza internazionale. Stiamo cercando di coinvolgere ricercatori e rappresentanti di buone pratiche dell’area balcanica e austriaca per iniziare a creare una rete di relazioni con queste realtà. Per il Forum del FVG i referenti sono Lucia e Mavì, mentre per il Tavolo Jason vedremo, in base alle adesioni che riusciremo ad acquisire, come farli partecipare ai vari eventi.

Aree espositive. Siamo d’accordo nel dare precedenza a quelle realtà che hanno realizzato patti fra soggetti diversi: di distretto, di filiera o sottofiliera. Vediamo di dire qualcosa sulle caratteristiche di ogni area.

1. Area distretti di economia solidale. Per distretto si possono individuare due prime grosse categorie “pure”: patti fra cittadini e patti fra produttori e consumatori, entrambe insistenti su un medesimo territorio. Forme intermedie riguardano la partecipazione di istituzioni pubbliche e/o di associazioni varie. La prima categoria è più vicina al concetto di Comunità, mentre la seconda appare come un aggregato sociale meno “organico” e spesso può coincidere con uno o più patti di filiera. Rientrano in quest’area le realtà territoriali delle proprietà collettive (nazionale e regionale FVG, degli ecovillaggi, dei Gruppi di acquisto terreni)

Argomenti di discussione: comunità o società? Liberi dal mercato, almeno dentro il distretto? Quando costituire (prima o dopo le filiere) e quale forma giuridica dare al distretto? La questione della giusta dimensione. Rapporti con gli altri distretti, ecc. Questione dei “nessi di contratti” secondo N. Bellanca.

Aree delle filiere. Problemi comuni a tutte le filiere: che cosa si intende con filiera? Offriamo come ipotesi di discussione la definizione in nota contenuta nella proposta di legge regionale avanzata per il Friuli VG [1].

2. Aree delle filiere dell’alimentazione, dell’abitare e del vestire. Per tutte e tre queste aree espositive cercheremo di assicurarci la presenza: a) delle pratiche di autoproduzione, b) dei sistemi di scambio di vicinato e c) dei patti fra fornitori di beni e servizi e consumatori. In tutte queste diverse pratiche va anche compresa l’eventuale partecipazione delle Istituzioni pubbliche e loro varietà di servizi: sociali, sanitari, normativi e procedurali. Argomenti di discussione: tipo di imprese e di patti, forme giuridiche e dimensione delle filiere, ruolo delle istituzioni pubbliche, ecc.

3. Area filiera del “buen vivir”. E’ la filiera di più difficile definizione. Come prima approssimazione possiamo dire che mentre le tre precedenti filiere riguardano prevalentemente la vita, la soddisfazione dei bisogni materiali degli individui e delle loro famiglie, la filiera del buen vivir comprende tutte le buone pratiche che creano, che curano l’ambiente naturale e sociale in cui gli individui sviluppano la loro vita di relazione, acquisiscono le conoscenze necessarie per diventare cittadini responsabili e solidali, vivono in armonia con l’ambiente naturale. Potremmo dire che rappresenta il compimento della dimensione comunitaria e della sua relazione con il territorio di insediamento. In questa area, ad esempio, vanno pure comprese tutte quelle attività che hanno attinenza con il concetto di accoglienza, di comunità accogliente nei confronti dell’Altro: il diverso, l’ospite (oggi ridotto a turista, visto come merce). E’ infine il luogo della condivisione delle conoscenze, della creatività, delle attività culturali e ricreative. Parole chiave: Accoglienza, Conoscenza, Ambiente naturale, sociale, storico, artistico, Convivialità, Stili di vita, Partecipazione.

4. Area filiera dei servizi sovradistrettuali. Si stanno svilppando, specie nell’area dei servizi (ma vale anche per l’area produttiva di beni), una serie di iniziative, di imprese solidali di scala sovradistrettuale: regionali, sovraregionali, nazionali. A titolo di esempio: energia, assicurazioni, distribuzione, finanza etica, ecc. Benché sia logico pensare che alcuni di questi servizi (e beni) richiedano, per ragioni di sostenibilità, dimensioni di impresa non locali, il pericolo è rappresentato dal loro sovradimensionamento e, conseguentemente, dal fatto che pongono un serio problema di democrazia, ovvero del possibile disaccoppiamento fra esigenze di sostenibilità economica e di governo democratico. Tutti abbiamo presente la parabola involutiva di larga parte del mondo cooperativo, che nato nell’800 con motivazioni analoghe a quello nostro dell’economia solidale, ha subito nel tempo una mutazione genetica che lo ha reso, per logica organizzativa e di governo, sovrapponibile alla grande impresa capitalista. Quindi, gli argomenti di discussione: la giusta dimensione, i processi partecipativi, i rapporti con i territori distrettuali, la proprietà, ecc.

5. Area eventi. Pur pensata come luogo ricreativo, per eventi teatrali e musicali (ma anche di gioco per bambini) le sue problematiche e la programmazione degli eventi vanno comprese in quelle dell’Area della filiera del buen vivir.

6. Area della convivialità. Ci riferiamo in prevalenza alle attività di preparazione e consumo dei pasti. Abbiamo avviato una trattativa con la cooperativa che gestisce il ristorante “Le fragole”, che provvederà a preparare e a distribuire le pietanze. Sia per abbassare i costi che per un miglior controllo della qualità dei prodotti da utilizzare, cercheremo per quanto possibile di trovare dei fornitori della regione ai quali chiederemo di partecipare come sostenitori dell’incontro o applicare prezzi di favore, tenuto conto della natura dell’iniziativa.

Il menù base sarà vegetarian-vegano, con qualche concessione tipo formaggi, latticini e uova. Per quanto possibile, anche le stoviglie dovranno tener conto della loro riciclabilità e, per estensione, sarà cura degli organizzatori dell’Area mettere a punto una procedura per realizzare il bilancio di sostenibilità di INES.

La segreteria del Forum dei Beni Comuni del FVG


[1] Filiera di economia solidale (Filiera): un sistema in grado di soddisfare una data categoria di bisogni di beni e/o servizi attraverso l’integrazione di tutte le attività e degli soggetti che intervengono nello sviluppo dello stesso,privilegiando: il massimo utilizzo delle risorse locali; il risparmio di materia ed energia; il rispetto dell’ambiente e del paesaggio; la tutela dei diritti dei lavoratori e dei consumatori; la salute e la partecipazione attiva dei cittadini.

Le filiere dell’economia solidale, in quanto volte a soddisfare prioritariamente i bisogni essenziali di una comunità, comprendono un insieme coerente di buone pratiche, come definite alla precedente lettera d).

Concorrono solidalmente alla costituzione delle filiere:

1. le pratiche di autoproduzione e consumo;

2. le pratiche di produzione e scambio di beni e servizi di vicinato basate sul principio del volontariato, della solidarietà e del dono e che non utilizzano la moneta come mezzo di scambio;

3. le attività di produzione, trasformazione e consumo di beni e servizi, dove tutti i soggetti della filiera fra loro si accordano attraverso specifici patti di filiera aventi come finalità condivise il benessere della comunità e dell’ambiente naturale”.

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