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Incontri d’autore - Enrico Brizzi (prima puntata)

La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco.

Quando Enrico Brizzi mi ha invitato alla presentazione del suo ultimo libro, Vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco e di stare con lui «dalla parte sbagliata del tavolo» gli ho risposto di sì senza esitazioni. Sono stato molto felice che me lo abbia chiesto e di poterlo fare. In primo luogo perché trovo Enrico una bella persona, simpatica e spontanea, con un entusiasmo contagioso per le cose che fa al punto che la mutua dovrebbe passarlo tra i medicinali di fascia A, quelli a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Naturalmente mi piace tantissimo anche come autore, non solo come farmaco di prima necessità.
(Lorenzo Sani)

Questa intervista comparirà in due puntate perché le cose da dire sono troppe, e ho pensato che tagliarne qualcuna era impossibile e non corretto, dato l’interesse di ogni argomento trattato, quindi ho pensato di dividerla, così come l’ho vissuta in prima persona.

La prima parte riguarda l’incontro con Enrico e Lorenzo al bar.
La seconda, riguarderà in toto la presentazione in Feltrinelli, dove le domande sono proseguite, arricchendosi con quelle delle persone presenti.

26 novembre 2008 - Piazza della Mercanzia - Bar "Compagnia delle Mercanzie" - ore 17:30

Arrivo ovviamente con mezz’ora di anticipo, nervosa come non mai all’idea di incontrare niente di meno che l’autore di Jack Frusciante!
Mi fermo e faccio due chiacchiere con le vecchie conoscenze del bar. Pensare che i miei lavoravano proprio lì sopra.

Quando il mio contatto mi ha detto che Enrico gli aveva suggerito il "piccolo bar su piazza della Mercanzia" per il nostro incontro, non mi sembrava vero. I casi della vita!

Ora lo posso dire, mentre aspettavo lì fuori a parlare del libro con i boys, scherzando sulle storie del Pratello e discutendo su Fortitudo e Virtus proprio sfogliando le pagine di Enrico, avevo visto una faccia nota ferma sotto il portico, impeccabile come sempre e come sempre affascinante.

Solo quando me lo hanno presentato ho associato un nome, Lorenzo Sani, ad un viso, ad un atteggiamento, ad una voce.

La serata rivendicava il freddo preso e il nervosismo senza controllo.
Stavo incontrando non uno ma due miti, ovviamente per la sottoscritta, ma, visto il lavoro di Lorenzo, spero anche di molti altri!

Alle 17:40 eccolo arrivare, zainetto sulle spalle, sorriso stampato, già lì a raccontarsi fitto fitto a Lorenzo.

Siamo scesi di sotto, saletta con maxischermo.
Birre alla mano abbiamo allentato un po’ la tensione, la mia, e abbiamo chiacchierato su Bologna, per quei pochi minuti che ci separavano dalla presentazione in Feltrinelli.

Argomento del momento, di cui volevo discutere con lui fuori dalla libreria, il delicato problema dell’integrazione in una realtà familiare come quella di Bologna.


Enrico, tu che come me sei uno dei "ragazzi" di Bologna, ti sei fatto un’idea di come la città, le persone, i giovani, stanno affrontando questo fenomeno di integrazione che ormai è diventato uno dei "problemoni" della nostra città?

Sai, io credo una cosa. E’ difficile valutare questo fenomeno se non si estende il punto di vista a livello mondiale. Non si può prescindere da città come Londra, Parigi, città dove la multirazzialità è un livello concreto, una componente della vita cittadina. Non possiamo rimanere indietro. La realtà sta mutando rapidamente, e di sicuro non è un fatto negativo.

Quindi secondo te in realtà non esiste il problema?

Dire questo è sbagliato. Il problema c’è, ma forse c’è anche perché siamo noi i primi a crearlo, a bloccarci. Considerare gli altri come non "diversi" sarebbe il primo passo da fare. Smetterla di avanzare prevenuti e provare ad osservare, a porsi nei confronti di chi non conosciamo con mente aperta.

Sono tanti, non è un fenomeno che si può ignorare. Si muovono, vengono a cercare lavoro, vogliono integrarsi. Le mele marce le abbiamo anche noi.
Le mie filgie vanno a scuola con bambini di altre nazionalità, ed è bello quando tornano a casa e mi raccontano di frasi che hanno imparato, insegnando a loro volta le stesse parole nella nostra lingua. Questo è uno scambio alla pari. Nessuno prevarica nessuno, ma ci si integra, si condividono due relatà, prima lontane, ora a distanza di un abbraccio.

Da ricordare che Enrico si è cimentato anche in storie proprio per i bambini. Me ne parla Lorenzo.

" Penso di aver letto molto di quello che ha scritto, forse perfino cose che lui non rammenta (è una battuta, Brizzi ha memoria buona e ben allenata), per esempio un “corto” per bambini, pubblicato nel ’97, che sto leggendo con mio figlio più grande che ha nove anni: "Paco & il più forte di tutti". Davvero carino. Non avevo il minimo dubbio che lo fosse.

Trovo Brizzi di una versatilità straordinaria, come del resto ben testimonia il suo percorso di scrittore. Contrariamente a quanto si possa ritenere non è facile scrivere per i bambini, ma al tempo stesso è una sfida intrigante, che in qualche modo ho condiviso con gli autori che si sono cimentati nella narrativa per l’infanzia durante l’esperienza del mensile Baribal, ahimè troppo breve, come tutte le cose belle".

Enrico è, a prima vista, un ragazzo come tanti, un bolognese, un artista a portata di mano, come quelli che hanno caratterizzato la sua adoloscenza e di cui poi parlerà, ricordando con un sorriso e un pizzico d’emozione, durante la presentazione in Feltrinelli.

Stringere la mano e confrontarsi con questo ragazzo mi ha fatto realizzare, ancora una volta, sempre di più, che dietro alle parole, dietro alle copertine, dietro alla pagina, ci sono sempre persone, che vivono davvero la realtà come noi, che si scotrano e si confrontano con i problemi prendendoli però come spunto per un approfondimento differente, riportandoli nelle storie per porgerli, a chi legge, in una veste nuova.

Persone che integrano il loro essere portatori di esperienze con la vita di ogni giorno, con la famiglia, con gli affetti. Che non si isolano dal mondo, ma lo vivono al cento per cento, perché solo così le loro parole ci arrivano vere, solo così riusciamo a sentirci rappresentati e a vivere un libro senza per questo fuggire dalla nostra vita.
Questi autori sono tramiti con la realtà. Questi sono libri che non bisognerebbe ignorare e che occorrerebbe leggere con un occhio differente. Sono vetrine sul nostro mondo.

Senza accorgecene avevamo fatto tardissimo, così di corsa siamo usciti, scattato due foto con i ragazzi del bar, e ci siamo infilati direttamente in Feltrinelli dove erano già tutti frementi in attesa per la presentazione!!!
Ma questa, è un’altra storia...

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